Archivi categoria: Risposte e citazioni

Mille euro

Dania, sappilo. Li voglio anche io i mille euro da spendere in scarpe.

per anni ho fatto ironia sul fatto di essere precaria, ho scritto post, ho fatto interviste e pure un calendario sul precariato e mi beccavo prima gli insulti di quelli che “se sei precaria vuol dire che non sai fare un cazzo” poi di quelli diventati precari “cosa cazzo ridi del precariato, puttana” e anche di quelli che “se sei precaria e sorridi allora ti mantiene qualcuno”. Adesso che ho un lavoro più o meno fisso (un’agenzia con 2 soli dipendenti è come dire vaiacasaappenac’ècrisi) ma che guadagno una miseria, e me la godo lo stesso, tanto la vita è bella, vengono a farti la predica perché spendi i tuoi mille eurini in scarpe e non li dai a loro che nonostante la crisi si sono messi a figliare come ricci. Ma state sereni! Poveri e ricchi si può vivere bene uguale. Si vive malissimo quando si è teste di cazzo, invece

E chissene di quelle teste.

Via Mucio (tumblr)
Via
Dania (in un commento su FF)

Non mi stupisco più di tanto, ti dirò

Chi ne ha le possibilità, seriamente, lo dico al pischello che mi legge, che si guarda intorno, magari un pò intontito dalla mole di cose che accadono e che “forse” poco capisce : mio caro ragazzo, fatti una bella valigietta, fatti aiutare da mamma e papà se vuoi, ed emigra. Dona alla tua futura famiglia, un avvenire migliore. Qui da noi, è solo un lento declino, sappilo. Attenzione pischello caro, scegli però il tuo “nuovo” paese con attenzione, mi raccomando, eh.
E vi prego, vi prego, evitatemi tutti quei discorsi sulle nuove generazione, sulla nazione, sull’identità nazionale : puttanate.
Io per ora non posso davvero, oberato da cose da gestire e smaltire qui, ma ho giurato a me stesso che qui non ci muoio, estycazzy davvero.
Abbiamo già dato allo stivale nazionale, abbiamo già dato.

Via Beautiful Life

Testamento biologico

Quello che sta succedendo in questi giorni, anno di grazia 2009, nella Repubblica (ufficialmente ancora lo è) Italiana, è qualcosa di disumano, di ipocrita, di viscido, di egoista (avessi le forze, ci sarebbe un capitolo a parte da scrivere per la violenza che esplode ogni giorno di più, per l’ipocrisia di fronte alla povertà, per l’abominio della legge che obbliga i medici a denunciare i malati immigrati irregolari, lo farò forse più avanti).

Via Altrove

Obama non chiama

Nelle prime due settimane di soggiorno alla Casa Bianca il presidente degli Stati Uniti ha telefonato a cinesi e indiani, francesi e afghani, inglesi e israeliani, palestinesi e pakistani, ai banchieri per insultarli e ai manager per tassarli, ai creditori per le loro spettanze e agli operai per le condoglianze, ai petrolieri perché si convertano in giardinieri e ai finanzieri perché diventino seri, alla sarta della moglie per licenziarla, alla moglie per ammansirla, alla suocera per farsi aiutare, alla moglie di nuovo ma per farsi perdonare, a Bruce Springsteen perché gli restituisse un disco che gli aveva prestato, al segretario dell’Onu per lo stesso motivo, a un venditore di articoli sportivi per piazzare un canestro nella Sala Ovale, a un amico di Chicago per invitarlo a fare due tiri, al comico David Letterman che ha messo giù pensando fosse un imitatore, a Scarlett Johansson che ha messo giù perché stava entrando suo marito, al fioraio, al callista, di nuovo alla suocera per sapere se la moglie aveva ricevuto i fiori, a Hillary Clinton che ha fatto finta di non sentire, a Bill Clinton che ha fatto finta di ascoltare, allo psicanalista, ancora alla suocera perché parla di meno ed è più rilassante, a una cugina hawaiana, a un prozio keniota, al Museo delle Cere, al suo parrucchiere, ai generali di Baghdad, al sosia pacifista di Ahmadinejad.

Infine, esausto, si è ricordato anche del nostro amato Paese. Ha chiamato Tony Mantuano, il proprietario del suo ristorante preferito, e gli ha ordinato una mozzarella in carrozza.

via La Stampa

Il mappamondo sul comodino

Ieri sera Sara, guardando il mappamondo che gli ha portato la befana, mi ha chiesto dov’era la guerra che ha visto in questi giorni in televisione (nei rari momenti in cui guardiamo i tg in loro presenza).

Poi mi ha chiesto in quali altri posti c’era la guerra. Ad un certo punto, con la voce rotta dai singhiozzi del pianto, mi ha detto “io quando sarò grande voglio comandare il governo, per dare i soldi ai bambini di quei posti, così possono andare a scuola e vivere meglio come noi”.

Se il mondo ascoltasse i bambini sarebbe un posto migliore.
Scusa Sara, è tutta colpa nostra.

Via Disordine.com