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65 – casi

Il punto è che non riesco più a star dietro al buon vecchio feed reader (che poi mi viene ancora da chiamarlo (Google) Reader, anche se in realtà sto usando Feedly).

E così a volte mi perdo dei pezzi.

Inoltre, stranamente, su WordPress non è arrivato nessun pingback e quindi non mi sono accorto subito della cosa.

Ma c’è una carissima amica che per colpa mia (posso dirlo?) ha iniziato il suo personalissimo 365.

E la cosa non può che farmi piacere. Non tanto perché abbia seguito la mia strada, ma perché mi rendo conto che in questi giorni di corse folli non riesco a stare dietro a chi tengo come vorrei. E mi rende felice sapere che quando riuscirò ad andare sul reader potrò trovare dei pezzetti del loro quotidiano da leggere con calma, anche se durante la frenetica giornata non c’è stato tempo neanche per uno scontatissimo ciao come stai?

64 – cene qui da noi

Succede che poi va a finire che prendi, in 4 e quattrotto organizzi una cena per il giorno stesso e arrivi pure a chiedere agli invitati di mandarti loro un’invitation sul calendar perché sai che ora di cena te ne saresti dimenticato e – ovviamente – esci dall’ufficio con quella mezz’oretta di ritardo sulla tabella di marcia.

E vai di corsa sperando in un’ATM clemente e fortunatamente le metro passano subito. E arrivi ed entri nel ristorante e ti domandi come sia cambiato tantissimo. Non trovi gli amici e no, forse hai sbagliato. Esci e ti accorgi che la porta dell’osteria era quella di fianco.

Poi entri, saluti impacciato, ti siedi, prendi un po’ fiato. E inizi a parlare, e parlare e parlare. Decisamente troppo.

Foursquare ti ricorda che è più di un anno che non vi vedete e ci rimani male pensando a quanto velocemente corra il tempo e quanto il resto della vita renda difficile coltivare le buone amicizie

E, intanto, ti ricordi quanto adori quell’osteria, anche se non sei così abituato a mangiare così.

E la serata scivola via veloce, lasciandoti un sorrisone stampato in faccia.

34 – invano

Sai, ieri pomeriggio con quei 2 DM e quei 280 caratteri sei riuscito a farmi gelare il sangue.

Anche se poi magari sono riuscito a mascherare il tutto e ho fatto più o meno finta di niente e magari tu non te ne sei neanche accorto.

È vero, praticamente non ci conosciamo per nulla, quindi perché non ho fatto finta di niente anziché reagire così? Perché con quel sorriso e con quella battuta mi hai dato una mano quando mi serviva, anche se alla fine non ci conoscevamo per nulla e tu potevi far finta di niente.

E poi c’è questa cosa che ho deciso che quando il mondo gira – finalmente – nel verso giusto e ti permette di conoscere delle belle persone, bisogna fare di tutto per evitare che abbia girato invano.

31 – cene

Avete presente quando prendete una decisione ai limiti della follia, che implica un investimento di soldi che di questi tempi si potrebbero anche tenere tranquillamente in banca ma anche il dover superare quelle che sono delle vostre ansie e paure? Ecco.

Avete presente quando poi salta tutto? Ecco.

Il punto è che già dalla mattina c’erano dei presupposti che non facevano intendere nulla di buono. Ma la speranza è sempre l’ultima a morire e io mi sono scoperto improvvisamente perseverante. E sembrava persinco che ci fosse ancora spazio di manovra! Ma quando si ha a che fare con certi VIP, il capriccio è dietro l’angolo e quando ho visto il tutto andare in mille pezzi sono rimasto inebetito ed incredulo.

E quindi niente, non so come, ho vagato per quasi 2 ore per Roma, ho ritrovato la via verso la stazione e sono rientrato sul FrecciaRossa a Milano. Dopo sono ovviamente riuscito a sbagliare non solo fermata della metro, ma anche la direzione da seguire una volta tornato in superficie.

Ma fortunatamente poi è stata una notevole serata, tra le chiacchiere, i racconti, la cena, lo scoprire che il mondo è sempre troppo piccolo, le sfide a Just Dance (abbiamo un nuovo principiante professionista!) e le risate.

E tutto semplicemente perché sono riusciti a convincermi a restare per cena, quando quello volevo fare era andare a casa e accucciarmi in un angolino di solitudine e tristezza.

 

13 – da A a B passando per Z

C’è questa cosa che a me piace tantissimo guidare.

Eppure è la prima volta nella mia vita che mi son trovato a fare più di 300km da solo. Non sono abituato.

Però non è stato affatto male. Il sole che entrava dal tettuccio, davanti a me un bel cielo terso e la temperatura che poco alla volta saliva non mano che mi allontano da Milano, una playlist scelta a caso (2007?) con canzoni in ordine casuale.

Ed è incredibile come ogni canzone mi portava in mente un ricordo diverso.

Tipo che quando è partita Shining Star mi son ritrovato nel mio periodo “Limelight” con quel nuovo gruppo di amici della Cattolica (e a ben pensarci, non ricordo neanche più come ero finito a frequentarli!). Ricordo il Limelight al giovedì (o era il venerdì?) sera, il jeans+camicia per entrare, i tavolini sulle scale, la bottiglia di vodka, l’house di quel periodo. Ricordo tutte le foto che ci eravamo scattati, venute ovviamente male causa cappa di fumo. Ricordo la felicità e l’assenza di pensieri di quelle ore a ballare.

E poi invece parte “Pure Imagination”, la versione rifatta dagli Stylophonics. È mi ricordo i viaggi in treno con A., ad ascoltarla a cuffiette smezzate. Prima quella e poi l’originale. E poi, giusto per non farci mancare nulla, passare da queste a qualche canzone a caso Disney. E la più quotata, ovviamente, era “Stia con noi”, cantata senza ritegno in mezzo a pendolari che ci davano sicuramente per matti persi. E chissà, A., come stai e cosa fai.

Concluso un capitolo, se ne inizia un altro

Non me ne sono ancora reso conto, ma alla fine un capito della mia vita è finito. E ora posso riprendere a godermi piccole cose che avevo dimenticato.

Un weekend spensierato, una domenica in giro per Milano, la voglia di riprendere a scrivere frivolezze su queste pagine e qualche articolo serioso sul blog professionale.

E di oggi, come non parlarne bene?

Una giornata che si riassume con un’immagine, questa:

L’incontro a Milano con N. from Bergamo, le indicazioni giuste ma circa sbagliate per fargli trovare parcheggio, la consegna del mio regalo di laurea (sì, il bookshelf di Portal. Li volevo, mi servivano e lui me li ha comprati. Vorrei sapere come fa sempre a farmi regali così azzeccati). Il delirio per cercare un posto dove fare un brunch, l’incontro con una collega di lavoro che consiglia un locale che sì, poteva essere carino, ma alla fine non si è rivelato così. La visita al Museo della Scienza e della Tecnica per vedere la mostra di Ubisoft su Assassin’s Creed e l’acquisto del relativo e meraviglioso catalogo edito da Skira. E poi c’erano dei taccuini Moleskine marchiati del Museo, che costavano anche meno dei Moleskine originali: come non comprarli? La camminata in Duomo, l’acquisto impulsivo di un maglioncino cotone misto cachemire. Il giro da Moroni Gomma e l’acquisto di un regalo azzeccatissimo per una cara collega di lavoro. La metro di nuovo verso i Navigli, il giro in SuperGulp e l’acquisto degli ultimi due Cactus Pups di Tokidoki che mancavano per completare la collezione. L’attesa che aprire il posto degli arrosticini. E le 19. L’iPhone scarico. E le 19.10. E le 19.20. E alla fine alle 19.30 e passa e il posto ancora chiuso, con mezza clare abbassata, le luci e il condizionare acceso. E ci siamo arresi e abbiamo ripiegato sulla gigheria. Un piatto gyro, mangiato in strada e via. Ritornare alla macchina, vedere il posto degli arrosticini aperto e fermarsi e mangiarli. Tornare alla macchina, salutare N., recuperare la macchina e tentare di raggiungere il Rhabar per l’evento organizzato da un’altra collega. Rivedere un po’ di persone che non si vedevano da un po’, vedere la collega per cui si era preso il regalo, consegnarlo, vederla felice, essere contenti.

 

Ricordi nella pioggia

Fermo nel traffico, sotto la pioggia che cade da un cielo color tristezza.

L’iPod propone musica a caso da una playlist di anni fa.

My tea’s gone cold I’m wondering why I
Got out of bed at all
The morning rain clouds up my window
And I can’t see at all
And even if I could it’ll all be gray,
But your picture on my wall
It reminds me, that it’s not so bad,
It’s not so bad

Guardo la data sul cruscotto e improvvisamente mi rendo conto che sono quasi due anni.

Vedo il casello e mi ricordo di quando ero passato da lì, seguendo le indicazioni di un incerto navigatore per raggiungerti, parlare degli ultimi dettagli e il pranzo di festeggiamento dell’inizio di una mia nuova vita.

Poi le cose non chiare, i cambi, le incomprensioni ed è finito tutto con una telefonata durata un’eternità qualche settimana dopo. La rabbia, l’agitazione, lo sconforto, quei ciao finali che sapevano di addio.

E io ho lasciato perdere.

Eri una di quelle cose certe nella mia vita. Il sentirci improvvisamente per poi perderci nelle nostre vite. Le cene con la tua famiglia, le feste, le giornate in piscina, i sogni di riuscire ad organizzare vacanze assieme, l’aggiornarci a vicenda di tutto quello che era successo nel frattempo.

Ho lasciato perdere, tranne nel giorno del tuo compleanno. Un messaggio, è tanto che non ci sentiamo, vediamoci per un apertivo! E nel frattempo è passato un altro anno. E un altro tuo compleanno si avvicina.

Shake it, shake it, shake, shake it, shake it, shake it (OHH OH)
Shake it, shake it like a Polaroid Picture, shake it, shake it
Shh you got to, shake it, shh shake it, shake it, got to shake it
(Shake it Suga’) shake it like a Polaroid Picture

Cambia canzone, cambia il ricordo.

I chilometri che ci siamo macinati sulla macchina. I repeat ai cd, le canzoni che cantavamo a squarciagola. L’ultimo anno delle superiori, il quasi volo su quel dosso maledetto mentre andavamo da compagni di classe a studiare insieme chissà cosa. Le scorciatoie sullo sterrato per arrivare prima al Liceo evitando il traffico, prima che le chiudessero tutte per i lavori alla superstrada che non abbiamo mai fatto assieme.

Vado di fretta
vado di fretta
non ho più tempo
datemi retta
Gino mi aspetta
dentro un’Alfetta
piena di muffa

Ricordo di come me l’avevi fatta scoprire tu, che io non l’avevo mai sentita. E poi ci rivedo in autostrada, sulla tua macchina, parlando del più e del meno di ritorno da una giornata in università. Esattamente dove sono adesso, in coda alla barriera, ma nell’altra direzione e così, all’improvviso, io che ti rivelo quello che tu in fondo già sapevi su di me.

A ripensarci, la scena è stata da sorriso. Tu che mi guardi, il tuo ma L., non si dicono così certe cose! Il leggerezza del sollievo, la gioia delle risate e il capire che in fondo non avrebbe cambiato nulla dirlo al mondo.

And I hope that you are
Having the time of your life
But think twice
That’s my only advice

E poi qualche mese fa su Facebook mi capita sott’occhio una tua foto, in una chiesa, con un abito bianco. E neanche a farlo apposta, capita che incontro in università un amico comune che mi conferma la cosa.

E son contento. Contento per te, contento per lui, triste per me.

Fuori da questo tuo momento così importante, ripenso a quando al matrimonio di tua sorella mi avevi detto che mi avresti voluto come tuo testimone e sapevo che quel momento sarebbe arrivato presto. Ma è andata come è andata.

Near a tree by a river
There’s a hole in the ground
Where an old man of Aran
Goes around and around
And his mind is a beacon
In the veil of the night
For a strange kind of fashion
There’s a wrong and a right

Ritorno nel traffico e penso ad una vita diversa, di scelte fatte. Di capire se eran giuste o sbagliate.

Finire con fatica, ma vedere con gioia ipotetiche foto del salto della siepe in Gemelli, viaggi avanti e indietro da lavoro assieme, una vita in giacca e cravatta, barba e capelli obbligatoriamente più corti e curati.

Chissà.

Intanto il tuo compleanno si sta riavvicinando. Tempo per un altro sms e per parlare di un aperitivo che non organizzeremo mai?

If anything should happen, I guess I wish you well
A little bit of heaven, but a little bit of hell

Sogni di oggi, traguardi di domani

La domenica è sempre così: anziché fare una delle n-mila cose che devi fare, ti ritrovi a perderti tra pensieri e sogni.

Pensi a quando finalmente potrai considerare concluso il capitolo universitario in quel di Bovisa, pensi alle cose da fare vedere dire in quei meritati 10 giorni giorni di riposo in quel di Londra in ottima compagnia, pensi a quel progetto di vita a medio-infinito termine che coincide col convincere una banca a darti un mutuo per la nostra casa.

E il problema è che sogni oggi e vorresti che fosse già luglio, agosto o quella data fatidica che sembra tendere all’infinito. Ti immagini i dettagli del tuo book, l’ansia per il file della presentazione che chissà se si aprirà senza problemi, a chi potresti trovare in commissione; ti immagini annotare su quella Moleskine City Book dettagli, percorsi, cose viste, ti immagini rispolverare la reflex e la gioia, l’allegria, le risate; ti immagini soluzioni d’arredo, le feste in giardino con amici e colleghi, le sere d’inverno sul divano condividendo la coperta guardando tv o obbligandolo a giocare a qualcosa.

Il fatto è che sogni oggi il tuo domani, ma inizi subito a perderti in situazioni, problemi e difficoltà che sicuramente salteranno fuori e renderanno tutto più complicato, quasi impossibile. E ci rimani male.