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Io voglio far parte della soluzione

Ieri o l’altro ieri, da G. ho ricevuto una proposta via Facebook. Se accosentivo a pubblicare un suo scritto qui sul mio blog.

La mia risposta, la potete immaginare.

Un blog è una cosa molto personale e mi trovo un pò fuori posto a lasciare le mie parole sulla tua pagina, quel “Me or Not” che ho la fortuna di conoscere. Quello che esce dalla mia penna di solito lo tengo per me, non scrivo per altri, non dedico rime o poemi anche perché non sono in grado di scriverne, lascio andare le parole e quello che esce è solamente quello che sono. Questa volta è diverso, lo faccio volentieri, sono stato io a chiederti di pubblicare un mio lavoro, il perché non mi è ben chiaro o meglio, non mi è chiaro come si possa arrivare a questo punto.

Ti scrivo questa pagine perché voglio che tutti coloro che leggono questo blog sappiano che l’italia non è solo quella raccontata dai tg, non è rappresentata da idioti che usano le mani perché non hano un cervello, è ben altro.

Mi vergogno di vivere in un paese dove una persona che ama in modo differente da quello che la chiesa di Roma dice, viene picchiato, sfigurato, ucciso. La sua colpa è solo quella di amare, come può essere una colpa.

Mentre il resto del mondo avanza, riconosce diritti, progredisce, l’Italia va indietro, torna alle leggi razziali, sfocia nella violenza di adolescenti annoiati e senza idee.

Perché mentre il manganello può sostituire il dialogo le parole non perderanno mai la loro importanza.

Mi spaventa ancora di più il futuro, perché prima o poi i bambini che ora subiscono un bombardamento mediatico senza precedenti, bambini a cui viene insegnato a pulirsi il culo col tricolore, che vedono l’odio dilagare e che, non per colpa loro, pensano che sia normale, giusto. Perché se è un governo a fare determinate scelte, come fa un bambino a giudicarle?? È piccolo, assimila, queste immagini faranno parte della sua cultura, della sua identità.

Ecco, prima o poi, questi bambini saranno uomini e potranno scegliere, votare, decidere. E cosa succederà in quel momento? Saranno in grado di decidere con la loro testa?? Sarà davvero colpa loro un eventuale errore??

Questo ormai è il problema, ma io voglio far parte della soluzione.

Ti scrivo per affermare con assoluta convinzione che come me, eterosessuale e non per questo migliore, migliaia di persone credono ancora che gli uomini in quanto tali nascono liberi ed eguali.

Che sia nero, bianco, giallo o verde, alto o basso, grasso o magro, etero o gay, credente o meno, acculturato o ignorante. Ogni uomo o donna che sia è uguale a me, ed è alla pari. Non è meglio, non è peggio, siamo alla pari. Non esiste alcuna prova scientifica o morale in grado di affermare la superiorità di una persona su un’altra e per questo condanno ogni tipo di razzismo, di violenza, di discriminazione.

Voglio che le mie parole vengano lette perché voglio che la gente che si sente parte di una minoranza, qualsiasi essa sia purchè non violenta o priva di significato, sappia che non è sola. Parlo per me e spero di parlare per molto altri, voglio vivere in un paese in cui ogni uomo è libero di comportarsi come crede purchè non leda i diritti degli altri, dove possa sentirsi sicuro, libero e rispettato. Non in un paese d’odio.

Le parole, le idee, cambieranno il mondo, lo rovesceranno, non la violenza. L’intelligenza fa progredire, l’ignoranza ci riduce a bestie.

Le mie parole sono la mia testimonianza, il mio impegno.

La comunità gay non è sola, le minoranze etniche non sono sole, le vittime di abusi non sono sole, finchè avrò fiato in gola pronuncerò le mie parole.

Ti lascio con l’unica cosa in cui credo ancora ciecamente, due righe lasciateci da menti illuminate, non certo da chi comanda ora.

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Grazie per questa possibilità. A presto.

Grazie a te, G.

[I am beautiful] Sinceramente e di cuore, Lore

Ci siamo conosciuti quest’anno in quel del Poli.

E ammetto che non ricordo neanche come abbiamo iniziato a parlare, ma è successo.

Poi facebook, le note, i tag, le chiaccherate durante le pause, le idee folli alle 2 di notte e le chattate.

Con te, con tutti voi del Poli ho sempre deciso di essere me stesso. Senza sbandierare, perché non devo fare le baraccate. Ma semplicemente non negare, parlarne al momento giusto e non in quello inopportuno. Perché era giusto conoscerci a vicenda.

Poi, con te, non ricordo neanche come siamo finiti sull’argomento. Eppure parlandone, con naturalezza, è uscito. Forse una mia battuta sottile, forse una mia risposta ad una tua domanda, forse altro boh, non so, non ricordo, ma alla fine non è neanche così importante. Fatto sta che il discorso è andato avanti tranquillo, senza che tu abbia fatto una piega.

E devo ammettere che è stata un po’ una prima volta. Naturale, senza problemi, senza conseguenze. Non ricordo più cos’era successo, ma ricordo che abbiamo parlato della situazione italiana, come nessuno faccia nulla, come la situazione dei diritti uguali per tutti ma non per alcuni non sia molto corretta. Fino ad arrivare al più recente like per la fiaccolata e alla tua voglia di esserci, ma non potevi per altri impegni.

Poi oggi, dopo settimane, scopro questa tua nota.

Una tua nota, prima di partire per un viaggio vagabondaggio per l’Europa. L’idea accennata e con troppi “se”. Quel trovarsi da qualche parte in Europa a chilometri da Bovisa, se avessi avuto le ferie e se avessi trovato qualche last di fortuna. Ovviamente portandomi dietro il Byb, che hai già visto/intravisto un sacco di volte, ma in effetti non sono stato così esplicito su chi lui sia per me, anche se forse non serve neanche vista l’evidenza dei fatti.

Ecco, in quella tua nota, prima di partire, dedichi una canzone a quelli a te più cari di questo anno di Bovisa.

E a me dedichi quella bellissima canzone della Cristina Aguilera, Beautiful. Una canzone che adoro. Che ascolto quando sono triste, che ascolto quando voglio un po’ di carica. Un testo che so a memoria, pure non riuscendo a far diventare completamente mio quel I am beautiful no matter what they say / words can’t bring me down / I am beautiful in every single way / Yes, words can’t bring me down, oh no / So don’t you bring me down today.

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E tu cosa mi combini? Me la dedichi, e mi scrivi pure un

A te Lorenzuccio mio un pò di autostima che ti fa bene. Canzone importante, parole forti. Vorrei fare di più per convincerti di quanto vali, e di quanto la fragilità che vedo in te andrebbe spazzata via, per ora una canzone, una sola, tutta per te. Negli anni farò il resto.

Non sai le emozioni che mi hai provocato. Per la canzone, che, cavolo, l’hai beccata in pieno! Per il Lorenzuccio, per il tirare in ballo la mia scarsa autostima. E quel negli anni farai il resto, che suona come una promessa, ma anche un monito. Come fosse un guarda che non ti lascio in pace finché non migliori.

E in un colpo solo hai individuo e colpito quello che reputo fondamentale in una relazione di amicizia. In una amicizia sono necessarie le parole al vento, quelle leggere e frivole, i dialoghi più seri, la condivisione, il confronto di interessi e attidudini, le esperienze, lo studio e il lavoro. Ma in una amicizia è necessario l’aiuto, il consiglio. Sì, per Photoshop, per il php, per la consegna, per l’idea. E in una Amicizia è quel do ut des senza l’ut des, quello senza la condizione. Quell’aiuto a migliorare sé e l’altro in quanto persone.

E per questo e anche se non so e non ricordo se hai l’indirizzo di questo blog, anche se non so se le leggerai (ma chissà… magari ti manderò io il link. Oggi, domani o tra un po’…), io, Giò, ti ringrazio.

Sinceramente e di cuore,

Lore.

Che vengano pure a darci fuoco

Ma non ho paura. Sono incazzata. Che vengano pure a darci fuoco, ma quando la discoteca è piena. Un onda colorata gli si ritorcerà contro. Ne hanno timore. Che ce lo vengano a dire in faccia che gli facciamo schifo quando ci amiamo e ci baciamo come tutti coloro che si amano. Saranno travolti d’amore.

Noi non abbiamo paura. Noi siamo incazzati. Anche se siamo la minoranza più pacifica del mondo, da sempre.

Via Wordwrite

Famiglia

Juanita: Mamma, che stai facendo?

Gabrielle: Andiamo ad una riunione di famiglia dalla zia Connie e voglio essere al massimo.

Juanita: Sarà divertente?

Gabrielle: Beh, se ti diverte stare seduta sulle sdraio arrugginite nel vialetto mangiando lardo sotto forma di pollo… sì, sarà divertente

Juanita: Le sdraio nel vialetto?

Gabrielle: Tu hai sei anni ormai, quindi penso sia ora di fare una bella chiaccherata. La famiglia di tuo padre è spazzatura. Hai qualche domanda?

Juanita: Se non ti piace, perché ti metti quei bei gioielli?

Gabrielle: Perché noi grandi facciamo così, tesoro. Quando qualcuno non ci piace, invece di picchiarlo o dirgli brutte cose… troviamo dei modi astuti per farlo vergognare a morte della sua vita.
Vedi questi orecchini? Zia Connie non può permetterseli. E sarà un bel colpo. E questo [indicando un bracciale] la metterà al tappeto. E questo [toccando il collier] sarà come darle un bel calcio in gola.

Juanita: Se davvero li odi così tanto è meglio non andarci.

Gabrielle: O no, tesoro, dobbiamo andarci. È la famiglia.

Poi uno si dovrebbe pure chiedere come non si può amare Gabrielle Solis.

Desperate Houseviwes, ep. 5×23

Mille euro

Dania, sappilo. Li voglio anche io i mille euro da spendere in scarpe.

per anni ho fatto ironia sul fatto di essere precaria, ho scritto post, ho fatto interviste e pure un calendario sul precariato e mi beccavo prima gli insulti di quelli che “se sei precaria vuol dire che non sai fare un cazzo” poi di quelli diventati precari “cosa cazzo ridi del precariato, puttana” e anche di quelli che “se sei precaria e sorridi allora ti mantiene qualcuno”. Adesso che ho un lavoro più o meno fisso (un’agenzia con 2 soli dipendenti è come dire vaiacasaappenac’ècrisi) ma che guadagno una miseria, e me la godo lo stesso, tanto la vita è bella, vengono a farti la predica perché spendi i tuoi mille eurini in scarpe e non li dai a loro che nonostante la crisi si sono messi a figliare come ricci. Ma state sereni! Poveri e ricchi si può vivere bene uguale. Si vive malissimo quando si è teste di cazzo, invece

E chissene di quelle teste.

Via Mucio (tumblr)
Via
Dania (in un commento su FF)