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248 – europa

E così alla fine è arrivata la finale dell’Eurovision Song Contest, che ho visto in Palazzo Giureconsulti, sede in questi giorni di “Be Nordic”, una serie di eventi volti a far conoscere la penisola scandinava organizzati dagli enti del turismo di Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia.

Una bella esperienza, non solo perché ero con alcuni cari amici, ma perché la visione collettiva di eventi del genere ha sempre qualcosa in più da offrire, soprattutto se attrae un pubblico poliglotta e proveniente da diverse parti d’Europa. E insieme si applaudiva (fino all’esplosione all’esibizione di Conchita Wurst), ci si lamentava dello streaming che saltava, insieme si tratteneva il fiato nei lunghissimi minuti delle votazioni.

Alla fine, l’Italia ha dato il massimo dei punti (12) all’Austria e questo mi rende molto fiero della nostra giuria e del nostro televoto.

Ma sono anche molto orgoglioso dell’Europa, che ha consegnato la vittoria a Conchita Wurst.

 

246 – Conchita

A parte quanto già brevemente detto ieri sull’Eurovision, c’è una cantante che merita un sacco di parole. E si tratta della concorrente austriaca, Conchita Wurst (sì, quella che l’autocorrettore del mio iPhone ha fatto diventare un Conchita We Trust).

Ci sarebbe da dire molto, perché avrebbe molto da insegnare a tutti noi.

La sua è stata un’esibizione perfetta sotto tutti i punti di vista, per nulla urlata o esagerata. Non è una baracconata come spesso pensiamo tutte le volte che vediamo una drag queen esibirsi. Eppure, quando la sapiente regia arriva con calma al suo volto, dopo 1 minuto di esibizione, ti stranisce perché vedi la sua barba, su un bellissimo viso dai tratti femminili. Ma è un dattaglio di pochi secondi, poi non te ne accorgi pi perchéperché sei rapito da tutto il resto: la musica, la voce, la regia, i backdrop, da quel

Rise like a phoenix
Out of the ashes
Seeking rather than vengeance
Retribution
You were warned
Once I’m transformed
Once I’m reborn
You know I will rise like a phoenix
But you’re my flame

E ve lo ammetto: scrivendo queste righe, con la canzone nelle orecchie, non riesco a non avere gli occhi lucidi. Perché è brava, bravissima e non ha paura di come appare all’esterno e di come gli altri la possono giudicare.

 “I would like youngsters and children to grow up knowing that the way you are is fine.”

Watch: Conchita Wurst speaks out against bullying and intollerance

Ma tutto questo l’ha detto meglio il mio caro Matt Brendan nel suo Perché siamo tutti un po’ Conchita Wurst, che consiglio di leggere tutto e non spoilerarvi questa citazione finale:

Conchita ha dimostrato che per essere bravi non bisogna essere donne biologiche super sensuali o maschi barbuti super virili. Si può essere anche una via di mezzo. Ed è una cosa importante sia per la comunità LGBT che rappresenta (perché troppe volte, ancora, ci si ferma alla parola GAY e non si va oltre), ma anche per tutti gli altri, che hanno problemi ad essere loro stessi senza sentirsi giudicati.

Ieri sera, appena nominata la qualificazione dell’Austria, la sala stampa è esplosa in un applauso infinito. Perché siamo un po’ tutti Conchita. E per una volta vorremmo che vincesse qualcosa di più di una mera immagine.

245 – eurovision

E poi, all’improvviso è Eurovision.

Sì, questo giro mi sono saltato la prima semifinale, causa quelle 32h filate che hanno portato ad un crollo folle martedì pomeriggio.

E in realtà, pur avendolo annunciato a M. che avrei fatto tardi per la serata, me ne stavo dimenticando, preso com’ero dalla bella sensazione dopo il massacrante allenamento di fit boxe.

Ma fortunatamente mi son perso relativamente poco e c’era chi su twitter suggeriva dei recap.

Era un po’ che non mi trovavo a twittare live un programma, per altro con così tanta foga e trasporto. E la serata ha riserbato un po’ di emozioni, tra Rai4 che ad un certo punto taglia il segnale (ciao community manager di Rai4, non ti preoccupare se domani ti trovi delle mention inferocite su Twitter, avete fatto una cazzata!), esibizioni decisamente belle ma forse un po’ troppo piatte e uguali, rispetto a quelle folli dell’anno scorso. E poi la presenza di Conchita, cantante drag con barba portata dall’Austria, che potrebbe rischiare seriamente di vincere l’Eurovision, se l’asse nordico non fa danni

E poi ci sono i greci, che questa volta si sono presentati con DJ, rapper e vocalist, per un pezzo che sembra will.i.am vs. Yolanda Be Cool Vrs DCup vs. Alexandra Stan ma che spinge il giusto e che potrebbe benissimo sbancare nelle disco (Glitter, mi leggi?)

E infine c’è lo Svizzero, che ha fatto impazzire il Twitter, con il sua avvenenza e una canzone in realtà fresca e allegra con un fischiettio che ti entra in testa e non se ne va più a suon di I’m the hunter, you are the the prey, tonight I’m gonna eat you up e di sviolinate.

Ma non poteva mancare la trashata finale, con windmachine, tastiera circolare e ologrammi, giusto?

Poi il televoto e l’attesa per i risultati, con un ordine causale che ha lasciato per ultima l’annuncio del superamento del turno anche per l’Austria, mentre già mi disperavo che Conchita Wurst non fosse riuscita ad andare in finale.

Poi ci sarebbero da spendere ottime parole per l’organizzazione dell’ESC: non lo solo la trasmissione è bella ritmata, senza perdite di tempo inutili, ma hanno costruito attorno un ottimo ecosistema social che funziona. I video delle esibizioni sono pubblicati praticamente live sul canale di YouTube nell’apposita playlist (qui quella di questa sera) ed è disponibile un’ottima app per smartphone che permette un’esperienza second screen, mostrando tutte le info sull’artista e il paese in quel momento live, nonché i testi. Permette di segnare la preferenza per quel cantante, ricordandocela poi nell’elenco per il voto (che pre-compone l’sms di votazione). Carini poi i goodies collegati al televoto: la possibilità di condividerli sui social e dei mini video di ringraziamento del voto.

E comunque, ora l’appuntamento è sabato, per la finale.