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Ancora sui fatti di Genova

Un altro, l’ennesimo post veramente curato e ben scritto di Sonounprecario che espone la sua opione sulla pessima regia del documentario di La7 sulla ricostruzione dei fatti di Genova del G8 e ne approfitta per ricostruire alcuni momenti di quella tragica giornata, tra l’altro ben documentata su questa pagina di Wikipedia.

Complimenti, ancora, a Sonounprecario per la qualità e l’approfondimento dei sui interventi.

E un motivo, un’occasione in più per riflettere, per pensare alla nostra Italia e – almeno per me – star male.

Realtà

“Andiamo a prendere i cattivi”. Con questa frase venne annunciato a qualche giornalista presente a Genova, la sera del 21 luglio 2001, da fonti della polizia, l’assalto alla scuola. I giornalisti arrivarono, arrivarono gli operatori e i fotografi, e documentarono. Nessuno si bevve la storia delle armi improprie trovate nella Diaz, quando furono mostrati arnesi da lavoro che appartenevano a un cantiere. Nessuno credette nemmeno per un attimo che, come veniva detto, che il sangue fosse colato da “ferite pregresse”, che quei ragazzi con la testa spaccata che piangevano e chiedevano aiuto fossero rimasti feriti durante gli scontri della giornata. Eppure l’irruzione era stata decisa anche per i giornalisti, perché fosse vista. Bisognava dare un segnale. “Si fa sempre così, in questi casi. È un modo per rifarsi dei danni ed alleggerire la posizione di chi non ha tenuto in pugno la situazione. La città è stata devastata? E allora si risponde con una montagna di arresti”. Lo ha dichiarato in aula durante il processo Ansoino Andreassi all’epoca dei fatti vice capo della polizia.

Interessante articolo. Molte cose non le sapevo, non le ricordavo o semplicemente non le voglio sapere. Però credo che certe cose debbano essere sapute. Dobbiamo conoscere la realtà con cui abbiamo a che fare. E’ il nostro Paese. Abbiamo tanti problemi, avvengono molte, troppe cose brutte. Ma dobbiamo conoscere. Dobbiamo sapere. Dobbiamo avere spirito critico. Non possiamo permetterci di essere ignoranti.