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295 – #gamehappens

È oggi: #gamehappens, a Genova.

Sono presente per conto di fuorigio.co efarò del mio meglio per documentare gli interventi via Twitter. Ma sotto sotto è anche l’occasione per rivedere carissimi amici, fare nuove conoscenze, ma soprattutto per scoprire il mondo del gaming da un’altra prospettiva.

E poi, è l’occasione per mangiare chili di focaccia. Quella buona.

Genova duemilaenove

Sono già passati due giorni.

E ho ancora un bel ricordo di Genova, di come ci ha accolto con simpatia, affetto e curiosità.

La città sembrava viva e attenta a questo fiume di gente che l’attraversava, al contrario di una Bologna quasi indifferente l’anno scorso.

Un corteo forse troppo lento, a causa delle strette vie di Genova.

Ma l’idea è che eravamo in tanti. Allegri e felici.

Mi sembra ci siano state poche baracconate, che di solito sono quelle che fanno audience ai telegiornali. Telegiornali e media che – come al solito – hanno taciuto l’evento. Tranne – ed è la cosa strana – il Secolo XIX, che ha addirittura dedicato un articolo in prima pagina sabato e l’intera prima pagina dell’inserto locale il venerdì.

Eppure c’eravamo. Ed eravamo anche in tanti.

La città di è accorta di noi. Noi ci siamo accorti della città.

Forse era voglia di risollevarsi dalla tragedia del G8, forse perché come città di mare Genova è sempre stata abituata a gente che va e che viene.

Però un grazie è doveroso.

Un grazie alla città, ai cittadini, alla Sindaco.

Quelli della Diaz

Leggo solo ora, dal thumblr di Xlthlx:

Il processo di Genova ha dimostrato ragionevolmente (e spesso con la qualità della certezza) che nessuna delle circostanze descritte dal portavoce del capo della polizia (capo della polizia era all’epoca Gianni De Gennaro) corrisponde al vero. Quelle accuse sono false, quelle ragioni sono inventate di sana pianta. Si dice che l’assalto (la “perquisizione”) fu organizzato dopo che un corteo di auto e blindati della polizia era stato, poco prima della mezzanotte, assalito in via Cesare Battisti con pietre, bottiglie e bastoni. Il processo ha dimostrato che non c’è stata nessuna pattuglia aggredita. Si dice che gli ospiti della Diaz fossero già feriti, quindi coinvolti negli scontri in città. Nessuno dei 93 arrestati era ferito prima di essere bastonato dai “celerini”. Poliziotti, comandanti, dirigenti hanno riferito che, mentre entravano nella scuola, c’è stata contro di loro una sassaiola e addirittura il lancio di un maglio spaccapietre. I filmati hanno dimostrato che non fu lanciata alcun sasso e nessun maglio. Il comandante del Reparto Mobile di Roma ha scritto in un verbale che ci fu una vigorosa resistenza da parte di “alcuni degli occupanti, armati di spranghe, bastoni e quant’altro”. Assicura che nella scuola (entra tra i primi) sono stati “abbandonati a terra, numerosi e vari attrezzi atti ad offendere, tipo bastoni, catene e anche un grosso maglio”. Nella scuola non c’è stata alcuna colluttazione, nessuna resistenza, soltanto un pestaggio. Nessuno degli occupanti ha tentato di uccidere con una coltellata il poliziotto Massimo Nucera. Due perizie dei carabinieri del Ris hanno smentito che lo sbrego nel suo corpetto possa essere il frutto di una coltellata. Nella scuola non c’erano molotov. Come ha testimoniato il vicequestore che le ha sequestrate, quelle due molotov furono ritrovate da lui non nella scuola la notte del 22 luglio, ma sul lungomare di Corso Italia nel pomeriggio del giorno precedente. La prova falsa, manipolata, è stata inspiegabilmente distrutta, durante il processo, nella questura di Genova.

Articolo completo su Repubblica.it

Ancora sui fatti di Genova

Un altro, l’ennesimo post veramente curato e ben scritto di Sonounprecario che espone la sua opione sulla pessima regia del documentario di La7 sulla ricostruzione dei fatti di Genova del G8 e ne approfitta per ricostruire alcuni momenti di quella tragica giornata, tra l’altro ben documentata su questa pagina di Wikipedia.

Complimenti, ancora, a Sonounprecario per la qualità e l’approfondimento dei sui interventi.

E un motivo, un’occasione in più per riflettere, per pensare alla nostra Italia e – almeno per me – star male.