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Please, don’t divorce us!

Essendo passata la Prop 8, cosa succederà a chi si è sposato? Il matrimonio rimarrà valido, creando quindi un conflitto con il fatto che ora, quello stesso matrimonio, non potrebbe essere celebrato? Oppure tutti quei matrimoni risulteranno invalidi e quindi le coppie obbligate ad un “divorzio” forzato?

Nel frattempo, in molti si sono mobilitati. Non solo coppie sposate, ma anche parenti, amici, figli e nipoti. Questo il risultato:

Via Nonsosescendo

Comunicazione [politica] 2.0 dall’altra parte del Mondo

Sì, la notizia è un altra. E per le cose seriose, vi rimando direttamente al lungo post del Byb.

Però io volevo sottolineare (e in parte citare) quanto già fatto notare dallo stesso Byb alla fine del suo post.

È stato reso pubblico il piano della futura amministrazione Obama. Ovviamente è comparso anche sul sito. Non più BarrackObama.com, ma su change.gov.

Ora, il Presidente è stato scelto. E ora non di deve comunicare il nome, la persona. Ora si deve comunicare il cosa, il come. Ora si deve agire, operare, cambiare. E in tutto questo il Presidente, per quanto importante, passa in secondo piano.

Un sito realizzato a tempo record, con la solita classe e gusto del vecchio.

Non solo comunicazione “dall’alto”, ma anche una minima possibilità di interazione. Quel “Tell us a story” che campeggia nella home, quel Submit your ideas alla fine del post che riassumeva i risultati dell’incontro del team che si occuperà di energia e ambiente, il blog aggiornato anche più volte al giorno e un “Apply now for a job” alla Casa Bianca o in qualche dipartimanento per una non-carreer position.

Boh. Pazzesco.

E il paragone con la situazione italiana… lasciamo stare..

I nostri politici conoscono blog solo per il DDL “Anti-blog”.

Forse. Magari non hanno neanche letto quel decreto legge.

The new President

Bene o male, vista dall’altra parte dell’Atlantico, era un personaggio che comunicava fiducia, ispirava simpatia e speranza.

Tutto il contrario del suo oppositore e della sua -lasciamoperderecosa- vice.

Lo davano per favorito.

E sembrava troppo bello per essere vero.

E l’America ha assolto il suo dovere democratico, votando, ieri.

E l’America ha scelto lui.

Barack Obama.

Brava America.

E ora c’è speranza e fiducia per quello che farà, per come gli USA riuscirà ad influenzare il mondo, per come gestirà le patate bollenti lasciategli da Giorgio Cespuglio.

Yes, we can.

Sì. Tu e gli USA ci sieti riusciti.

Complimenti

Paris dichiaratamente pro-Obama. Ovviamente a modo suo..

Ok, lo so. Io odio Paris. Però pensare che una bionda come lei si interessi di politica, ovviamente a suo modo, mi fa ben sperare..

Anche Paris Hilton si schiera. Anzi, si vendica contro Mc Cain che l’aveva indicata in uno spot come esempio negativo da non seguire, quintessenza dei disvalori promossi dal mondo della comunicazione. E lo fa lanciando un cocktail pro Barack, come racconta il periodico usa Glamour. È capitato venerdìsera nella sua villa di Los Angeles dove si sono ritrovati oltre mille vip da Jennifer Lopez a Mariah Carey, da John Travolta a Keanu Reeves. “Vi ho convocati qui non solo per divertirvi ma anche per lanciare un messaggio. Io non capisco molto di politica, ma Obama mi sta simpatico ed è per questo che ho ideato un cocktail che ho imparato a mettere insieme nelle isole Fijii, e che ora vi propongo”. Oltre 200 camerieri hanno quindi servito agli invitati il “seven tiki”, un misto a base di rhum, pompelmo rosa, pineaple, il frutto tropicale per eccellenza. Paris si è presentata agli ospiti con una camiciona a fiori, sarong, una gonna di paglia e con al collo una collana di fiori stile laguna blu. Al braccio destro sfoggiava un bel tatuaggio stile Maori. Fin qui niente di nuovo, visto che il cocktail in questione è già trendy da mesi negli ambienti alla moda negli Usa. Il tocco di Paris sta nell’aver ornato il beverone di un ombrellino che raffigura Obama in costume fijiano. Una trovata che ha contagiato già tutti i locali alla moda della costa californiana. “Qualunque cosa faccia io si traduce in moda, in soldi, in business – ha chiosato Paris – per questo ho voluto lanciare questo coktail, è un mio contributo ma non so proprio se Obama gradirà….”.

Un Mac e una PC

Siamo arrivati quasi alla fine. E’ il Super Tuesday, il giorno defitivo per le primarie elettorali. E lo sto seguendo grazie ad una partnersip tra google e twitter che ha prodotto questo. Molto molto interessante vedere fino a dove le nuove tecnologie si possono spingere, riunendo online informazioni e sensazioni e pensieri con velocità e precisione, lontani dai canoni della carta stampata e delle sue estensioni online.
Ma, senza considerare neanche lontanamente i candidati repubblicani, come non parlare almeno una volta di Hilary e di Obama?
Ma non parlando di loro direttamente. Ma di come compaiono al popolo di internet. E riportando la definizione data loro dal New York Times (e se volete, tradotta in qualche modo dal Corriere.it):

On one thing, the experts seem to agree. The differences between hillaryclinton.com and barackobama.com can be summed up this way: Barack Obama is a Mac, and Hillary Clinton is a PC.
That is, Mr. Obama’s site is more harmonious, with plenty of white space and a soft blue palette. Its task bar is reminiscent of the one used at Apple’s iTunes site. It signals in myriad ways that it was designed with a younger, more tech-savvy audience in mind — using branding techniques similar to the ones that have made the iPod so popular.
“With Obama’s site, all the features and elements are seamlessly integrated, just like the experience of using a program on a Macintosh computer,” said Alice Twemlow, chairwoman of the M.F.A. program in design criticism at the School of Visual Arts (who is a Mac user).
It is designed, she said, even down to the playful logos that illustrate choices like, Volunteer or Register to Vote. She likened those touches to the elaborate, painstaking packaging Apple uses to woo its customers.
[…]
In contrast to barackobama.com, Mrs. Clinton’s site uses a more traditional color scheme of dark blue, has sharper lines dividing content and employs cookie-cutter icons next to its buttons for volunteering, and the like.
“Hillary’s is way more hectic, it’s got all these, what look like parody ads,” said Ms. Twemlow, who is not a citizen and cannot vote in the election.
Jason Santa Maria, creative director of Happy Cog Studios, which designs Web sites, detected a basic breach of netiquette. “Hillary’s text is all caps, like shouting,” he said. There are “many messages vying for attention,” he said, adding, “Candidates are building a brand and it should be consistent.”
But Emily Chang, the cofounder of Ideacodes, a Web designing and consulting firm, detected consistent messages, and summed them up: “His site is more youthful and hers more regal.”

Io, è inutile dirlo, preferisco il primo. Perchè adoro il blu, quei tratti bianchi sfumati, il bellissimo logo di sfondo (che è sempre nascosto dalla pagina), la disposizione armonica e ordinata dei contenuti, sapientemente racchiusi in eleganti menù. E il box strabordante di social link “Obama Everywhere”: Facebook, Myspace, Twitter, Linkedin, Flickr, YouTube, giusto per citare qualche social media conosciuto anche a noi italiani.
Mentre noi, al massimo, ci dobbiamo accontentare del Walter su twitter.