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Il paradosso del grafico

Se vi capita di vedere su un giornale o un quotidiano una foto sbiadita o troppo scura, non prendetevela col Grafico. Nel 99% dei casi si rientra nel paradosso del grafico, nel restante 1% il Grafico è un grafico oppure non esiste.

Già , perchè nel momento in cui il grafico si trova davanti ad una qualsiasi foto/immagine, sa che la deve ritoccare. Sistemare i colori, mettere in risoluzione, regolare la luminosità . E sa questa foto passerà  anche il suo amato/odiato Tipografo.
Il problema è che si necessitano a vicenda: come può il Grafico mostrare al mondo il suo capolavoro senza il Tipografo? E se non ci fosse il Grafico, cosa stamperebbe il Tipografo? Di qui l’amore.
Però quasi sempre Grafico e Tipografo non si capiscono. Sono esseri speciali. Per comunicare non hanno bisogno – come tutti i comuni mortali – di parole, di suoni. Gli basta poco. Un computer e quei magici file che si chiamano PDF, tanto decantati perchè assicurano il WYSIWYG, il What you see is what you get. E vi sfido a pronunciarlo! Dopo però non avercela fatta, vi svelo il mistero: la traduzione corretta in italino, forse un po’ alterata per spiegare il nostro paradosso, indica che quel che (tu Grafico) vedi è quel che (tu Tipografo) ottieni”. Ma non vi cruciate. È falso. E il Grafico e il Tipografo non hanno successo nel comunicare con i loro preziosissimi PDF. E di qui l’odio.

Ma torniamo alla spiegazione. nel momento in cui il grafico si trova davanti ad una qualsiasi foto/immagine, sa che la deve ritoccare. Sistemare i colori, mettere in risoluzione, regolare la luminosità . E sa questa foto passerà  anche il suo amato/odiato Tipografo.
Ma semplifichiamo il tutto e poniamo due soli possibili interventi: schiarire/non schiarire. La dimostrazione potrà  poi essere estesa per analogia a tutte le infinite combinazioni di modifiche effettuate dal Grafico sulla base delle infinite condizioni di partenza dell’immagine.

Il Grafico decide di schiarire l’immagine, ma non troppo, perchè sa che il suo Apple Cinema Display è infinitamente più luminoso di una qualsiasi carta non fosforescente. Crea il già  citato pdf e lo invia al Tipografo, che, dopo le magie del Ciano Magenta Giallo Nero, otterrà  una ottima stampa. A suo dire. Perchè per il grafico sarà  inevitabilmente troppo chiara. Talmente chiara che quell’unico dettaglio che dava senso all’immagine stessa e che il grafico ha tentato di salvaguardare è irrimediabilmente invisibile agli occhi dei più.

Così, preparando la pubblicazione successiva del suo quotidiano/settimanale/mensile il Grafico, per ipotesi di fronte alla medesima foto, deciderà  di tenerla più scura, visto che il Tipografo la volta precedente l’ha schiarita e di molto. Ma questa volta i 4 inchiostri renderanno una foto scura, ma scura, ma scurissima. Ed ancora una volta non andrà  bene.

E la volta dopo il Grafico tenterà  di farla chiara. Ed uscirà  chiarissima. E dopo tenterà  di farla scura. E verrà  scurissima.

Il Grafico penserà  allora che è solo questione di statistica. Se tiene un comportamento uniforme per le foto, nel tempo, statisticamente parlando, ci potrebbero essere delle foto chiare schiarite dal Tipografo (e non va bene) così come delle foto chiare scurite dal Tipografo (e allora va bene).

Ma anche questo sensato ragionamento non funziona. La statistica non è fatta per la carta stampata. Ed è persino un’assioma. Così è. Ed tanto indimostrabile tanto quanto è vero.

E alla fine di tutto ciò cosa fa il povero Grafico sconfitto dalla crudeltà  del mondo? Niente, continuare a fare il suo lavoro nel migliore dei modi. E non pensa più a barbari trucchi che potrebbero far stampare al Tipografo la cosa giusta.

Free magenta!

Oggi ho letto una notizia che mi ha lasciato un po’ perplesso: la tedesca T-mobile ha registrato il colore magenta, sì, proprio il 100% magenta come suo. È il colore del suo marchio, quindi solo lei lo può usare.
Così, dopo aver visto copyright su ogni possibile cosa, siamo arrivati al punto in cui si registrano i colori. E così d’ora in poi dovremo dire Magenta© o Magentaâ„¢? E soprattutto, potremo ancora usarlo così liberamente come facciamo ora?

T-mobile copyright
Ebbene sì, avete letto bene.. “il colore magenta è marchio registrato di Deutsche Telekom. Ed ecco quello che ne scrive:

The plaintiff, Deutsche Telekom AG, which uses the colour “magenta” for designating its services and in its advertisements and/or commercials, has been the owner of the colour mark No. 395 52 630 “magenta” (RAL 4010) since September 12, 2000 which was registered on the basis of a proven secondary meaning (i. a. for goods and services in the field of tele-communications). Furthermore, the plaintiff is also the proprietor of Community colour mark “magenta” registered on August 3, 2000.

E cosa ne consegue? Beh, nel 2001 una società  tedesca è stata denunciata per aver creato una campagna promozionale sulla stampa nazionale in diversi colori. Tra cui anche il Magenta. Guai!

We have registered the color of magenta as a trademark in the telecom and online services sector,” Telekom spokesman Peter Kespohl says. “We have to go after infringers to protect this trademark.”

Sono sinceramente disgustato.. un colore è un copyright? Quindi.. niente giallo perchè è delle Poste, l’arancio è di TNT, un arancio più chiaro è di Wind, che però detiene anche il verde di Infostrada, Apple ha il bianco, Rai2 il rosso, e Banca Intesa col suo arcobaleno si prende tutti i colori rimanenti. Quindi.. che colori potrò usare per far pubblicità ? Che colori potrò indossare? È l’inizio di una tragedia epocale, anche perchè il copyright vale in tutta Europa!

E noi cosa possiamo fare? Come al solito sul web le iniziative non tardano a partire. C’è chi vira le foto, chi cambia il tema agli spaces o ai blog, chi si informa direttamente da chi ne sa qualcosa di colori, chi firma la petizione. Ma una cosa è chiara: mica possiamo privarci di uno dei componenti della luce solo per i presunti diritti di una società  di telecomunicazione!

E io? Beh, dopo questa notizia, mi sono messo a giocare – per la prima volta – coi temi di blogger. Armato di photoshop e una buona base di fortuna, ecco nascere questo spazio. Non so cosa potrà  diventare questo spazio, cosa ci scriverò, quello solo il tempo lo potrà  dire…