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355 – MacBook Pro

Oggi è il giorno in cui il mio fido MacBook Pro, che in tutti questi anni non ha ancora ricevuto un nome, ha deciso di abbandonarmi.

Ho l’impressione che siano problemi legati alla scheda video: aveva iniziato a fare le bizze , non risvegliandosi più da uno stop: spegnimento forzato, riavvio, strane righe spezzettate sullo schermo, boot automaticamente interrotto a metà  e sequenza che ripartiva in ciclo, per una decina di volte finché le righe sono scomparse e – solo a quel punto – si è riacceso.

Credevo di averla scampata e invece no: oggi, mentre stavo lavorando, lo schermo è diventato tutto a pixel giganti e poi è diventato nero e qualche secondo dopo si è spenta la musica, le ventole, tutto. Ora non funziona più neanche i led dello stato di carica della batteria.

Domani si va dal Genius e vediamo quale sarà  il responso, ma se effettivamente bisogna intervenire sulla scheda logica, immagino si tratterrà  di sborsare almeno 400-500€. O temo di più.

E non posso neanche darmi dello scemo per essermi dimenticato – anni fa – di attivare l’Apple Care, perché in ogni caso sarebbe stato fuori garanzia: i tre anni sono passati esattamente un mese fa.

Ora: non sono infastidito per il dover spendere tutti quei soldi (almeno 2.200€) per comprare un nuovo Mac. Alla fine, stavo già  valutando l’acquisto di una nuova macchina, ma preferivo aspettare perlomeno l’uscita di Yosemite (così da avere una macchina uscita già  di fabbrica con il nuovo O.S.) o tirare fino alla prossima revisione HW (che arriverebbe comunque minimo tra 7-8 mesi, visto che la linea di portatili è stata rinnovata verso metà /fine luglio).

Sono invece infastidito dal fatto che di tutti i periodi in cui poteva rompersi, il Mac si è rotto questa settimana. Non settimana scorsa o la prossima: no, ieri sera, oggi, proprio quando devo lavorare e concludere (o per lo meno portarmi avanti) alcuni importanti lavori prima dell’inizio di settembre e la ripresa della settimana lavorativa in ufficio. Com’è quella cosa che si dice sulla sfiga?

Comunque, ho provato a dare una chance al vecchio MBP che avevo passato a mia madre: ho installato un paio di programmi della CC, attivato la Dropbox, reinstallato Chrome e Skype e via: di nuovo operativo con quello che serve (di fondamentale). Credevo peggio, ma il buon Leo ma se la cava ancora abbastanza bene, pur essendo un modello di fine 2007. E sicuramente aiuta tantissimo lavorare su un sistema praticamente intonso (avevo fatto infatti una inizializzazione completa prima di passarlo a mia madre), ma forse è anche merito di Snow Leopard, decisamente meno affamato di risorse per fare il figo con le animazioni e le trasparenze di Maverics e (soprattutto) Yosemite.

Quindi, sono nella situazione di avere un muletto abbastanza funzionale e domani capirà  cosa fare dopo aver parlato con il Genius: riuscirò a continuare sul muletto e aspettare la riparazione del mio oppure uscirò dall’Apple Store con un Retina sotto braccio?

348 – evitabili

E poi ci sono quelle giornate in cui no, non va nulla bene e l’unica cosa che vuoi fare è stare a letto, dormire, tenere il do-not-disturb attivo tutto il tempo sull’iphone, non rispondere a chiamate, saltare il pranzo e sperare che errori e cazzate e relative conseguenze spariscano da sole, ma purtroppo no: bisogna affrontarle meglio prima che poi, imparando a farsi meno male possibile.
O forse bisognerebbe imparare ad evitare quelli errori e cazzate evitabili.

346 – richiamo

Non potevo resistere all’idea di un’altra serata solo per noi due, a parlare, chiacchierare, ridere.
Non potevo resistere al richiamo di Bergamo, quella città  che presto sarà  la mia città .
E così di nuovo in macchina, ovviamente in ritardo, in viaggio verso Bergamo lungo un’autostrada piena di cantieri ma vuota di macchine.
Un cinese buonissimo, di quelli che ti sazia, costa il giusto e soprattutto non ti impuzzolentisce.
Un giro in macchina verso Città  Alta, ovviamente chiusa per traffico.
La ricerca di un parcheggio, la camminata, il freddo alle gambe (pantaloni corti, perché?), la funicolare, i discorsi delle altre persone, le occhiate che ci lanciavamo e le risate che soffocavamo.
I tanti passi, i molti discorsi con sullo sfondo una Città  Alta in una notte meravigliosa.
Poi un pub con birra artigianale, una media e qualche grado di troppo di alcool, ma va bene così.
Va bene perché pur sentendoci sempre, serate così fanno bene al cuore.
E mi fanno capire quanto ti voglia bene, cara amica mia.

345 – ricordi

Forse dovrei smettere di girarmi tutte le volte che passo davanti a quella casa.
Dovrei smettere di rallentare e scrutare il giardino sperando di vedere la tua macchina parcheggiata (che poi, chissà  se la tua macchina è ancora la tua, quella di infiniti viaggi assieme e chiacchiere e risate e sogni e progetti da condividere).
Dovrei smettere di sperare di vederti, perché sicuramente con il tuo lui e la tua figlia chissà  dove abiti e sarebbe particolarmente strano trovarti qui.
Dovrei smettere di pensare a tutto quello che abbiamo vissuto assieme e a tutto quei momenti di felicità  per te che mi son perso e che non abbiamo condiviso: il tuo matrimonio, la nascita della tua bambina e – perché no – tu che le le insegnavi a chiamarmi “zio”, come tante volte mi avevi raccontato.
E in fondo basterebbe poco, basterebbe poco a provare ad alzare il telefono, dirsi “ciao” e lasciare le cose andare e vedere come va a finire.
Però, porca di quella miseria, perché devo essere sempre io a sentire la lontananza delle persone?
Tu non provi nulla di tutto ciò?
Sono così inutile e senza peso nei ricordi e pensieri degli altri?

344 – elenco

Altro inutile post di pura cronaca della mia giornata, questa volta in forma di punto elenco:

  • credo di aver battuto il mio record di ore di sonno, visto che mi sono svegliato alle 13, ho pranzato, poi mi son messo sul divano a leggere ma mi sono addormentato dopo un po’ e mi sono risvegliato che erano le 17;
  • finalmente ho restituito la giacca ad un’amica che l’aveva dimenticata in macchina troppo tempo fa: però tra il mio essere a Bergamo, le sue ferie e poi gli impegni del weekend siamo arrivati ad oggi, con una consegna al volo da ti lascio il cancello aperto e la gruccetta appesa alla finestra sui cui metterla, perché devo partire e devo ancora prepararmi. Situazioni che adoro, tipo 🙂 ;
  • si passa dalle serate in cui ci sarebbero 250mila impegni sovrapposti a quelle in cui non si ha nulla da fare. Sono finito che aspetto un’amica e poi ci vedremo un film e mangeremo patatine IKEA;
  • credo di odiare tutti quelli che sei sparito, non curanti del fatto che per un dialogo bisogna essere in due a volerlo e che se proprio ti va di sentirci, prima puoi scrivere anche tu anziché accusare al volo. Il bello è poi hanno una capacità  nulla di reggere la conversazione e ti smontano con una serie di ok che anche no, grazie;
  • ho deciso di provare a sfrattare il ragnetto che ha preso casa nello specchietto sinistro di Adam; non per altro, ma vederlo saltarlo fuori di tanto in tanto sulla sua tela che tutte le volte ricostruisce non mi piace. Soprattutto considerando che i ragni non sono esattamente i miei animali preferiti;
  • giornata di (piccoli) record per aspiranti #cityrunners: 6km di fila, senza pause, senza barare, con un passo finalmente abbastanza costante (e la musica, alla fine, aiuta). Soprattutto se all’inizio ci sono quegli 8 minuti di meravigliosità  di Monument.