Cronache di un open space

Giornata di cambiamenti a lavoro.
Appena arrivati, ci siamo accorti che i computer si erano moltiplicati. Sono comparsi 8 nuovi iMac bianchi, una nuova stampante, qualche telefono e sedia in più. Il gossip d’ufficio fa sapere che si trasferirà qui da noi la redazione di un giornale che in parte gestiamo. E già ci stiamo preoccupando per queste 8 persone in più che parleranno, risponderanno al telefono, respireranno. L’open space potrebbe diventare invibile.
Così abbiamo di goderci il nostro ufficio per l’ultima volta, oggi che eravamo veramente in pochi. Oggi che sembrava che i telefononi, i giorlasti e il mondo fosse in scoperto. Se non fosse stato per il mitico mago hi-tech dell’azienda che ha chiamato miliardi di volte per fare delle prove con il centralino. E passami l’interno tal dei tali e mettimi in attesa e mannaggia la musichetta non funziona aspetta che ti richiamo subito.
A fine giornata ho ripulito il mio adorato Power Mac G5 (ultima revisione :D), visto che da domani non sarà più mio: se ne imposseserà un altro stagista. E ho preferito ripulirlo un po’, togliete tutte le personalizzioni che avevo messo.
Finirò su un’altra scrivania, lontano dai colleghi del mio gruppo di lavoro, il che complicherà un po’ il coordinamento delle attività. Però avrò davanti ad un iMac nuovo. Ci guadegnerò in potenza, ma quei computer non sono fatti per fare grafica. Lo schermo lucido, tra luci al neon e finestre, fa troppi riflessi ed è troppo – troppo – contrastato. Ma vallo a spiegare ai grandi capi. Gli stessi capi che hanno pure comprato un’altro iMac nuovo per un giornalista. Quando ci sono altri grafici che hanno anche un G5 singolo processore che va a manovella.
E oggi abbiamo salutato il “nostro” giornalista. Che da domani non ci farà più parte del gruppo, seguendo altri progetti. Sì, ok, sarà a 4-5 metri da noi. Ma non sarà più la stessa cosa. Le pause, gli scambi di sguardi, le imprecazioni quando xPress si chiudeva inaspettamente (mentre non rispondeva). Sigh sob.
E oggi ha fatto un regalo a tutti. Uno di quei blocchetini per appunti, un ArtMeno. Con disegno personalizzato, ovviamente. A me l’ha preso con l’uomo vitruviano di Leonardo. Dopo la mia filippica contro il banalissimo logo dell’Expo 2015. Non so perchè, ma da quella mia filippica sono diventato colui che critica i loghi. Come se non ci fosse nulla che non mi piace. Non è mica vero!
E la serata è finita con un po’ di sano gossip da ufficio. Ci saranno altri cambiamenti in quell’open space. E molti stanno affilando i coltelli, visto che questi cambiamenti non sono affatto graditi. Sarà, ma in quell’open space l’aria si fa sempre più pesante.

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