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297 – stretto

Mi hanno taggato in questa nota su FB:

Le persone care se ne vanno.
E cominciano a farlo quando sono ancora in vita..
Ognuno prende la propria strada, le proprie decisioni..
E sappiamo bene come l’avvicinarsi verso qualcosa irrimediabilmente ti allontani da un’altra.
E vale per persone e cose eh.
Così finiamo distanti, inghiottiti dal tempo, e tutto diventa più difficile.
È un semplice, banale ma fondamentale monito: le persone care, devi tenertele strette, viverle, chiamarle, coccolarle, sgridarle, trattarle cn rispetto, sincerità…
Devi ricordarti di loro anche quando nn presenti, nei momenti di gioia, nn solo di sconforto, ma soprattutto di sconforto xk la consolazione fortifica le alleanze. Non so se tutto questo implichi anche il perdono, ma di sicuro la distanza genera incomprensioni e le incomprensioni sperano nelle seconde possibilità.
Oggi sono felice di tutte le possibilità che ho concesso e mi sn state concesse, e mi andava di ricordarmelo.

È veramente un strana coincidenza, visto che stavo facendo più o meno gli stessi pensieri, in questo (lungo) periodo di cambi.

Il punto è che però ci sono dei casi in cui il tentare di tenere stretto qualcuno non sembra recepito e ricambiato dall’altra persona, per quanto tu ti sforzi di farti sentire e cercarla: non perché hai bisogno di qualcosa, ma solo per il gusto di 2 chiacchiere e rimanere aggiornati reciprocamente sulle proprie vite.

E una volta passi sopra, la seconda volta tenti di far finta di nulla, ma alla terza, quarta, quinta inizi a pensare che sia tutta fatica sprecata, che per l’ennesima volta credevi in un’amicizia che a quanto pare non c’è e decidi di arrenderti

295 – #gamehappens

È oggi: #gamehappens, a Genova.

Sono presente per conto di fuorigio.co efarò del mio meglio per documentare gli interventi via Twitter. Ma sotto sotto è anche l’occasione per rivedere carissimi amici, fare nuove conoscenze, ma soprattutto per scoprire il mondo del gaming da un’altra prospettiva.

E poi, è l’occasione per mangiare chili di focaccia. Quella buona.

259 – loft

Una giornata di quelle piene e di corsa, tra i mille impegni di lavoro 1, il lavoro 2 e li lavoro 3. Un impegno nel pomeriggio e poi via, a Milano da un fornitore/amico a recuperare delle stampe e poi a piedi, da Missori a Sant’Ambrogio per una cena a casa di ex-colleghi con altri ex-colleghi.

Una serata di quelle tranquille, tranquillissime, senza nulla di elaborato e pretenzioso. Solo due persone che sono andate a vivere assieme (e io sono felicissimo per loro) e un piccolo gruppetto per inaugurare la casa.. ehm.. il loft. Una pasta, un po’ di vino, 2 gatte (una invisibile, l’altra che tentava di scappare, cadendo), tante chiacchiere e un mucchio di scarpe vicino alla porta per evitare di rovinare il parquet.

E alla fine è stata una di quelle sere che fanno piacere.

Di quelle che ti fanno swarmare un

10, 100, 1000 di queste sere. Grazie ragazzi.

Di quei grazie che ti escono dal cuore e ti riempiono il sorriso, mentre cammini con il tuo rotolo di stampe in spalla sotto una pioggia leggera.

244 – aperitivo

C’è voluto qualche giorno, ma alla fine ho recuperato la serenità, persa in questo inizio settimana un po’ traumatico.

E, a migliorare ulteriormente le cose, ci si è messa l’organizzazione di un aperitivo con F.

Ovviamente, entrambi in ritardo io di mezz’ora, lei di più. Salgo in ufficio per aspettarla (e col mac portato dietro fare 2 modifiche urgenti per un altro lavoro) e c’è l’occasione di salutare le poche facce note rimaste fino a quell’ora.

E poi il solito aperitivo che non delude mai al Colonial,  nonostante l’orario. Doppio giro per entrambi, ma io ci ho dato dentro e ho chiesto anche un 3° giro. Di sola acqua. Per l’antibiotico.

Inutile dire che le chiacchiere non si sono sprecate e ci si è aggiornati reciprocamente su molti punti lasciti in sospeso.

Il ritorno alla macchina, l’accompagnarla a casa (sperando di non essere passati sotto telecamere di strade che in realtà erano ad eccesso limitato :/ ), le altre chiacchiere che non finivano più in macchina e la #hoolfie (Selphie con hoodie) mentre ci passava attorno – probabilmente odiandoci – il pulisci strada.

Inutile sottolineare che una serata così ci voleva, vero?

183 – destino

E poi ti ritrovi per un gioco di casualità e destino con un vecchio e caro amico, per 2 chiacchiere e un aperitivo che poi si allunga ad una cena che poi si allunga al dopocena.

E sembra di tornare indietro nel tempo e sembra di essere di nuovo felice e contento.

Good 🙂

177 – sapere

Quindi, in questi quasi 2 anni sapevi e hai fatto praticamente finta di nulla e non me ne hai mai parlato.

O forse ho sbagliato io, perché magari la prima mossa doveva essere mia, ma non ho memoria di quei momenti.

So solo che ora che so che sapevi, beh, mi spiace, ancora di più.

108 – cento di queste domeniche

Ti svegli a pezzi, o meglio: ti svegliano, che il pranzo è già pronto. Controlli al volo il cell e vedi quel paio di messaggi di whatsapp che ti rendono felice.

Mangi, ti metti a fare altro, poi vedi un nome su una notifica di Facebook e ti ricordi che ti sei dimenticato.

Gli scrivi scusandoti è organizzate al volo per il pomeriggio. Un giro simil shopping a Milano. Ci pensi su, pensi che in realtà sia follia e che avresti bisogno di lanciafiamme ed accetti. In fondo devi farti perdonare per essere sempre così stordito e sbadato da dimenticarti ogni cosa . Lui accetta le scuse, ma ti da comunque dello stronzo, anche se poi lo smorza con un cuore.

Ti organizzi e ti metti in viaggio per Milano. L’idea è di un giro in centro a fare finto shopping. Tu pensi che sarà il delirio, ma fai finta di nulla perché in realtà non vuoi sempre passare per il signor NO e poi forse ha senso provare a passare da Alcoot per provare quel maglione che quasi ti piace, ma già sai che appena lo toccherai lo lancerai lontano da te.

E poi è il delirio: incidente sullo svincolo per Milano,  8 minuti di attesa della metro, follia in Duomo per trovarsi. Dopo il buco nell’acqua Alcoot, il girone infernale Mondadori (+ GameStop) decidete di passeggiarvela fino al VideoGamesParty Xmas 2013, ma inciampate in un outlet Puma e via di carta che striscia (e per fortuna non è la tua).

Per sfizio, decidete di provare una Enjoy e i giudizi variano dal “chemmerda” al “cheffiga”, ma son più le volte che fai spegnere la macchina, non più abituato ad una frizione del genere per colpa di quel magnifico Start&Stop della tua Adam, che mai si spegne, si parcheggia da sola e che potrebbe anche farti il caffé, se Lavazza ti regalasse un #espressgo

E poi il tutto si conclude con una pizza, una coca e tante chiacchere.

E la felicità di aver passato la giornata in compagnia di una persona a cui – per quanto stordito puoi essere – in realtà vuoi un mondo di bene.

107 – prima di Natale

Che poi, la giornata era giustamente iniziata male, malissimo e continuata decisamente peggio.

Ma finisce che qualcuno ti invita ad un ultimo Glitter pre-natalizio e a te pesa il culo e in realtà non vuoi alzarti da quel divano in cui giaci in uno stato di depressione ed incazzatura tentando di risollevarti il morale con l’ultima di Grey’s.

In più si offre pure di passarti a prendere e portarti a mangiare dell’ottimo sushi e chi sei tu per dire di no, anche se ti eri ripromesso di abbassare le spese e di fare il bravo.

Tu sei in ritardo, ma calcoli anche il suo di ritardo e alla fine lui è in ritardo sul ritardo e puoi permetterti di fare l’indeciso davanti all’armadio e al cassetto degli Swatch. Alla fine decidi che vuoi stupirlo, che ti prende in giro che non ti ha mai visto vestito con una camicia come le persone serie e prendi quella Sonny Bono slim, la indossi e ti ci senti incredibilmente bene, anche se inizi già a sentirti male sapendo quanto suderai.

E poi sei indeciso sullo Swatch, che hai quella trashata di limited edition di Natale, che devi mettere prima o poi, ma hai anche paura dell’alcool che circolerà e di tutta la meravigliosa e variegata fauna del Glitter e quindi pensi che no, meglio andare sul sobrio, tanto hai già le ritrovate Bikkembergs di pelle viola e bianco lucido e stringhe rosse per essere poco sobrio.

Ti rendi conto che la cena trascorre calma e tranquilla e anche le chiacchiere, tranne in quei momenti di religioso silenzio in cui divorate quei buonissimi pesci crudi. Guardate l’orologio ed è tardi, il Glitter aspetta!

Tutto procede come al solito… L’arrivo è prestino, il locale si riempie di facce ormai conosciute o meno, primo cocktail e via, in attesa che si scaldi anche la musica.

Poi arriva, è la canzone giusta e via nella mischia. Vi si avvicina un altro gruppo di ragazzi e c’è questo tipello caruccio, di quelli barbetta e capello corto e per te va già bene. In più ti sembra che ti guardi e ti sorride e tu sei felice, stai ballando e cantando e sei contento e lo guardi e rispondi al suo sorriso. Questa cosa va avanti per troppo, tanto che in realtà ti chiedi se lo stia facendo per cortesia e perché anche lui come te è senza pensiero oppure se ci sta provando con te. Alla fine ti si avvicina, ti prende in giro perché sai tutte le canzoni che stanno mettendo ed è l’aggancio per ballare molto più vicini. Tra una mossa e l’altra parlate e ti chiede se lavori nel settore farmaceutico. E ridi, rispondendo che no, e che rientri in pieno in ogni cliché e difatti lavori in un’agenzia di comunicazione e ti stoppi e non stai a farla più lunga di così perché non è il caso di spiegare tutto subito e ammazzare l’ormone.

Poi passa una canzone che non sai e la usi come scusa per non passare per l’ossesso che sa tutto di musica. Ma fortunatamente la conosce lui, ti fai dire titolo e autore ma sai già che te la dimenticherai e che la userai come argomento di conversazione se mai vi scambierete il numero. Voglio dire, hai una playlist “Glitter Chronicles” su Spotify e deve esserci, no?

Intanto sia i suoi amici che il tuo si sono dileguati. O meglio lo vedi che è lì che ti osserva da lontano e ti guarda con uno sguardo che decidi di interpretare come divertito e contento (per te). Decidi che è tempo di una pausa, stai morendo in quella camicia che ti rende così attraente – a quanto pare – e proponi di offrigli qualcosa da bere. Lui rifiuta l’offerta ma ti accompagna. Due parole fuori dalla bolgia infernale della pista.

E poi finisce tutto così… Con un siparietto in cui chiedi se gli darebbe fastidio se gli chiedessi il numero e lui risponde di no, poi vi mettete a parlare di altro e poi ti sgrida che non gli hai ancora chiesto il numero. Vi scambiate gli iPhone e lui ti memorizza sul tuo come Lorenzo Canterino, mentre tu sei senza fantasia e lo salvi solo col suo nome. Vi salutate, andando a recuperare i rispettivi amici e che lui voleva andare via non troppo tardi.

E così torni dal tuo amico un po’ con la coda tra le gambe e chiedendogli scusa per averlo abbandonato così. Ma ti accoglie con lo stesso sorriso di prima e dice di essere contento per te. Intanto ti scaldi ancora di più grazie a quello che sta mettendo il DJ, che non ne sta sbagliando una. Poi vedi altri amici in mezzo alla pista, vi avvicinate a loro ed è subito il solito delirio di balli divertentissimi. Intanto qualcuno ci pensa di inzupparti di alcool: prima birra sul petto, poi vodka redbull su Jawbone e Swatch. Benedici la tua intelligenza di aver lasciato a casa quello di Natale e ti maledici per la camicia e tutto quello spreco di spirito.

Come al solito, resistete fino a chiusura, fradici di sudore, senza voce e dannatamente contenti.

In macchina ti spegni un paio di volte per la stanchezza, probabilmente anche a metà di qualche discorso. Ed è strano, viste le 13 ore di sonno che avevi all’attivo. E pensi al domani e a come andranno le cose.

E il domani, che ormai è quasi già passato, aggiungi con orgoglio questa al tuo Spotify:

93 – the day after

Quindi:

– Warhol, Palazzo Reale
– giri vari di shopping andato a vuoto (io e la moda dei maglioni di quest’anno non andiamo per nulla d’accordo)
– a piedi da Duomo a Porta Genova, giusto per il gusto di camminare un po’
– arrosticini, arrosticini, arrosticini! [forse 20 a testa + n-mila altre cose è un po’ troppo?]
– Glitter, again. E questa volta una selezione musicale niente male, una serie di ex-compagni di corso, molte facce che ormai stanno diventando familiari, tanta troppa gente, troppo fumo, ma una bella serata come sempre.
– voce, voce, dove sei finita.

Comunque quando devi recuperare la voce è un segno molto positivo della serata trascorsa, bravo!

Già 🙂

91 – TGIF

Thanks God it’s Friday?

Anche no, visto che al solito i venerdì sono da sempre i giorni più lunghi della settimana, con la più alta percentuale di fregature e urgenze e problemi dell’ultimo minuto.

Ma il bello è che tornando a casa a pezzi, riesci sempre a trovare qualcuno con cui passare un’ottima serata, mangiare una pizza, pensare assieme a come fare dei regalini e dare consigli e poi finire sul suo divano, coi brividi di freddo e sotto la copertina IKEA a guardare serial tv su canali del digitale che manco sapevi che esistessero.

Febbrah is coming again?