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È che a volte non mi capisco, né mi piaccio. Per nulla. Per come mi comporto, per come agisco, per come mi sento poi e per quell’inutile senso di orgoglio che in realtà non mi porta da nessuna parte.

È che mi arrabbio, per cose che prima mi facevano ridere o sorridere. Però dette una, due, tre, quattro, cinque volte, dopo un po’ non mi divertono più. Per nulla. Mi innervosiscono. Perché per quanto voglia apparire come il bambinetto giocoso viziato stupido e rompiscatole, in realtà non lo sono. O se lo sono veramente, non voglio essere così. Per nulla.

E non so perché, ma mi infastidisce l’uso di questa mia autoironia da parte di altri. E l’indice secondo cui l’uso diventa abuso, quindi insopportabile, è troppo, troppo ristretto.

Poi non sopporto per nulla i ritardi. Ma proprio zero. Il che è abbastanza ipocrita, visto che io molto spesso ritardo. E qui, ovviamente, nel ragionamento parte l’autogiustificazione. In virtù del fatto che spesso, ci sono impedimenti esterni quando sto tentando di uscire di casa o che, bene o male, in caso di eventi importanti (lavoro?), appuntamenti combinati particolarmente complessi o particolarmente lontanti, tento sempre di ridurre ad un margine tollerabile il ritardo.

E poi boh.

Che forse sia il Natale che si avvicina e l’ipocrisia di fondo che aumenta e diventa sempre più preponderante che mi infastidiscono e mi rendono così intollerante alle sciocchezze?

Mi sa che è meglio dormirci sopra

Esisto [anche per loro]. Forse.

Finalmente anche per la burocrazia politecnica ho un piano di studi, i docenti possono mandarmi le mail e dispongo anche di un orario delle lezioni (che ovviamente, non funziona).

Quindi, esisto.

Peccato solo che non mi abbiano conservato nessuno degli esami della carriera precedente. Nessuno, proprio zero. Passi per gli esami di diritto che (fortunatamente) a design non esistono, passi pure matematica che qui si chiama curve e superfici, passi informatica, che qui si fa pure la parte di introduzione al javascript che non ho fatto, però che non mi accettino, neanche parzialmente, quel 28 in economia aziendale per una materia analoga con un programma praticamente identico, mi fa un po’ (tanto) girare le scatole.