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Onde

Le settimane tremende continuano.

E l’idea era di passare una Pasqua per conto mio, per rilassarmi, per riposarmi, per fare le cose che mi piacciono senza preoccupazioni. E invece non è andata così. Per nulla.

Col senno di poi, posso dire che tutto quello che avevo pensato era sbagliato.

Non è questo il periodo in cui sono capace di stare bene con me stesso. E paradossalmente, la giornata di ieri con i miei in trasferta, è stata migliore di quella di oggi, passata in un letto senza la forza di alzarmi, con le ansie per quello che mi aspetterà domani in ufficio, intervallate da quel “magari nel pomeriggio vado in agenzia così mi porto un po’ avanti”.

Avevo dei programmi per oggi. Cose da fare, cose per me, cose per amici, cose per il mio futuro. Non ho fatto nulla.

Avevo un invito per una giornata al parco con degli amici che forse non si rendono conto che se non ci fossero stati loro in questo ultimo periodo io non so dove sarei. E invece no, me ne sono escluso da solo. Perché, poi?

Ma nel frattempo vedevo anche su Instragram troppe foto che mi facevano sentire escluso da altri gruppi di amici, grigliate e gite fuoriporta di cui non sapevo niente e di nuovo scatta quella paura di sentirsi escluso, di essere – alla fine – da solo, di non essere abbastanza per gli altri.

E alla fine non è un pensiero che ha molto senso quando si fa di tutto per stare da solo, vero?

ciclica

È stata una settimana di quelle brutte, ma veramente brutte.

Una di quelle che ti prendono, ti scaraventano a terra e iniziano a farti per l’ennesima volta dubitare non tanto di te e delle tue capacità, quanto invece della tua abilità nel fare le scelte giuste.

Ci sono cose che non vanno e su quello non c’è altro da fare che rimboccarsi le maniche perché al momento ancora non voglio arrendermi, però sono quelle situazioni che ti fanno venire voglia di andarsene di nuovo, ancora più lontano, per fare altre esperienze e continuare a crescere.

È stato un weekend di quelli belli, bellissimi.

Amici e amiche che passano a trovarti, sia di sabato che di domenica. Le corse per tentare di di rendere presentabile casa, gli ultimi acquisti, il bello di ricevere i complimenti.

Avere la casa piena di parole, di risate, di musica. Vedere la cucina usata per preparare aperitivi e muffin, le ore a giocare a SingStar per la gioia dei vicini, il un tempo che passa sempre troppo veloce.

Valenca, Franciacorta

Un sabato di nuovo in compagnia dei colleghi in una villa in franciacorta.

Un pranzo forse troppe importante che però è passato veloce.

Una dimensione decisamente umana e quella sensazione di stare bene.

Un sorriso quasi abbozzato e neanche forzato, per una volta, in una foto di gruppo un po’ particolare.

Bene così.

Vercelli, 11

Sembra ieri, ma invece è già passato 1 anno.

Mi compaiono regali sulla scrivania, con engagement post che non si possono ignorare

A photo posted by @nomoreme on

Un anno in realtà denso di cambiamenti, nuove avventure, di persone che sono entrate nella mia vita e altre che ne sono – purtroppo – uscite.

Una nuova città, nuovi ritmi di vita, nuove passioni e le vecchie un po’ ridimensionate.

Un anno in cui ho superato la soglia dei trent’anni e in cui mi sono reso conto di non essere ancora riuscito a trovare un obiettivo a lungo termine: giusto o sbagliato che sia sto vivendo giorno per giorno e per ora sono contento così.

Ma ci sono momenti in cui quella vita conclusasi un anno fa mi ritorna prepotentemente in mente. E la nostalgia di quelle stanze, di quei lavori, di quelle persone fa ancora male, molto male.

Altro weekend

E velocemente sono passate altre 2 settimane.

2 settimane in cui in realtà sono rimasto tipo sommerso dal lavoro.

Però alla fine si è vista la luce in fondo al tunnel.

E oggi mi sto godendo questo sabato di pulizie di casa e di lavatrici, in attesa che arrivi un amico per fare poi un giretto in questa Bergamo meravigliosa col sole e 13°.

E domani c’è anche la prima garetta. La 10k del Trofeo Sempione, che affronterò tranquillo, visto il dolore al ginocchio che mi ha accompagnato lunedì durante l’allenamento (e io come un cretino che ho spinto per altri 8km perché non volevo fermarmi a neanche 5).

Incrociate le dita per me. Non che voglia arrivare primo o fare chissà quale tempo. Però alla fine è pur sempre la prima volta. E c’è quel misto di emozione e paura come in tutte le prime volte.

Sabato, domenica, lunedì

Alla fine non sono abituato a giornate come queste.

Sabato ho comunque avuto casa piena di gente, ho fatto del mio meglio per offrire un aperitivo casalingo di quelli buoni e come sempre sono state tante, troppe le risate, soprattutto giocando a quella droga perfetta che è TowerFall.

E alla fine non capisco perché ci sono rimasto così male per quel tasso del 100% di assenza di quel determinato gruppo di amici. Non capisco perché mi ostino a vedere dell’amicizia o per lo meno una volontà di vedersi, quando invece – a conti fatti – non sembra esserci. Devo rassegnarmi, smetterla di rimanerci male e, veramente, fare un po’ di potatura. Perché non ha tanto senso a continuare con un rapporto di amicizia a senso unico, no?

Poi è arrivata la domenica: svegliato tardi, troppo tardi, un 5km di corsa a meno di 5’/km, la corsa a recuperare l’amica bergamasca, il salto volante in pasticceria e poi su al ristorante. Un menù di solo pesce fatto apposta per l’occasione. Tutto buono, buonissimo. E compagnia ovviamente eccezionale.

E la cosa più bella non è solo la felicità o i sorrisoni™ stampati in faccia come un ebete. È anche leggere poi certi status su Facebook che ti riempiono il cuore e ricevere poi messaggi dopo, quando tutto è finito. Perché vuol dire che è stata una bella bellissima giornata non solo per te, ma anche e soprattutto per gli altri. E sei ancora più felicione™.

Poi arriva il lunedì a rovinare tutto, ma qui è meglio non parlarne.

 

 

C’è che (sono di nuovo felice)

Oggi sono andato e tornato da Roma in giornata per seguire un evento.

E l’evento alla fine è stato bello e piacevole e la location molto interessante. Se poi ci aggiungiamo un viaggio in FrecciaRossa tutto sommato puntuale e comodo, con molti pisoliny (cit.) all’andata e con molte chiacchiere al ritorno.

Poi c’è stata la corsa da Swatch per la presentazione dei nuovi Irony X Lite, tante chiacchiere e l’immancabile acquisto.

E adesso sono a casa, sotto le coperte, ripensando con un sorriso alla sveglia di oggi totalmente ignorata, alla partenza da casa ritardo,  alla car2go provvidenziale trovata appena varcato il confine cittadino e poi abbandonata in un posteggio vivicinisimo a Centrale.

e quindi niente: ‘notte1

 

 

Parole che fanno paura

Ho quasi paura a scrivere che sono felice, perché è una di quelle cose che non devi scrivere dire o pensare perché poi puff, sparisce.

Eppure è stata una settimana positiva, più che positiva.

Forse veramente è tutta questione di atteggiamento e di come ci si approccia alle situazioni giornaliere. E se provi ad affrontarle con un sorriso sembrano andare via più tranquille.

Forse sono state quelle robe chimiche che vengono rilasciate quando fai sport e ti fanno stare bene. E io sto correndo, costantemente. Sabato scorso l’incontro con gli altri della squadra per il kick-off 2016. Ieri il primo allenamento serio in pista. Durante la settimana quelle corsette in giro per Bergamo con in testa degli obiettivi da raggiungere.

Forse è colpa degli amici, di certi amici. Che son quelli dei 200 messaggi non letti su un gruppo su whatsapp. Uno di quei gruppi creati quasi per caso e alla fine rimane, a distanza di mesi, e diventa il punto fisso della giornata per un sorriso o uno sfogo. E che ti ricorda che quando ti trovi delle persone belle, te le devi tenere strette e non lasciartele scappare.

Forse è colpa del week-end in compagnia di un’amica, che è rimasta anche a dormire da te. E con cui hai girato Bergamo (sfruttando la bellezza della giornata), con cui hai cucinato, sentito musica, guardato film. E che ti ha ricordato che ti piace tantissimo avere gente in giro per casa ma la gente è spesso restia a venirti a trovare che insomma la distanza, gli impegni, le cavallette.

Forse è il lavoro che questa settimana non ti è pesato, nonostante le consegne e le corse e le notti in agenzia.

Forse è che ho accettato quei momenti di botta di solitudine e ho imparato a conviverci e non mi fanno stare troppo male, perché alla fine è un po’ story of my life e non ha senso che scriva qui tutto quello che vuol dire perché ora il punto è un altro.

Il punto è che (lo dico, eh, anzi lo urlo) sono felice.