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Punto e a capo

È stata una bella giornata, anzi bellissima.

Però poi arriva la notte e quando sei a letto e chiudi gli occhi le ansie arrivano a bussarti e non riesci a liberartene.

È che non hai abbastanza forza per affrontarle e allora giorno dopo giorno le allontani, ma queste poi tornano sempre più potenti e ti fregano.

Il primo del 2015

Mi son reso conto che è iniziato il 2015 da un po’ e non ho scritto ancora nulla.

Ho finito il 2014 e iniziato il nuovo anno vedendo un sacco di persone che una volta vedevo tutti i giorni e ora non più. E mi mancano, un sacco. Però stiamo riuscendo a vederci spesso, tra cene e compleanni e quindi avanti così, che son felice.

Ho salutato due carissimi amici che a breve partiranno per l’oltre manica. Ed è strano pensare che non saranno più a portata di cena, però rimarranno sempre a portata di chat. E son felice per loro e gli auguro una gran fortuna che se la meritano.

Sono stato paccato per una cosa a cui tenevo tantissimo da due persone a cui tengo tantissimo. Ci sono rimasto male, malissimo. Ma ho capito per forse – a questo punto – il “tenerci” non era molto ricambiato, quindi pazienza e rivediamo un attimo le priorità tra le persone.

Sto aspettando di mettere una firma a fianco a dei numeri.

Mi sono accorto che ho sempre più capelli bianchi (si bianchi) e che sono sempre più stempiato.

Alla fine, questi 30 anni sono dietro l’angolo e psicologicamente la cosa mi sta pesando. Perché mi ero dato tutta una serie di traguardi che in realtà non ho mica raggiunto. E – alle volte – in realtà mi sento molto sconfortato. Però poi passa, con una bella serie TV o rapito da parole sul Kindle. Ho deciso però per quest’anno di darmi un tono e farmelo passare invece bevendo vini pregiati.

E un altro Natale è andato

E così è passato un altro Natale.

Di quelli calmi e tranquilli, casalinghi e un po’ troppo solitari, forse.

Un Natale sobrio, senza troppi regali (né fatti, né ricevuti), senza un albero luminoso e lampeggiante.

Un Natale in cui ho sentito tantissima nostalgia. Una nostalgia piena di dubbi, di se e di ma, pur consapevole che il tornare indietro non è mai come si vorrebbe.

Però in questi giorni ho avuto modo di rivedere carissimi amici dopo troppo tempo, ho recuperato un bel po’ di sonno perduto e mi sono rilassato dopo gli ultimi giorni fin troppo frenetici.

Quindi, per ora, va bene così.

Auguri a tutti voi, anche se arrivo un po’ in ritardo 🙂

 

Fierce

In questi giorni ho avuto modo di rivedere colleghi ed ex-colleghi che non vedevo da una vita.

C’è stato modo di parlare, chiacchierare, raccontarsi, scoprire le loro novità lavorative.

E, ripensando un po’ calma a quanto detto, non riesco a non essere contento per loro, fiero di loro.

Mercoledì 1 dicembre 2004

Ciao F.!

Magari questa mia rimarrà un puro esercizio di stile, magari ti dirò più o meno le stesse cose che ti sto scrivendo o magari non te lo dirò mai, dovrò solo trovare il momento adatto per dirtelo…

Ti ho lasciato un po’ in sospeso… lo so. E dicevo che volevo dirtelo parlandotene a quattrocchi ma ora ho un po’ di paura, timore a parlartene… no, non ti preoccupare inutilmente!

È solo che c’è una parte di me che non accetto. E non si tratta dei peli o delle orecchie a sventola… è una parte di me che costituisce me stesso, e che, assieme alle altre, mi ha reso quello che sono, in bene o in male. Però la tengo nascosta, la copro con bugie che non sempre reggono, me ne vergogno, come se non fosse “normale”…

E in effetti un po’ fuori dal comune lo è però…

Cavolo! Ho veramente così tanta paura del giudizio degli altri: ho la paura, anzi, il terrore di rimanere solo, come, apparenze a parte, sono, alla fine, sempre stato. E ho paura di rimanere solo dopo aver incontrato te e l’E.. Vi voglio un bene tremendo, anche se me ne esco fuori con battute stronzissime o se magari non mi faccio vedere in uni per qualche giorno e neanche vi chiamo. Son fatto così. O prendere o lasciare, dice qualcuno. Ed è il possibile “lasciare” che mi fa paura. Vorrei escluderlo, e per questo faccio di tutto per farmi accettare, entrando in conflitto a volte anche con me stesso…

Qual è il punto ti chiederai… è difficile da dire, anche scrivendolo. O meglio… soprattutto scrivendolo: ti obbliga ad avere le idee chiare per poterlo scrivere e dargli il potere di rimanere…

Non ti sei mai accorto di qualcosa di “strano” in me? Di diverso dal comune? Forza, pensaci bene, non è poi così difficile. Come mi ha detto la M.,  “ultimamente tentavo di emergere”, ma non è poi così semplice! Soprattutto quando passi una vita a fare in modo che il problema semplicemente non esista finchè poi non scoppi (nel mio caso scappi in lacrime…) ed esplodi e capisci che non puoi tenere tutto dentro. È così ingiusto! Verso te stesso e verso quei pochi che ti stanno accanto e ti vogliono bene. E ti vogliono bene perché non sanno quella certa cosa di te, ma dopo? Scapperanno? Ti considereranno in modo diverso da prima? Sarà tutto prima e capiranno che tu alla fine sei sempre il solito e l’unica differenza è che loro sanno cosa tu sei veramente? Belle domande. Ma l’unico modo per scoprirlo è parlare ed aprirsi. Ed attendere il verdetto della giuria…

L.

Sunday happy Sunday

Una giornata di pioggia, un treno in ritardo, un parcheggio introvabile, uno scambio regali inaspettato, un pranzo in centro da Biif, una lunga camminata in Città Alta, un panorama che ti toglie il fiato anche se troppo nebbioso, un tè delle 5 e tante tante chiacchiere.

Poi pensi che senza questo blog non ci saremmo neanche potuti conoscere.

E ti scappa un altro sorriso.

 

Cose di 4 raghi e passioni in comune

Poi in chat leggi questo e ti fermi un attimo.

Cmq ragazzi, questa mail a X mi ha fatto riflettere su una cosa. Sono davvero contento di Y, davvero. Mi cospargo il capo di cenere per non riuscire a seguirlo come vorrei, e negli ultimi mesi sto facendo tutto il possiible per tenermi a parti. Sono felice del fatto che siamo tutti eterogenei in fatto di piattaforme, in fatto di background e di carriera. Sono strafelice del fatto che riusciamo ad ogni costo a portare avanti il progetto, sono davvero dispiaciuto che non siamo riusciti ad aprirlo 10 anni prima 🙂

Sì, sono molto felice e contento anche io, delle chiacchierate, delle difficoltà a trovarsi, della voglia di fare e disfare e provarci lo stesso.

Grazie a voi, raghi.

Ansie

È un periodo che in un modo o nell’altro, rimango indietro con tutte le cose da fare: non importa che siano cose di lavoro, lavori extra, passioni, robe per la casa, conti o altro.

È una disfatta totale su tutti i fronti.

E tutto questo insieme di cose da fare, tutte e troppe è anche fonte di qualche preoccupazioni e grattacapo. E ci vorrebbe qualche weekend in più per riuscire affrontarle tutte e iniziare a sfoltire quella lista e riprendere controllo delle mie ansie, che non stanno per nulla giocando in mio favore.

Uff.

These are the days

 

C’è che ti svegli la mattina sul FatBoy su cui ti sei addormentato la sera prima provando per l’ennesima volta a guardare senza addormentarti a metà quella cosa stupenda che è The normal hearth.

E ti alzi, sistemata in bagno e prendi ed esci di casa per colazione e un giro in questa città che tanto ti piace.

Non stai fermo un secondo che non riesci a non pensare quanto vuoi bene a questa città così bella e che ti sembra così umana e rimani estasiato a guardare Città Alta che sbuca lì in fondo alla via.

Punti un paio di bar per una colazione con i fiocchi, ma incontri davanti al suo ufficio il ragazzo che ti ha affittato per più di un mese la stanza che ti è servita come appoggio temporaneo e lo saluti, ci parli e ti porta lui a fare colazione e ovviamente non riesci a tirar fuori il portafogli che aveva già fatto tutto lui.

E poi giri per il centro. Da Zara a prendere finalmente quella tovaglia rossa di cui ormai ti sei convinto (anche dopo approvazione di mr. Tessili di casa) e poi da Kasanova e poi trovi uno Swatch store che sta aprendo e poi da Coin Casa, dove trovi un punto Nespresso che riesce a farti usare il buono omaggio anche se tecnicamente era scaduto e hanno l’Aeroccino che provi e te ne innamori ancora di più e non resisti dalla voglia di averlo e lo compri. E poi un salto al Carrefour per prendere delle mele e dei limoni e poi di nuovo da Kasanova a prendere una grattugia così hai tutto l’occorrente per farti quella mela grattuggiata con limone che tanto ti piace. È quella cosa che in realtà ti ricorda casa, l’essere a casa con la febbre e una mamma che si prende cura di te e ti fa quella mela così perché è l’unico modo in cui – da viziato quale sei – l’hai sempre mangiata.

E gli iMesssage con gli amici, girando ancora per il centro un po’ a caso molto a zonzo, giusto per trovare miliardi di camioncini RAI con antenne di trasmissione montate su gru e scopri che in giornata passa il giro della Lombardia.

Torni verso a casa, qualche altro vocalo e poi ci sei. Appoggi a terra i sacchetti, FatBoy e AppleTV a tutto volume con una canzone che da ieri ti è rimasta in loop.

Con tutta la calma del mondo balli in giro per casa sistemando cose, pulendo, mettendo in ordine, cantando.

E poi decidi che è il caso di scrivere qualcosa e quelle parole in loop che non riesci neanche a cantare a squarciagola perché hai un pianto in gola che ti spezza la voce. Ma va bene, perché sei contento così. Ed è bello.

These are the days that we’ve been waitin’ for
And days like these you couldn’t ask for more
Keep them coming cuz we’re not done yet
These are the days we were born to get