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E il pacco da Condé Nast

Avevo ricevuto anche io una delle #copiafallata del numero di Aprile di Wired.

Solo che tra tutti i vari impegni, non avevo avuto subito modo neanche di sfogliare il numero, che giaceva sul calorifero da uno/due giorni (sì, si era pure inzuppato tutto d’acqua).

Alla fine, mi accorgo il 5 sera, prima di andare a letto, che anche la mia copia presentava alcune pagine duplicate e altre completamente mancanti.

Mi viene poi in mente uno status su Twitter scritto dal direttore Riccardo Luna, che avevo intravisto pur non avevo idea – in quel momento – di cosa fosse una copia fallata.

Il 6 mattina (ad un orario improponibile) mando la mail con i miei dati.

L’8 aprile alle 14 mi arriva una mail dal servizio abbonamento che mi conferma l’invio della copia sostituiva.

Torno a casa dopo la serata di ieri… e mi trovo un pacco da Condé Nast sulla scrivania.

In neanche 48 ore dalla ho ricevuto la copia sostitutiva.

Complimenti al servizio abbonamenti.

E questo, sinceramente, è un ottimo esempio di customer care.

Tutto mentre ero offline

Uno non può neanche permettersi di stare offline per un giorno che succede un po’ di tutto:

  • il Gatto ha cancellato Fermenti Gattici e ha scritto un nuovo post, copiandomi il theme, tra l’altro.
  • Madonnaccia ha rilasciato la nuova versione di Celebration, la fan version. Posso dire che è addirittura peggio dell’altra? Da una parte non c’è lei che fa la zozza con Jesus, però, checcavolo! Almeno l’album edit potevano usarla, no?
  • Monopoly City Streets è stato resettato e ora i server sono completamente irraggiungibili. E’ vero che era annunciato, ma almeno lasciare uno splash screen che informa che stanno lavorando e torneranno online il prima possibile?
  • è uscito l’album dei Muse e il video di Uprising.
  • su FriendFeed oggi non è successo nulla
  • hanno scontato The Sectret of Monkey Island per iPhone. E’ pesantissimo e scaricarlo via wifi direttamente dall’iPhone è comunque un supplizio
  • qualcuno ha scritto un post su di me mentre ero distratto
  • Riccardo Luna, il direttore di Wired, ha postato la cover in anteprima del numero 8. A me sembra proprio bruttina. Il 7, lo confesso, non l’ho ancora letto tutto.

Alla fine gliel’ho detto

Alla fine gliel’ho detto.

Gli ho detto: la prima innovazione sarebbe quella di non fare mai più convegni sull’innovazione come questo. Ero nell’auditorium di Confindustria, mica nel tinello di casa.

Seduto al centro del tavolo presidenziale a mezzaluna, davanti a una platea che sonnecchiava ormai da un paio d’ore.

Facciamo un tavolo! era stata la proposta di uno del tavolo. No, facciamone quattro! aveva rilanciato un altro, evidentemente più ambizioso. Quattro bei tavoli e ci rivediamo tra un anno attorno a un quinto tavolo e vediamo quanto siamo stati innovatori!

Sembrava una riunione di falegnami.

Allora gli ho detto: mai più. Mai più un convegno sull’innovazione che non sia trasmesso in diretta su internet per dare modo a tutti di partecipare. Mai più in una sala senza wi-fi per collegarsi alla rete durante i lavori.

Mai più, ma questo sarebbe ovvio, in un posto dove non c’è nemmeno la presa per attaccare il pc e tutti scrivono a mano mentre parlano convinti della necessità di “digitalizzare l’Italia”. E mai più tavoli, gli ho detto. La digitalizzazione di questo paese non è una roba di destra o di sinistra: è una cosa da fare subito, senza tanti discorsi, copiando gli altri che l’hanno già fatta. Al limite il tavolo si fa online: una pagina wiki, dove tutti possano partecipare e postare idee.

Così è nata Wikipedia: do you know crowdsourcing? No, probabilmente.

Almeno a giudicare dal decreto anticrisi arrivato qualche giorno dopo: annuncia sconti del 50 per cento sulle tasse “per chi investe in macchinari”.

Bello, giusto. Quali? Quelli della cosiddetta tabella Ateco. Cioè? Rubinetti, tubi, pompe, forni, cuscinetti, gru…

Tutto, tranne l’hardware e il software.

L’innovazione del tubo.

Questo il coraggioso (e giustissimo) editoriale di Riccardo Luna su Wired Italia #6, quello di agosto.

Lo ammetto, il primo editoriale editoriale che apprezzo.

Che poi, in realtà, leggerlo qui sul web in plain text magari perde, ma leggerlo su Wired, con quel gioco sapiente di font-size è tutta un’altra storia.

Wired USA: DNA-Customized Medicine Still Stuck in the Pipeline

Wired USA: dna

Allora. Diciamolo.

La versione italiana di Wired non ha deluso le mie aspettative, anche se a volte ho la sensazione che sia troppo pieno.

Però spero di vedere presto anche da noi pagine del genere. La foto è semplicemente stupenda. E la pagina di destra è altrettanto stupenda, nel suo minimalismo.

Ma, ecco, non c’è un motivo preciso per questo post. Avevo solo questo link salvato in una bozza su Gmail, pronto per essere letto.

Volevo sfoltire un po’ le bozze/appunti. Così, eccolo, ora è qui sul blog, tutto per voi.

Numero 2

Sul treno, non sapevo cosa fare, davo un’occhiata a twitter.

E così ho scoperto dell’uscita in edicola del secondo numero di Wired. Inutile dire che anzichè andare diretto a casa, ho fatto una deviazione.

Chiedo di Wired, non vedendolo sul bancone del giornalaio del paesello. Cosa scusa? Sì, il giornale con la Montalcini in copertina.. ha il secondo numero? Ah, sì, capito, eccolo!

Lo guardo. Momento di sconforto. Che brutta la copertina!

Lo pago e lo prendo in mano. E lo sconforto sparisce. Wow, che figa la copertina!

Esco e continuo a toccare e a tastare la copertina come un bambinetto, fino all’arrivo in macchina.

Però, qui urge fare fare l’abbonamento. Online il prezzo per il 2 anni è salito a 24€, così come con la cartolina inclusa in questo numero. Però la cartolina inclusa nel vecchio numero, con l’offerta lancio a 19€, è valida fino al 30/04…