Archivi tag: povera Italia

Quaggiù e lassù [cronache di un paese che a volte non sembra civile]

Tutto inizia da un twit di Dania:

Il sistema Trenitalia online oggi ha fatto pagare meno i biglietti e hanno chiesto a molti di noi la differenza in treno. Italia balorda.

Roba da mettersi le mani nei capelli.

Iniziano un po’ di commenti su Friendfeed e Dania spiega meglio:

sì, questo EC ha avuto un problema sul terminale, si scusano e ti chiedono i soldi. la gente protesta moderatamente perché adesso il controllore è un pubblico ufficiale. bah. come dice la mia vicina, mica è colpa nostra se il vostro sistema sbaglia

che poi ho scelto sto treno proprio perché costava meno e sono pure seduta di fronte a un bambino coglione. sgrunt.

E in tutto questo, ci si domanda che colpa hanno i viaggiatori se il sistema ha avuto dei problemi. In un qualsiasi negozio, se per sbaglio ci sono etichette diverse, la colpa è del negozio e il prezzo che vale è quello inferiore. Perché ciò non deve valere per Trenitalia? Che colpe hanno i viaggiatori per un treno pagato online, in anticipo e che scoprono di dover pagare di più magari solo a metà viaggio?

E poi, niente, arriva la mazzata finale da Andrea:

Ricordo un racconto di viaggio in treno svedese. Notte, senza biglietto, sul treno viene spiegato al controllore che il biglietto non è stato fatto a causa di un guasto alla biglietteria automatica. Il controllore si scusa con i viaggiatori a nome delle Ferrovie Svedesi e chiarisce che il biglietto non verrà fatto pagare. Se il servizio non funziona la colpa è loro.

Svezia. Che ci facciamo ancora tutti qui in Italia?

Di Sky, Rai e il famoso decoder unico

Altra puntata della fantastica telenovela RAI vs. Sky.

Dopo aver rinunciato ad un contratto da 350 milioni di euro con la piattaforma satellitare di Murdoch, ecco la beffa: Sky introdurrà a breve una chiavetta USB da collegare al suo decoder HD per poter vedere i canali del digitale terrestre (fonte: Metro)

In questo modo, con lo stesso decoder saranno di nuovo disponibili i canali ex-raisat ora trasmessi in digitale terrestre.

E fa sinceramente ridere il commento del senatore Vincenzo Vita, ex sottosegretario alle Comunicazioni: il decoder unico si poteva fare prima. Sì, certo, se qualcuno non avesse deciso che non era più necessario.

AAA: Incostituzionale elemosina diritti

Siamo finiti a questo, ormai.

Elemosinare diritti.

O meglio, elemosinare il diritto di poter essere noi stessi, quello di poterci unire legalmente, essere riconosciuti come un nucleo familiare al pari degli altri. Il diritto di non essere derisi, oggetto di scherno o violenze, solo in quanto tali.

Beh, questi sono sogni ad occhi aperti.

E persino una piccola cosa, come l’aggravante di reato, non è passata.

Motivo portato? L’incostituzionalità.

Sembra infatti che diventeremmo più uguali degli altri, più protetti degli altri.

Ma – ora – nel clima che sembra vigere in Italia (e la nostra classe politica lo conferma, visto che ha votato contro i 2/3 della Camera), tra aggressioni, accoltellate, insulti (non ultimo quello di due ragazzi, a Canicattì, all’uscita dalla scuola, avvenuto proprio oggi), incendi, forse qualcosa che ci protegga un po’ di più serva.

Almeno finché non sarà passato il concetto che, veramente siamo tutti uguali.

Non parliamo poi del fatto che la stessa proposta della Concia era castrata priori, escludendo, di fatto, i transessuali dalla legge.

Per il resto, questa sera, a Milano, chi era lì fuori al gelo di Piazza Duomo e davanti Palazzo Marino a manifestare indignazione erano pochi. Ok, tutto è stato decisamente troppo rapido. Ma, cavolo!

Giustificati gli ammalati e chi lavora (io stesso non ho potuto esserci alla fiaccolata dell’8 settembre). Ma tutti ammalati? Tutti a lavoro? Nessun’altro poteva proprio prendere la metro o il tram ed esserci? Uno in più, è vero, poco, ma comunque uno in più.

Quanti saranno stati questa sera al Mom o a Lelephant?

Dobbiamo svegliarci, attivarci, farci vedere, farci sentire anche dai media, pretendere quello che deve essere nostro di diritto.

Dobbiamo esserci noi, non la nostra famiglia e circondati dai nostri amici.

Non lamentarci e far fare il lavoro agli altri e spallucce se questi non riescono a far nulla, tanto settimana prossima ci sarà la Paris al Borgo.

Quello che pensavo sul mancato accorto RAI-Sky e che ora mi viene confermato da qualcuno più autorevole di me

La trattativa Rai-Sky si è conclusa esattamente come era stato denunciato a suo tempo: niente accordo e fine del rapporto. In un momento di forte crisi dovuta al calo dell’entrate pubblicitarie (250 milioni di euro) la Rai ha rinunciato ad un contratto di 350 milioni (minimo garantito per sette anni). Bisogna essere chiari, chi paga il canone ha il diritto di saperlo: chi ha deciso di non rinnovare ha creato un danno economico all’azienda e si è ben guardato dal raccontare quale sarà la conseguenza che tale decisione avrà sulle strategie industriali ed editoriali.

[…]

Cosa significa la fine del rapporto Rai-Sky? Prima di tutto la fine dello scopo per cui è nata l’unica società in attivo del gruppo: Raisat. La consociata è composta da circa quaranta dipendenti di cui dieci dirigenti, la maggior parte con stipendi pesanti, da direttori, che andranno a gravare sul futuro bilancio Rai (Masi ha denunciato che causa il crollo pubblicitario il bilancio del 2009 chiuderà con un passivo tra i 100/130 milioni di euro). Raisat acquistava dalla Rai, per conto Sky, i diritti di programmi, film, materiale di repertorio, per un totale di 20 milioni di euro l’anno (in dieci anni ha portato nelle casse della tv di Stato oltre 200 milioni), inoltre deteneva i diritti del più prestigioso talk: il David Letterman Show (in previsione del mancato rinnovo contrattuale Sky in cinque minuti ha acquisito direttamente i diritti dello show americano).

Via Antefatto

Alla fine gliel’ho detto

Alla fine gliel’ho detto.

Gli ho detto: la prima innovazione sarebbe quella di non fare mai più convegni sull’innovazione come questo. Ero nell’auditorium di Confindustria, mica nel tinello di casa.

Seduto al centro del tavolo presidenziale a mezzaluna, davanti a una platea che sonnecchiava ormai da un paio d’ore.

Facciamo un tavolo! era stata la proposta di uno del tavolo. No, facciamone quattro! aveva rilanciato un altro, evidentemente più ambizioso. Quattro bei tavoli e ci rivediamo tra un anno attorno a un quinto tavolo e vediamo quanto siamo stati innovatori!

Sembrava una riunione di falegnami.

Allora gli ho detto: mai più. Mai più un convegno sull’innovazione che non sia trasmesso in diretta su internet per dare modo a tutti di partecipare. Mai più in una sala senza wi-fi per collegarsi alla rete durante i lavori.

Mai più, ma questo sarebbe ovvio, in un posto dove non c’è nemmeno la presa per attaccare il pc e tutti scrivono a mano mentre parlano convinti della necessità di “digitalizzare l’Italia”. E mai più tavoli, gli ho detto. La digitalizzazione di questo paese non è una roba di destra o di sinistra: è una cosa da fare subito, senza tanti discorsi, copiando gli altri che l’hanno già fatta. Al limite il tavolo si fa online: una pagina wiki, dove tutti possano partecipare e postare idee.

Così è nata Wikipedia: do you know crowdsourcing? No, probabilmente.

Almeno a giudicare dal decreto anticrisi arrivato qualche giorno dopo: annuncia sconti del 50 per cento sulle tasse “per chi investe in macchinari”.

Bello, giusto. Quali? Quelli della cosiddetta tabella Ateco. Cioè? Rubinetti, tubi, pompe, forni, cuscinetti, gru…

Tutto, tranne l’hardware e il software.

L’innovazione del tubo.

Questo il coraggioso (e giustissimo) editoriale di Riccardo Luna su Wired Italia #6, quello di agosto.

Lo ammetto, il primo editoriale editoriale che apprezzo.

Che poi, in realtà, leggerlo qui sul web in plain text magari perde, ma leggerlo su Wired, con quel gioco sapiente di font-size è tutta un’altra storia.

Titolo e contenuto (per non parlare delle implicazioni del non scritto)

Buone notizie! “Pestaggio in piazza Bellini, presi gli aggressori di Maria Luisa“.

Peccato che poi, leggendo l’articolo, il tutto viene un po’ ridimensionato.

Diciamo che, ecco, non è che li hanno presi. Si sono presentati più o meno spontaneamente con tanto di avvocati al seguito. E hanno ammesso, candidi candidi loro stavano litigando con un suo amico, lei si è messa in mezzo, urlando loro brutte parole e cosa potevano fare, se non picchiarla, duramente, fino ad arrivare al rischio di farle perdere la vista? Però, ecco, è stato tutto un equivoco. E l’accusa di omofobia è tutta una montatura.

In ogni caso, sono stati denunciati per lesioni gravi. Omofobia? Forse. Ma sarebbe, nel caso, solo un eventuale aggravante.

[L’articolo poi si conclude con dei commenti sulla manifestazione per il g8. Perché?]

Via Fireman