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Tra alti e bassi, la calma piatta

Il tempo avanza e avanza e avanza.

Vengo travolto da fatti e situazioni e non riesco a trovare un mio spazio, una mia via, un modo per controllarli.

Mi butto a capofitto nelle cose, pieno di speranze e aspettative che vengono puntualmente disilluse.

Devo imparare a controllarmi e a non fidarmi, mai. A mettere in chiaro le cose prima e non sperare nella correttezza a posteriori degli altri.

Devo imparare a gestire meglio le situazioni critiche e non riversare la mia rabbia e il mio nervosismo sugli altri, su chi mi sta vicino e non far trasparire invece nulla a chi ne è causa.

Uno e due

Due giorni di stacco totale dalla solita vita.

Due giorni di me, di te, di amici, di cazzeggio puro, come se non ci fosse altro.

Ma domani, pur essendo in ferie con il lavoro principale, c’è tutta una to-do list di lavori e lavoretti vari da spuntare. Oltre al tempo da dedicare all’università. Sigh.

Non tutto può sempre andare per il meglio

Altra lunga e faticosa giornata.

Mattina al lavoro davanti al fido Mac, pranzo veloce, corsa a Milano, prima riunione/colloquio.

E cavolo, ero in estasi. I sogni, i progetti, la voglia di fare, sperimentare, di provare questo e quello, di puntare sulle persone e sulla loro formazione.

Un lavoro che ispira tantissimo, ma mi fa anche paura, per la possibilità (responsabilità) di dover gestire completamente alcuni lavori. Ma anche per il campo in cui lavorano e le numerose possibilità di poter imparare dagli altri (bravissimi) che già ci lavorano.

Poi la corsa in metro per raggiungere l’altro appuntamento e una chiamata inaspettata da una grossa e famosa agenzia di comunicazione di Milano, a cui avevo mandato il curriculum un paio di mesi fa.

L’altra riunione, positiva. Il bello di spiegare le scelte, ragionare, ritrovarsi spiazzati dalle nuove necessità o da cose che si erano dimenticati di dirci.

L’arrivo a casa e la consapevolezza di avere ancora una volta fatto aspettare un’amico 2.0, sempre per questioni di un possibile futuro lavoro.

E un lungo scambio di messaggi con una persona che stimo molto per parlare male di uno sviluppatore. Scambio che è finito con la richiesta di un curriculum.

Non me la voglio tirare, ma tutto questo interesse mi fa piacere. Che poi non vuol dire nulla e magari va a finire che non riusciranno neanche ad arrivare alla fine del cv e lo cestineranno direttamente.

Ma queste cose mi rendono allegro, felice e pieno di speranze per il futuro.

Poi arriva una mail, leggi una frase e tutto sparisce. Una frase che mi fa sentire preso in giro. Una frase che mi fa rimpiangere la decisione di settimana scorsa.

Una frase che mi fa capire definitivamente che tutto quel quadretto per il futuro che mi era stato dipinto davanti agli occhi mesi fa è solo un’illusione. Perché mi immaginavo lavorare in un mondo che mi attira tantissimo e che mi affascina. E invece niente, nulla da fare.

Poi una puntata di The Walking Dead e una di Dexter mi hanno fatto dimenticare la questione.

E ora so solo che due persone aspettano curriculum e portfolio, ho un colloquio giovedì e una pagina pubblicitaria da preparare. Per le illusioni non ho tempo.

The longest one

Senza ombra di dubbio questo è stato il giorno più lungo della mia vita. Iniziato alle 8 di venerdì mattina e ora, alle 1:26 di domenica sono finalmente sotto le coperte.

Una giornata che chiude col botto una settimana pesantissima.

Lavoro, lavoro, email di lavoro, lavoro, riunioni, lavoro.

E il punto è che non sono soddisfatto. Ancora una volta mi sto chiedendo se ho preso la strada giusta o fatto l’ennesima scelta sbagliata.

Non lo so. Per il resto, buonanotte.

Che alle 8 devo svegliarmi di nuovo per finire delle cose.

È ancora troppo presto

Vi è mai capito di essere nel letto, luce spenta e non riuscire a dormire? Continui a pensare che devi liberare la mente in modo da non aver più nulla da farle fare e riuscire quindi finalmente a dormire.

E invece succede quella strana sensazione. Come se tu diventassi piccolo piccolo e il letto e la stanza sempre più enormi. Da bambino mi succedeva sempre, soprattutto quando ero a letto ammalato. Ma diventava spesso un incubo di cui avevo una paura folla, visto nel buio della stanza comparivano ingranaggi sempre più grandi che venivano verso me.

Ora invece l’incubo è interno a me. Perché ora sono i pensieri a tenerlo sveglio e mettermi paura. Penso ai capitoli e agli argomenti dei libri, vedo impressa nella mia memoria la pagina del sito orribilmente sfigurata da Internet Explorer, la collego a porzioni di CSS e penso a come risolvere il bug, rileggo mentalmente email che mi fanno girare le scatole e pendo a possibili probabili risposte.

Ma tutto questo non va bene, perché tra non meno di 4 ore devo svegliarmi, lavarmi, sbarbarmi, fare colazione e prendere un treno per Milano, ricordandomi di fare il biglietto.