At the same time, I wanna hug you
I wanna wrap my hands around your neck
You’re an asshole but I love you
And you make me so mad I ask myself
Why I’m still here, or where could I go
You’re the only love I’ve ever known
But I hate you, I really hate you,
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You & your family
È che alla fine sono in giorni come questi che ti rendi conto del concetto di famiglia e di quando quel concetto sia vicino o meno al tuo vissuto.
E in questi giorni mi sono reso conto che tengo veramente a te e alla tua famiglia e che vi voglio veramente bene e che mi sento di farne parte e vi sono grato per avermelo permesso.
We belong together
Quelle ultime parole ti prendono e si impossessano di te. Continuano a ripetersi nelle tue orecchie, nella tua mente, nel tuo cuore. E fanno male ed inizi ad analizzare il passato, alla ricerca di fatti, eventi, impressioni. Cose di cui puoi dire sì ho sbagliato o no ma cosa stai dicendo. E l’asfalto corre improvvisamente lentamente sotto le ruote. Nessuna voglia di casa, di letto, di velocità nella notte. Solo la necessità di ascoltare i pensieri e lasciarli liberi. E la musica improvvisamente perde significato, finché ti rendi conto che ti infastidisce e spegni la radio mentre beffardi dall’altoparlante escono versi che sottendono uno scenario in cui non ti ci vuoi ritrovare.
Who else am I gon’ lean on when times get rough
Who’s gonna talk to me till the sun comes up
Who’s gonna take your place, there ain’t nobody better
Progetti di coppia non condivisi
L: Ccosa dici, ci facciamo un blog comune? Magari con battutine, cose stringate o al massimo delle strip?
B: E chi le disegnerebbe?
L: Beh, tu sei bravo a disegnare.
B: Sì, ma io ti farei brutto, lo sai?
Oggi.
Se telefonando…
Ecco, alla fine le telefonate sono quelle che servono.
Quelle che ti immagini di fare arrabbiato nero, ma che poi non riescono così.
E quelle che poi, insomma, ci si dice quel che serve per chiarirsi, si sussurra, si bisbiglia e poi si va avanti, con un po’ più di serenità adosso.
E quelle che poi, una volta messe giù, ci si manda un messaggino.
Glee-ciato
Sms con profumo di eredità sfumate
L: Ciao, mi sono svegliato ora.
B: Marco di ha detto di diseredarti. E comunque si vendicherà la alla prima occasione.
L: Diseredarmi? Mmm… Perché, quindi avresti un’eredità da lasciarmi?
B: Ho cercato di spiegargli che sei tu quello ricco.
L: Beh, dai, diciamo ERO.
B: Eri? Addio!!
Due più uno e Andrew nella piscina
Che poi la serata non è stata niente di che.
Ma non per sminuire.
Eravamo solo entrambi stanchi.
E non c’è nulla di meglio di un divano e l’indecisione davanti al telecomando di Sky.
Un po’ di Lie to me (bleah!), un po’ di House (che puntata tremenda), un po’ di C.S.I. (mai far arrabbiare i canadesi), passando per Miss Marple, Desperate Houseviwes (la magica puntata in cui si scopre di Andrew) e infine Medium.
Però tutto questo è contorno.
L’importante era ben altro.
E quel divano in due mi fa sempre pensare alle quattro mura che lo circonderanno e ci ripareranno dal freddo e dal caldo, dalla pioggia e dal vento.
Compleanno e cena, italiano a parte
È che io, con la tua famiglia, mi ci trovo dannatamente bene.