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Periodi

È un periodo di corse, di fare tardi a lavoro, di esser (quasi) sempre in giro, di ansia per la tesi.

È un periodo di quelli che come metto piede in camera puff, dormo (beh, circa, quasi).

È un periodo che ho ridotto l’indice di lamentosità  e mi sento contento. Son contento di me, di noi, degli amici, dei nuovi colleghi, di quel che faccio.

E di più non dico, che so che poi mi porto sfiga. Ma almeno un teaser volevo farlo. Grazie a tutti.

E tu, passate bene le feste?

È la domanda più banale di questo periodo.

E la risposta da dare in realtà  non è così semplice e scontata. Perché d’istinto dovrebbe essere un “sì, tutto bene”: alla fine ci sono state le belle giornate in famiglia (sia con la mia che con quella acquisita), la felicità  per il nipotino appena nato, il relax di una giornata in montagna tra camino, partite interminabili (per colpa della mia regola speciale, tra l’altro) ad Uno, mini-battaglie a palle di neve, l’aver passato il capodanno in quella casa di Bergamo che ha sempre il potere di farmi sentire bene, rilassato, tra amici.

E poi ci siamo quasi con la tesi. La deadline per la consegna della parte progettuale si avvicina inesorabilmente e sono anche abbastanza soddisfatto del lavoro di gruppo che stiamo facendo. Un’interessante novità  a livello lavorativo che si spera continui bene così come è cominciata.

Però arrivano i però. Perché in queste giornata non ci sono stati giorni di riposo, di dormite colossali, di dolce far nulla. Sempre a correre in giro da un cliente o da un altro, tra macchina, benzina, passante, metro. Fatture da emettere, pagamenti da ri-richiedere anche se continua ad esserci chi fa orecchie da mercante, giornate passate davanti al computer. L’avere praticamente solo 3 giorni di vacanza (25, 31, 6) e aver comunque lavorato anche gli altri giorni.

E quindi, sì: potrei rispondere un “sì, tutto bene”. Ma aggiungerei anche un “ma mi sento più stanco di due settimane fa”.

One step away

È un momento che non so definire. Troppe cose in ballo, troppe cose che non vanno, troppe cose che non riesco a gestire.

Azioni, non azioni, fatti ed errori che fanno solo male, non solo a me.

La paura di muoversi, di fare qualsiasi cosa, che tanto è sempre sbagliata.

Il rendersi conto che forse sto diventando sempre più freddo e distante, intrappolato in una realtà  che sento sempre meno come mia.

Di nuovo la voglia di prendere e scappare. Ma dove?

back @ home

Che poi è strano ritornare, dopo aver vissuto giorni in pace e tranquillità  dopo la tempesta di quella notte.

Dopo essermi sentito accolto e circondato da affetto e supporto.

E anche se alla fine mi ritrovavo a fissare di notte il soffitto e non riconoscerlo come mio, mi sentivo comunque tranquillo e al sicuro.

Solo che non si poteva continuare ad andare avanti così e bisognava prendere in mano la situazione per tentare di cambiarla.

E quindi la decisione impulsiva, la borsa fatta al volo, i saluti e i ringraziamenti.

E il rientro. Tutto esattamente come era stato lasciato. Sempre le solite cose non dette, i silenzi, l’incapacità  di guardarsi negli occhi e parlare delle cose veramente importanti, non di università , lavoro, fatture, benzina, autostrada, telepass, fastweb.

Incapacità  mia, ancora una volta, di affrontare il discorso. Incapacità  loro (o non volontà ) di farlo.

E quindi niente.

Riassumendo: sono a casa, ma ora sento nostalgia.

Triangolando per l’Italia

Che poi in questa epoca di social network in cui tutto è istant, va a finire che ci si dimentica del proprio blog e di scrivere qualcosa.

E così, dopo circa 10 giorni sono ritornato a casa, dopo una vacanza troppo breve per i miei gusti.

Prima tappa in quel di Torre del Lago dove un amico ci ha ospitati nella sua meravigliosa Laverda Ascot 480cs.

Alla fine, prima vera esperienza in campeggio. E devo dire che mi ci potrei abituare, soprattutto se vissuto così: la calma, la tranquillità , il prendersi i propri tempi.

Mare, di quelli belli, in una spiaggia non attrezzata. Sole, abbronzatura controllata, tramonti meravigliosi.

Serate disco, una sera sì e una no. Un po’ una delusione, pensando a chissà  cosa. E invece erano “solo” famosi locali che d’estate rivolgono le casse alla strada e la gente balla lì.

Complimenti a chi gestiva i videomix del MamaMia, ma il dj allo Stupid!A era sempre ridicolo. Se non sai mixare le canzoni, bello mio, cambia mestiere. E lasciamo poi perdere la selezione musicale. Sempre sempre sempre sempre quelle. E manco quelle belle.

Mi son reso conto di provare veramente fastidio per una certa tipologia di astanti, per il loro modo di fare, di muoversi e di comportarsi. Eppure, non dovrebbe essere così, giusto?

Mi ha fatto impressione invece vedere la folla intera urlare e muoversi a ritmo mentre partiva una delle cosidette “sigle”. Ero abituato alle animazioni da villaggio turistico, ma così è troppo, veramente. In compenso ho scoperto dell’esistenza di Redefinition degli Infernal, che è spettacolare.

E poi, quel senso di ansia, oppressione e soffocamento provato l’ultima sera. Ma eravamo pur sempre in una discoteca all’aperto, no?

Il ritrovarsi con una (web)amica di Milano, passare con lei (+ ragazzo) un paio di pomeriggi in spiaggia di calma e relax. E poi la cena, con un altro famoso internettiano. Di quelle cose che ti fanno bene e piacere, insomma.

E alla fine, una settimana di mare e relax e divertimento è corta, cortissima.

Continuo a provare odio per Trenitalia, il suo sito, sistema di prenotazione, visualizzazione di prezzi e orari, ai frecciargento che fanno 20 minuti di ritardo su 2 ore di viaggio, ai treni carrobestiame, a come non riescano MAI a spiegare agli stranieri come funzionano gli InterRail, ai posti prenotati e ovviamente occupati.

Poi si arriva a Padova, ci si ricorda dell’ottima ospitalità  e di quanto è piacevole passare il tempo con certi amici.

La trasferta a Treviso di domenica, la tortura del dover preparare quella macedonia (Simone, ricordatelo: mai più, mai più), altri amici, altri ricordi. Un pranzo, le chiacchere, la solita pesca, la cena, la stanchezza.

E il ritorno nella triste milano, la corsa per la coincidenza, l’esser chiuso fuori di casa perché qualcuno è partito (peccato per la litigata per lasciare a casa le chiavi che, insomma, se me le rubano poi ci entrano in casa) e il rimediar piacevolmente a casa di qualcun altro.

Una giornata strana, di quelle che vorrei si ripetessero presto e possano diventare routine di vita futura.

E siamo a tre

Oggi è successo un’altra volta, per la precisione la terza (o la quarta?) nel giro di 2 anni.

Eventi troppo sporadici e comunque collegati ad una brutta situazione esterna per preoccuparsi? Forse sì.

Eppure mi son reso conto che, in scala minore, mi stanno succedendo un bel po’ di volte, anche quando non sono così arrabbiato, deluso, preoccupato.

E forse, si tratta solo di trovare coraggio e il tempo per affrontare di petto la situazione e capire se c’è qualcosa che non va o se sono solo infondate paranoie.