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Elogio di FriendFeed: le belle persone

FriendFeed avrà  pure i suoi difetti, ma io non posso che ringraziarlo.

È grazie a questo social network che ho avuto modo di conoscere molta nuova gente ed apprezzare particolarmente alcuni di loro.

Uno di questi è una persona che definire affascinante è dir poco: una di quelle persone che potrebbero parlare per ore e tu rimarresti comunque imbambolata. Una di quelle persone che è disponibile, generosa, disponibile, competente ed onesta.

Ed ecco, io, non posso fare altro che ringraziare FriendFeed per l’opportunità .

Spese (cronache di una giornata ordinaria)

Riassumendo la giornata di oggi:

iPad arrivato, nottata passata a giocare/impostare/configurare e poi lavorare su un paio di cose

Arrivare a Certosa, farsi al solito tutta la stazione per arrivare all’unica macchinetta per timbrare e… “solo tessere elettroniche”. Salire sul treno, scendere a Garibaldi, beccarsi un controllore che ti fa la multa (51€ ora oppure può fare ricorso ma se le va male son più di 200€. Ah, ma allora lo fate apposta! Sapete che a Certosa c’è una sola macchinetta e che oggi non timbra? Sì, ma lei non doveva salire senza timbro. E comunque loro lo sanno. E comunque sì, ha ragione, probabilmente lo fanno anche apposta a non aggiustare le timbratrici). Venti euro nel portafogli, la corsa di sopra alla ricerca del bancomat, il pin sbagliato per due volte e il rischio della terza, l’annulla all’ultimo, aspetta 30 secondi, riinserisci la tessera, prevela 50, torna dallo strozzino). Guardi: vada in Centrale e faccia reclamo, a noi non ci ascoltano, ma magari lei che è arrabbiato per la multa sì. Ok, grazie, fan c***.

Corsa in office, in ritardo, non riuscire beccarsi col capo (bloccato in riunione) con cui si doveva andare da un cliente, andare dal cliente (importante) da solo. Non trovare il posto (certo, se ti suono 3 volte e 3 volte mi apri il cancello e non mi rispondi su dove diavolo sei, io mica ti trovo, visto che non hai neanche una targhetta visibile, no?

Tornare a porta Genova, beccare al volo il Byb in copisteria, sentire al volo una persona che stimo veramente tanto e organizzare una chiaccherata di lavoro. Divagazioni di qui, di là , di su e di giù. Ottima compagnia, il tempo che passa. Accorgersi alle 19 di non avere fatto né colazione né pranzo. Scroccare così una pasta + nonmiricordocosa buonissima, al prezzo di una mazzetta di prezzemolo all’Esselunga lì vicino.

Continuare a parlare, parlare, parlare e parlare. Scroccare un passaggio verso Certosa, recuperare la macchina e mettere piede in casa alle 23.

Rispondere alle mail, accorgersi che, ehi, sabato c’è il concerto della GaGa!!!111!!!1!1! , controllare il conto, vedere che è arrivato un mezzo pagamento di una fattura, finire a spendere la stessa identica cifra (no, di più!) in soluzioni di backup, hd esterni e chiavette usb (che servono sempre).

Rendersi conto che è finito il mese e che serve la ricarica della 3 e quindi spendere altri 10€ di ricarica (dopo averne spesi altri 20 nel giro dell’ultima settimana). Tranne poi pensare che c’è ancora un iPad 3g 32gb da pagare e che forse ha senso tenere traccia dei lavori fatti e che devono essere pagati, no?

E poi, arriva natale e ci sono i regali da fare. Beeeneeee…

Nel frattempo

E niente… settimana piena, piena, pienissima.

Solo lavoro, solo lavoro (e venerdì sono arrivato a casa alle 23, dopo essere uscito di casa alle 7:30, ringraziando la neve. Un riunione saltata causa altro lavoro, la consegna di una prima pubblicità  per iPad andata un po’ troppo per le lunghe, visto che abbiamo finito alle 21.15. Poi il rimanere bloccati nel cortile dell’ufficio, causa cancello automatico rotto. E, infine, il ritornare a casa alle 23 dopo una pausa Mc visto che non ce la facevo più per i crampi allo stomaco).

La prossima settimana, forse sarà  ancora peggio, ma per lo meno domani dovrebbe arrivarmi un iPad, che tecnicamente mi serve per lavoro.

Oggi tutta la giornata in giro con amici (al GameShow ad Assago: nulla nulla nulla di che, ma giornata decisamente piacevole) e con il B. Una visita veloce all’amica che se ne scapperà  per un anno in Australia e la decisione delle tariffe.

E si avvicina una settimana che non so come sarà  organizzata: già  domani ho due riunioni, ma boh. Martedì un appuntamento dal commercialista, mai confermato. Mercoledì un photoshooting in Lab foto al Poli in cui io sarò il protagonista. E poi boh, vedremo come vanno le cose.

Intanto, sto facendo un po’ di pulizia online: il mio twitter ora è pubblico e lo utilizzerò di più, promesso. È online anche un nuovo blog (per chi mi conosce, cercate mionomemiocognome punto net) un po’ più professionale, che non collego con questo per avere due spazi separati: questo rimarrà  personale come è sempre stato.

E poi, boh. Son successe altre cose, ma mica me ne ricordo…

Non tutto può sempre andare per il meglio

Altra lunga e faticosa giornata.

Mattina al lavoro davanti al fido Mac, pranzo veloce, corsa a Milano, prima riunione/colloquio.

E cavolo, ero in estasi. I sogni, i progetti, la voglia di fare, sperimentare, di provare questo e quello, di puntare sulle persone e sulla loro formazione.

Un lavoro che ispira tantissimo, ma mi fa anche paura, per la possibilità  (responsabilità ) di dover gestire completamente alcuni lavori. Ma anche per il campo in cui lavorano e le numerose possibilità  di poter imparare dagli altri (bravissimi) che già  ci lavorano.

Poi la corsa in metro per raggiungere l’altro appuntamento e una chiamata inaspettata da una grossa e famosa agenzia di comunicazione di Milano, a cui avevo mandato il curriculum un paio di mesi fa.

L’altra riunione, positiva. Il bello di spiegare le scelte, ragionare, ritrovarsi spiazzati dalle nuove necessità  o da cose che si erano dimenticati di dirci.

L’arrivo a casa e la consapevolezza di avere ancora una volta fatto aspettare un’amico 2.0, sempre per questioni di un possibile futuro lavoro.

E un lungo scambio di messaggi con una persona che stimo molto per parlare male di uno sviluppatore. Scambio che è finito con la richiesta di un curriculum.

Non me la voglio tirare, ma tutto questo interesse mi fa piacere. Che poi non vuol dire nulla e magari va a finire che non riusciranno neanche ad arrivare alla fine del cv e lo cestineranno direttamente.

Ma queste cose mi rendono allegro, felice e pieno di speranze per il futuro.

Poi arriva una mail, leggi una frase e tutto sparisce. Una frase che mi fa sentire preso in giro. Una frase che mi fa rimpiangere la decisione di settimana scorsa.

Una frase che mi fa capire definitivamente che tutto quel quadretto per il futuro che mi era stato dipinto davanti agli occhi mesi fa è solo un’illusione. Perché mi immaginavo lavorare in un mondo che mi attira tantissimo e che mi affascina. E invece niente, nulla da fare.

Poi una puntata di The Walking Dead e una di Dexter mi hanno fatto dimenticare la questione.

E ora so solo che due persone aspettano curriculum e portfolio, ho un colloquio giovedì e una pagina pubblicitaria da preparare. Per le illusioni non ho tempo.

The longest one

Senza ombra di dubbio questo è stato il giorno più lungo della mia vita. Iniziato alle 8 di venerdì mattina e ora, alle 1:26 di domenica sono finalmente sotto le coperte.

Una giornata che chiude col botto una settimana pesantissima.

Lavoro, lavoro, email di lavoro, lavoro, riunioni, lavoro.

E il punto è che non sono soddisfatto. Ancora una volta mi sto chiedendo se ho preso la strada giusta o fatto l’ennesima scelta sbagliata.

Non lo so. Per il resto, buonanotte.

Che alle 8 devo svegliarmi di nuovo per finire delle cose.

Fidati, non è vero.

Una settimana tremenda, con troppe cose da fare, consegne che si accavallano, nervosismo e troppo poco tempo.

Però la cosa assurda (ed egoista) è che ho trovato un po’ di tempo per me stesso e sono andato prima ad una lezione di prova di fit boxe poi, la sera stessa, mi sono iscritto in palestra.

Abbonamento full-optional, per un anno. Ho scelto di pagare subito, che a sentire la parola finanziamento son stato male. Così mi hanno regalato altri 42 (42, sì) giorni gratis. In pratica, l’abbonamento mi scade a dicembre 2011. Ansia.

Oggi prima lezione seguito dall’istruttore per preparare la scheda. Credo influenzato dal buon Poto ho scelto il tapis roulant al posto della cyclette, poi qualche macchina infernale con pesi al minimo, poi ancora tapis roulant e poi niente, sono morto.

La sala attrezzi era mezza vuota, vista l’ora, ma c’era un tizio pompato e tamarro, con canotta grigia scura. In spogliatoio si è messo a parlare con un altro tizio. Prima di un locale, dove lui avrebbe lavorato nel weekend. Pensavo fosse un buttafuori. Ma quando ho iniziato a sentire faccio serata e il discorso è finito su Corona e Lele Mora e lui è caduto dal pero che no, ma vah, ma dove l’hai sentito, mica devi credere ai giornali, io quell’ambiente lo conosco, io ho vissuto con Daniele e conosco anche Costantino, fidati, non è vero.

Ammetto che non vedevo l’ora di finire di rivestirmi e scappare via. Ma fortunatamente ha finito prima lui. Niente doccia, sì è infilato su una maglia, si è cambiato le scarpe, ha indossato il piumino catarifrangente e via, se ne è uscito. Meno male.

Ora devo solo segnarmi giorno ed ora. Per sapere quando non allenarmi.

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Che poi, va a finire che in in questi momenti di pessimismo cosmico l’unica cosa che vorrei è andarmene da questa vita che mi fa sentire sempre meno a mio agio e riiniziare con una nuova, pulita e scintillante. Dall’altra parte del mondo.

C’è la gente normale. E poi ci sono io

Si dice che quando ha qualcosa dentro è peggio perché ci stai male ed invece devi buttarlo fuori, perché così ti sfoghi e stai meglio.

Ecco, no, non so se è una cosa che mi funziona. Più che altro perché io, quando tiro fuori le cose, va a finire che mi arrabbio ancora di più e sto peggio, quindi, forse, tanto vale tenermele dentro e starci male solo io piuttosto che soffrirne in due, dieci o centomila.

Quelle frasi, quelle parole, quei gesti

Sono fatto strano. E probabilmente già  si sapeva.

Eppure sempre più spesso mi trovo a ripensare a frasi, parole, gesti successi uno, due, tre giorni prima e ci rimugino e rimugino e le analizzo e il più delle volte finisco per arrabbiarmi.

Perché sono un po’ stufo di essere quello che lascia sempre correre, una volta, due volte, tre volte.

Perché sono stufo che gli altri si preoccupino solo di loro stessi fregandose delle conseguenze che le loro azioni hanno su di me.

Sono stufo di battute che dovrebbero fare ridere su quello che sono, quello che faccio e come decido di vivere la mia vita, il rapporto con i miei genitori, il rapporto con gli amici e con il mio conto in banca.

Sono stufo di persone che si definiscono amiche e si ricordano di me solo quando hanno bisogno, tranne poi essere in grado di tagliare i ponti in un istante, senza dare spiegazioni, sparendo nel nulla.

Sono stufo di essere sempre l’escluso che scopre le cose per ultimo perché semplicemente si dimenticano di dirmele, di invitarmi, di avvisarmi.

Quindi, sinceramente, se le cose stanno così, tanto vale allontanarsi da tutto e tutti e vivere la mia vita per conto mio, fregandomene del mondo.

E se proprio volete, sapete come contattarmi. Ma tanto mica mi illudo.

Un raggio di sole nel buco del *censored* di un dinosauro

Fondamentalmente la gente pensa che siamo solo dei rompicoglioni, ma essere umorali è una cosa spossante. In un attimo la vicinanza si trasforma in distanza e quello che ci lega agli altri diventa quello che ce li fa percepire anonimi e lontani. E più lo stimolo scatenante è oggettivamente una cazzata, più ci incazziamo; e più le nostre reazioni sono irrazionali e sovradimensionate, più ci appaiono motivate e vincolanti, perché, nate dal nulla, cominciano a trovare la loro ragion d’essere nel fatto stesso di esistere, e si alimentano dei loro stessi effetti, e diventano distruttive, e più annientano più miseramente ci soddisfano. Ma noi dall’umore volubile queste dinamiche le conosciamo e abbiamo imparato a restare un po’ in disparte non appena percepiamo quel piccolo scollamento, quella distanza iniziale: aspettiamo il processo inverso e speriamo che nel frattempo qualcuno ci chieda quanto prima ma che hai?

L’originale lo trovate su Errata Corrige
Io l’ho solo fatto mio e modificato leggermente.