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Cercasi urgemente appartamento a Milano, anche minuscolo, brutto, non servito dai mezzi e in zona scomoda.

Offresi in cambio, nel caso non riesca  permettermelo col mio misero stipendio, posto letto in favolosa villetta in provincia, disposta su due piani, 3 camere, 2 cucine, doppi servizi, giardino, arredata e dotata di tutti i comfort, inclusa una genitrice ossessiva che ha pure imparato a leggere i messaggi personali sul (mio) iPhone.

No Telepass? Ahi ahi ahi!

Io vorrei sapere cosa c’è di così difficile.

Si sceglie la propria corsia del Telepass e la si segue, fino alla fine. Si abbassa gradualmente la propria velocità , fino ad arrivare ai 40km/h. Tanto, se si va più forte, il Telepass non fa in tempo a bippare e la sbarra non fa in tempo ad alzarsi, quindi si è costretti, in ogni caso, ad inchiodare.

E se il Telepass non bip ma boop, se i semafori diventano rossi e la sbarra non si alza, a 40 all’ora la frenata è facile e dolce, fino a fermarsi vicino alla colonnina. A quel punto basta premere un tasto, aspettare 3-4 secondi e un operatore chiede conferma sul casello di entrata, il Telepass fa bip e la sbarra si alza.

Direi che è molto più semplice e più sicuro che non mettere la retromarcia e cambiare corsia, no?

Quindi, ora, spiegatemi cosa ci sia di così difficile da capire o da fare. E non venitemi a dire che tutti quelli che fanno retromarcia.. ops, hanno sbagliato corsia perchè non hanno il Telepass!

Ma soprattutto non parlatemene dopo giorni di imbecilli alle corsie Telepass, caselli chiusi, lavori in corso e tratti interi di autostrada bloccati, grazie.

Me stesso?

Non posso leggere queste frasi, perchè inizio a domandarmi chi in realtà  io sia. A volte, mi rendo conto di avere mille sfacettatture che però non mostro, in contemporanea, a tutti. Che ho mille volti che ben pochi, in realtà , conoscono. Non è questione di nascondersi, nè è questione di falsità . È solo che.. boh! Per un motivo o per un altro spesso non riesco a comportarmi come vorrei, spesso non mi sento me stesso, ammesso che io riesca a capire chi sia effettivamente questo me stesso.

La cosa che però mi preoccupa è che con queste persone riesco ad essere simpatico, gentile, cordiale, accondiscendente. Riesco a farmi usare, ingannare, fregare. E spesso o addirittura quasi sempre sono persone che non si meritano di vedermi così, non si meritano la possibilità  di usarmi, ingannarmi, fregarmi. Non si meritano di vedere il lato forse buono (e ingenuo) di me.

E invece poi va a finire che le persone a cui tengo di più vedono invece un me diverso. Vedono un me stupido, cretino, paranoico, fissato, egocentrico, vendicativo, intrattabile, sbadato, velenoso, dannatamente lunatico. E riesco sempre a combinare qualche pasticcio, ad arrabbiarmi per un nonnulla, a serbare rancore.

E la domanda è quella, sempre quella. Io, veramente, chi sono?

“Mi da’ fastidio”. E il banner scomparve.

Di solito non parlo mai di questi argomenti. Ma ho scoperto una cosa. Esisteva un banner. Un banner “Il Papa condanna questo blog”. Un banner che forse per qualcuno era un po’ pesante. Ma che per altri significava un netto allontanamento e una dura critica nei confronti di alcune posizioni espresse dagli esponenti della Chiesa Cattolica. Anzi, come dice lo stesso autore del banner:

I motivi di questo banner li spiegai in questa pagina. Mi sembra chiaro, a parte il tono ironico, il significato: il banner etichetta in modo goliardico il sito come un luogo in cui si esprimono opinioni (filosofiche, politiche, chiamatele come volete) DIFFORMI da quelle della Chiesa Cattolica (si parla quindi di semplice diritto di critica). Le posizioni della Chiesa sono rappresentate dal Papa, suo principale rappresentante, solo per sineddoche, non si tratta di un attacco personale.

[…]

Insomma, per farla breve, questo Papabanner non voleva offendere nessuno e, anche sforzandosi, non credo si possa attribuirgli più significati di quelli esposti (che tra l’altro erano già  ben spiegati a suo tempo nell’apposita pagina): diritto di critica e un po’ di ironia. Se uno invece è d’accordo col Papa, perfetto, che non si prenda il banner, non c’è bisogno di insultarmi come molti hanno fatto, attaccandomi personalmente, offendendo me e i miei congiunti. Dei veri cristiani!

Ed ora, però, è giunta la denuncia! Secondo il suo racconto, Burbero Scontroso è stato contattato da un lavoratore dell’hosting su cui si trovava il banner, comunicandogli che la polizia li aveva contattati informandoli di una denuncia e quindi lo spazio web era stato disattivato (con conseguente sparizione del banner). Ma, al momento, quella fantomatica denuncia non è ancora arrivata, non è ancora stata ufficializzata (come al solito, in Italia, il denunciato è l’ultimo a saperlo!). E dopo alcuni controlli

Vengono fuori due cose, una rassicurante, una inquietante. La prima è che non c’è una vera denuncia come mi era stato detto, ma solo la minaccia di una possibile azione legale, ovvero qualcuno ha contattato la polizia e gli ha detto che avrebbe potuto procedere se la cosa non rientrava. La questione inquietante è che io pensavo che a farlo fosse stato uno di quei mitomani senza nulla da fare se non venire ad insultarmi sul blog. Invece si tratta della Chiesa stessa. Esatto. Questo spiega molte cose, come ad esempio il perché la polizia non li ha mandati al diavolo per questa sciocchezza.

E, sinceramente, non capisco. Non capisco il motivo della “denuncia”, dell’intimidazione, per un bannerino, chiaramente provocatorio e satirico che – tra l’altro – non ha neanche riscosso poi così tanto successo (l’autore stesso parla di 500 blog, molti dei quali sconosciuti ai più).

E, tanto per concludere in bellezza:

Il poliziotto mi ha detto che non succederà  nulla se le cose rimangono come adesso, ma che io sono libero di rimettere il banner, sapendo però che c’è qualcuno che potrebbe denunciarmi per questo. Questa non è proprio censura in effetti, ma un modo tutto italiano di ottenere lo stesso risultato: non è che ti impediamo di fare una cosa, tu la puoi fare, ma sappi che se lo fai dovrai vedertela con gente molto più potente di te che, magari anche a torto, può vincere in tribunale perché si può permettere dei buoni avvocati.

Povera, povera Italia. Perchè, come viene scritto nei commenti a quel post:

In Italia la responsabilità  non è mai proporzionale al potere. Un povero cristo crea il Papabanner e lo si oscura. Un comico lancia delle accuse (fondate) e lo si denigra pubblicamente. Un ministro fa gestacci all’Inno Italiano e non soffre nessuna conseguenza. È l’Italian Style: schiacciate le formiche, giustificate gli impenitenti. 

E con questo, veramente, chiudo.

E con questo, sinceramente, la mia voglia di scappare altrove aumenta, sempre più, a dismisura.

Fame e colleghi

A volte mi chiedo perchè il baretto sotto l’ufficio, nell’ora dell’aperitivo, non pensa di offrire ai propri clienti (ovvero.. tutto l’ufficio) qualche schifezzina da mangiare: pizzettine, bruschette o anche solo patatine. In nostro baretto offre solo, a giorni alterni, qualche brioches.

Così abbiamo trovato il “nuovo” baretto: stuzzichini a non finire.

Però, ovviamente, non si può uscire in massa e conviene andare divisi, in modo da non lasciar mai completamente sguarnito nessuna funzione della catena di lavoro.

E così, ultimamente, andavo sempre assieme a un giornalista e a uno stagista, al “solito” baretto, rifacendomi sulle brioches. Oggi, però, avevo fame. E delle brioches non mi sarebbero bastate. Oggi, per me, sarebbe stato molto meglio spizzicare e mangiare diverse schifezzine.

C’era così bisogno di fare un “cambio di gruppo”, per poter entrare a far parte della fazione del “nuovo” baretto. Ma (perchè mi stupisco?) nessuno si è proposto di fare cambio con me, pur considerando la mia “necessità ” di mangiare, e molto.

Così.. o me ne andavo da solo.. oppure andavo con gli altri al “solito” baretto. E ho optato per la compagnia. E ho perso il cibo, visto che oggi – sfiga vuole – che non c’era neanche una brioches. Cioè, una c’era. Era grande come un terzo di una brioches che uno definirebbe piccola. Era assolutamente minuscola. E costava la stessa cifra.

E così, son qui che muoio di fame. Potevo ordinarmi una pizza, dai kebhabbari qua sotto, ma ho preferito evitare l’olio di motore che utilizzano di solito per condirla. Oppure potevo prendere, farmi 15 minuti a piedi, e arrivare nella pizzeria al trancio buonissima, che però nessuno dei colleghi apprezza. E che non consegna a domicilio sotto una certa cifra, ovviamente.

E così, son qui che muoio di fame.

E sì, è vero, questi non son problemi gravi.

Però a me questi comportamenti, questo menefreghismo, questa non volontà  di venire (per una cazzata) incontro agli altri, genera molto – troppo – fastidio.

A me, stranamente, la campagna piace

At one point, everyone thought the Earth was flat. Get the facts about Windows Vista
At one point, everyone thought the Earth was flat. Get the facts about Windows Vista

Sì, non stupitevi. Anche io potrei apprezzare qualche mossa di Microsoft. E in questo caso, questa campagna pubblicitaria è bella e ben fatta. Peccato per il prodotto che pubblicizza. E peccato che io rimanga dell’idea che Vista sia un tremendo sistema operativo. Altro che facts about Windows Vista!

Ancora sui fatti di Genova

Un altro, l’ennesimo post veramente curato e ben scritto di Sonounprecario che espone la sua opione sulla pessima regia del documentario di La7 sulla ricostruzione dei fatti di Genova del G8 e ne approfitta per ricostruire alcuni momenti di quella tragica giornata, tra l’altro ben documentata su questa pagina di Wikipedia.

Complimenti, ancora, a Sonounprecario per la qualità  e l’approfondimento dei sui interventi.

E un motivo, un’occasione in più per riflettere, per pensare alla nostra Italia e – almeno per me – star male.