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Reaching for divinity

E alla fine, all’Eurovision Song Contest 2012 ha vinto la Svezia, con “Euphoria” di Loreen.

Una canzone assolutamente eurodance, ma che ha funzionato benissimo. E lei è brava, ha cantato bene e complimenti al comitato artistico per la scelta dei backdrop assolutamente minimali, la coreografia e le inquadrature perfette.

E ora: (PUT YOUR HANDS) U-U-U-U-U-U-UP!

 

[Glee] Cough Syrup

[questo post ed il video contengono spoiler per chi non ha ancora visto la 3×14 di Glee]

È che quasi perdi la speranza che Glee possa ancora darti emozioni. E poi, ad inizio puntata, ti ritrovi questa canzone, accompagnata da quelle scene di Karofsky. Un personaggio che hai odiato e poi, poco alla volta, amato.

http://www.youtube.com/watch?v=9b7mvefaBPA

Ed è un strazio vederle. Vedere come ha inizio la fine, come per lui sia impossibile sostenere una situazione simile a quella di cui si è reso responsabile con Kurt.

La fuga, la negazione, l’impressione di aver perso ogni cosa, la profonda solitudine.

La disperazione, risolta con una irrazionale soluzione che è solo una delle vie di fuga più semplici. E la meticolosità nel preparasi all’atto.

Scene che si prendono possesso di te e ti bloccano il respiro, riaprendo a forza ricordi, pensieri e situazione che pensavi di avere sepolto per sempre. E invece riemergono con forza e stai ancora più male perché, purtroppo, sai benissimo cosa vuol dire finire in quelle tenebre.

Life’s too short to even care at all oh
I’m coming up now coming up now out of the blue
These zombies in the park they’re looking for my heart oh oh oh oh
A dark world aches for a splash of the sun oh oh

Zero Gravity

Feels like, coming home
After traveling a million miles
I am, not alone
Searching for the starlight in the darkest skies
A complex, surface
Laid out right before our eyes
Everything, makes sense
Now that you are by my side

I’m as light as I can be
You got me feeling weightless
You take me on an odyssey
You got me feeling weightless
You make me float free
My love for you is endless
No ties are binding me
Oh I’m in zero gravity

Now I’m in zero gravity

Oh I’m in zero gravity

All the, pain in me
No more needs to be expressed
Feels like, I can breathe
You lift a burden off my chest
Traces, of sadness
No more chain me to the ground
I am, limitless
Ever since you came around

I’m as light as I can be
You got me feeling weightless
You take me on an odyssey
You got me feeling weightless
You make me float free
My love for you is endless
No ties are binding me
Oh I’m in zero gravity

Now I’m in zero gravity

Oh I’m in zero gravity

Now I’m in zero gravity

Oh I’m in zero gravity

I’m as light as I can be
You got me feeling weightless
You take me on an odyssey
You got me feeling weightless

Sogni di oggi, traguardi di domani

La domenica è sempre così: anziché fare una delle n-mila cose che devi fare, ti ritrovi a perderti tra pensieri e sogni.

Pensi a quando finalmente potrai considerare concluso il capitolo universitario in quel di Bovisa, pensi alle cose da fare vedere dire in quei meritati 10 giorni giorni di riposo in quel di Londra in ottima compagnia, pensi a quel progetto di vita a medio-infinito termine che coincide col convincere una banca a darti un mutuo per la nostra casa.

E il problema è che sogni oggi e vorresti che fosse già luglio, agosto o quella data fatidica che sembra tendere all’infinito. Ti immagini i dettagli del tuo book, l’ansia per il file della presentazione che chissà se si aprirà senza problemi, a chi potresti trovare in commissione; ti immagini annotare su quella Moleskine City Book dettagli, percorsi, cose viste, ti immagini rispolverare la reflex e la gioia, l’allegria, le risate; ti immagini soluzioni d’arredo, le feste in giardino con amici e colleghi, le sere d’inverno sul divano condividendo la coperta guardando tv o obbligandolo a giocare a qualcosa.

Il fatto è che sogni oggi il tuo domani, ma inizi subito a perderti in situazioni, problemi e difficoltà che sicuramente salteranno fuori e renderanno tutto più complicato, quasi impossibile. E ci rimani male.

Periodi

È un periodo di corse, di fare tardi a lavoro, di esser (quasi) sempre in giro, di ansia per la tesi.

È un periodo di quelli che come metto piede in camera puff, dormo (beh, circa, quasi).

È un periodo che ho ridotto l’indice di lamentosità e mi sento contento. Son contento di me, di noi, degli amici, dei nuovi colleghi, di quel che faccio.

E di più non dico, che so che poi mi porto sfiga. Ma almeno un teaser volevo farlo. Grazie a tutti.

E tu, passate bene le feste?

È la domanda più banale di questo periodo.

E la risposta da dare in realtà non è così semplice e scontata. Perché d’istinto dovrebbe essere un “sì, tutto bene”: alla fine ci sono state le belle giornate in famiglia (sia con la mia che con quella acquisita), la felicità per il nipotino appena nato, il relax di una giornata in montagna tra camino, partite interminabili (per colpa della mia regola speciale, tra l’altro) ad Uno, mini-battaglie a palle di neve, l’aver passato il capodanno in quella casa di Bergamo che ha sempre il potere di farmi sentire bene, rilassato, tra amici.

E poi ci siamo quasi con la tesi. La deadline per la consegna della parte progettuale si avvicina inesorabilmente e sono anche abbastanza soddisfatto del lavoro di gruppo che stiamo facendo. Un’interessante novità a livello lavorativo che si spera continui bene così come è cominciata.

Però arrivano i però. Perché in queste giornata non ci sono stati giorni di riposo, di dormite colossali, di dolce far nulla. Sempre a correre in giro da un cliente o da un altro, tra macchina, benzina, passante, metro. Fatture da emettere, pagamenti da ri-richiedere anche se continua ad esserci chi fa orecchie da mercante, giornate passate davanti al computer. L’avere praticamente solo 3 giorni di vacanza (25, 31, 6) e aver comunque lavorato anche gli altri giorni.

E quindi, sì: potrei rispondere un “sì, tutto bene”. Ma aggiungerei anche un “ma mi sento più stanco di due settimane fa”.