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Cose che non c’entrano

Finalmente abbiamo visto Inception.

E ora ho tante cose in testa, che boh, non so veramente da dove cominciare. No, non sono legate al film, ma a quello che mi sta succedendo ultimamente, perché mi rendo che questo spazio sta cambiando e forse voi pochi lettori ultimamente non sapete più nulla di me, a parte quando scrivo per sfogarmi.

E comunque, cosa mi sta succedendo ultimamente? Beh, io lo direi con una sola parola: nulla.

O meglio, il tutto ripetuto sempre uguale, che alla fine equivale al nulla. Le corse, gli orari sballati, le lezioni, gli amici. Boh.

Sono in una fase in cui tiro avanti in qualche modo, con la differenza che dovrei sfruttare questi mesi per gettare qualche base solida per il futuro e invece mi infilo in un casino dietro l’altro e non riesco ad uscirne e va a finire che il modo migliore per uscirne è non fare nulla e lasciare che sia il tempo a cambiare le cose ma ahimè non le cambia.

Mi rendo conto che sto sfilacciando alcuni rapporti, ma non perché ne stanno sorgendo di nuovi, ma semplicemente perché non sono mai nel momento adatto per alimentarmi. È un periodo in cui la gente mi rincorre e io sfuggo una volta, due volte, tre volte.

Poi, certo, ovvio, mi offendo quella volta che succede a me e non è tanto corretto, ma mi rendo anche conto che paragono una cosa ai limiti del metaforico (sopra) ad una situazione e un caso specifico in cui mi viene solo da pensare: stronzi.

E quindi, niente.

Me ne vado a letto che forse è meglio

6:54

Essere buttato già  dal letto prima delle 7 per stampare qualcosa che non ho neanche capito cosa. Mia madre in ansia, quindi le urla e la sua incapacità  di spiegarsi. Le stampanti spostate in giro per casa, perché è più facile spostare qui e là  delle laser che non aggiungere la batteria al portatile e andare in giro con quello. Le urla, quel computer che non ha driver delle altre stampanti. Il file salvato in open office che non si apre su Numbers. Altre urla, il tempo perso per metti, converti, esporta, riapri, reimpagina, stampa, cazzo perché fa schifo. Le urla, perché a quanto pare me ne frego di lei e la prendo in giro. La vittoria, la consegna del foglio, il ciao ciao, il dammi i soldi che dopo vado a comprare il toner per la tua. E lei che se ne esce candida candida con un “ma guarda che la cartuccia è lì nel cassetto della mia scrivania”.

Ti trovo bene. Ma mi sei deperito?

C’è che qualcuno qualche giorno fa mi ha detto che mi trovava veramente in forma e chiedeva pure se avevo messo su qualche chilo, perché mi vedeva veramente bene.

Poi qualcun altro mi ha detto invece che mi trovava smagrito e deperito e con una brutta cera (ok, le parole esatte non sono queste, ma il significato circa).

Oggi ho finalmente capito a chi dare ragione. E credo sia il secondo. Perché sono giorni che ho orari sballati, mangio malissimo e poco perché mi manca completamente l’appetito e al massimo mi ritrovo la notte a mangiare schifezze, come patatine e sacchetti di pop-corn scaldati al microonde.

E poi c’è l’ansia, l’ansia per quel lavoro che non capisco perché faccio così fatica a portare avanti. L’ansia dei problemi, dei css che sballano, dei temi cancella-e-rifai-tutto che forse è meglio, l’ansia delle email e di quelle paure irrazionali che mi mandavano in crisi tutte le volte che guardavo la inbox di gmail.

E i pianti notturni, che ormai son diventati un appuntamento fisso.

E sì, sto male e sono il solito coglione che non è in grado di parlarne e che sorride e risponde grugnendo con un sì certo tutto bene.

Forse dovrei imparare ad aprirmi di più con chi mi vuole bene, ma forse sono ancora troppo testardo e orgoglioso per riuscire a chiedere aiuto.

Espressioni

Non so come mai mi sia venuto in mente ora, ma è stato un orribile flash.

Era la sua faccia, quando l’ho salutata per uscire all’aperitivo di ieri sera. Aperitivo che – per una volta – hanno saputo per tempo. Era un faccia truce e disgustata. Come se ci fosse qualcosa di male nell’andare ad un aperitivo a Milano.

E in realtà , mi ha ferito, ancora una volta.

Buoni propositi

Di solito i buoni propositi si fanno alla fine dell’anno per l’anno nuovo. Ma io sento il bisogno di farli ora, perché non posso andare avanti così.

Adesso non c’è nessuna occasione particolare, ma ne sento il bisogno, ora, per me, anche per tentare di mettere una fine simbolica a questo periodo un po’ così.

  • Devo imparare a parlare di più di me, di quello che sento. Perché non ha senso rispondere bene con la voce da male e non rispondere e svicolare ed evitare di parlarne.
  • Non lascerò allontanare nessuno amico, nessuno di quelli a cui tengo. Perché ho avuto la fortuna di conoscere un sacco di persone speciali e non me le voglio lasciare scappare via.
  • Devo smettere di procrastinare sempre tutto e arrivare all’ultimo momento. Perché è solo fonte di stress e pasticci. E ciò varrà  anche per l’università . Tentare finalmente di studiare settimana per settimana in modo da arrivare rilassato all’esame e non esaurito.
  • Non devo avere paura di leggere le mail e i messaggi e non devo farmi venire l’ansia per questo. In fondo basta leggere e rispondere. Piuttosto, dovrei imparare quando dire sì. E nel caso, calcolare anche un prezzo adeguato.
  • Dovrei tentare di mettere su qualche chilo e magari capire cosa poter fare per muovermi un po’, escludendo WiiFit e party di gruppo a Just Dance.
  • Voglio arrivare ai tre anni. E ai tre anni e mezzo. E poi ai quattro.