Archivi tag: aperitivo

Empire State of Treviso

Giorni di su e giù. Anche se bisogna ammettere che sono i momenti giù a prevalere.

Giorni in cui invecchi e in cui festeggi come al solito in un ristorante greco (anche se non solito e non mi ha per nulla soddisfatto) con vecchi amici e nuove interessanti conoscenze.

Sere di aperitivi in cui per alcuni sei meno importante di San Remo; sere in cui alcuni sono talmente stanchi che vanno a casa e quindi in palestra; sere in cui vedi chi riemerge dal mondo quasi dimenticato della Cattolica e tutto meraviglioso come se non ci fosse mai persi di vista.

Giorni in cui gli affari mischiati all’amicizia creano casini e ti fanno dire addio un’amica da 15 anni. E forse anche un’altra, ma il tutto è troppo recente per capire come si evolveranno le cose.

Sere di cene jappe, fino a scoppiare.

Giorni di soldi prelevati al bancomat e che poi spariscono, finché il conto arriva al rosso, visto che benzina, telepass, treni e atm si pagano, sempre. Ma quello per cui stai spendendo la maggior parte di tutti questi soldi semplicemente non pensa a pagarti. O neanche a decidere quanto pagarti, tenendoti sulle spine da quasi due mesi, nonostante le continue richieste.

Giorni di scleri, di lavoro, di straordinari che chissà quanto decideranno di pagarti, ma suvvia non stiamo a guardare l’ora che mette ansia a entrambi.

Giorni in cui non capisci come diavolo hai fatto a cacciarti in questa situazione e non fai altro che darti dell’imbecille.

Giorni in cui il tuo sogno ricorrente è di fare un’uscita di scena teatrale, è stato bello finché è durato, ciao, addio, fammi il bonifico, ma poi non hai il coraggio di metterla in atto.

Giorni in cui capisci che sei sempre troppo buono, calmo, pacato, gentile, accondiscendente. O forse sei solo fesso e non sei in grado di farti rispettare, né umanamente, né professionalmente.

Giorni in cui per clienti seri e paganti decidi di fare l’impossibile. E per lo meno ottieni un grazie, assieme ai dati per emettere immediatamente la fattura.

Giorni in cui ogni poco c’è sempre da rispiegare tutto a tutti, per l’ennesima volta.

Giorni in cui la famiglia acquisita è più entusiasta dei piccoli successi lavorativi e universitari rispetto a quella naturale, che più che lamentarsi e discutere non è in grado di fare.

Giorni in cui ti fa veramente piacere uscire di casa all’alba per poter fare colazione.

Giorni in cui apprezzi sempre di più gli amici e colleghi dell’alle sei si stappa.

Giorni in cui invece non reggi più lo scherzo e le prese in giro e sei persino più permaloso del solito.

Giorni in cui sinceramente vuoi smettere di recitare la tua parte. Ma non si può, perché ormai tu per loro sei così, veramente e senza ombra di dubbio.

Giorni in cui finisci per piangere al buio della tua stanza e ti ritrovi a sperare in Treviso.

Greco. Aperitivo. Lavoro. Paese.

Succede che ieri sera sono andato a cena al greco.

Cena organizzata da me, con un po’ di gentaglia decisamente social.

Ritardi, traffico, stress, ma per fortuna la buona compagnia in macchina non mancava.

Prima della partenza le solite discussioni di casa. Sempre i soliti discorsi. Che di base bla bla bla bla internet è il male e le persone conosciute via internet non esistono o sono tutti dei mostri pericolosi che possono farmi del male. All’obiezione che, ehi, molti li conosco anche da più di un anno ed esistono, sono veri, vivono, respirano, lavorano! Sai, alcuni sono di Design, ci sono dei grafici, ci sono quelli di Mondadori, c’è gestisce le PR Online e chi lavora nel marketing. Ma no, non è mai abbastanza.

Poi, il preavviso che anche oggi sarebbe stata una giornata di lavoro, che sarebbe poi finita con un aperitivo, sempre a Milano, per parlare di un altro progetto, che trovo interessante, per lo meno sotto l’aspetto della sfida e del mettersi in gioco e provare a pensare a qualcosa di diverso.

Ed ovviamente, il preavviso non è servito a nulla. Stessi identici discorsi ed obiezioni di ieri. Ed oggi l’aggravante è che ero uscito pure ieri. Che poi, voglio dire. È estate, ho finito gli esami. Se anche fosse, che problemi ci sarebbero ad uscire 2 sere di fila? Di cui, poi, una era per un possibile nuovo lavoro.

Ma no, niente.

Ma alla si prende, si va. Di nuovo Milano, di nuovo traffico. Parcheggia, prendi il passante, nessuna macchinetta per timbrare, l’incubo del controllore e l’arrivo ad una P.Vittoria che incute tristezza, con quei neon gialli.

Arrivo all’aperitivo. Stiamo parlando da un po’ e squilla il telefono. Indovina chi è? Metto giù una volta. Lascio squillare la seconda. Rispondo la terza. Errore. Questa volta non è lei, ma lui.

Chiede dove sono, rispondo che sono a Milano, urla. Che sono di nuovo a Milano. Le sceneggiate al tavolino del bar davanti ad un futuro datore di lavoro. Odio. Tanto. Rispondo a monosillabi. Ma non sopporto.

Ad un certo punto, anche basta. Che se ti ritrovi a casa da solo e non sai dov’è tua moglie, prenditela con lei che non dice mai quando esce e quando torna, né si preoccupa di tenere il cellulare acceso. Anzi, no, in realtà lei lo tiene spento per principio.

Che se ti ritrovi a casa da solo e non sai dov’è tua moglie, non prendertela con me che sono ad un aperitivo di lavoro. E no, non è un ossimoro. Sai, siamo designer, siamo strani, facciamo queste cose per te assurde.

Che poi, parlandone, mi dicono che forse voi volete cercare lo scontro a tutti i costi, piuttosto che tentare di uscire un po’ dalla vostra mentalità bigotta.

Ma io ormai mi sono rotto. Veramente. E non ho più forza per controbattere. Né la voglia di litigare e stare ancora per l’ennesima volta male per colpa vostra.

Quindi se mai riuscirò a mandarvi a quel paese per la prima volta nella mia vita, ecco, spero capiate che forse ve lo siete un po’ cercati.

In breve, che son debilitato

E niente, son qui a casa con 39 di febbre, esattamente come l’anno scorso, proprio in concomitanza con il Salone e il Fuorisalone.

E così anche quest’anno me lo perdo, però sono riuscito a godermi la giornata di martedì: la conferenza di Interni Think Tank in Università Statale, moderata da un grandissimo Philippe Daverio. Le installazioni, decisamente interessanti. La corsa per recuperare il 50mm per la Canon. Il Camparitivo al nuovo Design Bar della Triennale disegnato interamente da Matteo Ragni. E poi un veloce incontro prima con Manu, poi William Perry. Una persona che ho sempre apprezzato. E conoscerla finalmente dal vivo, beh, non fa che confermare quel che ho sempre pensato di lei.

Più Camparitivi gratuiti per tutti, meno febbre per me, un po’ di foto su Flickr per voi e la promessa che forse parlerò meglio di tutto quando starò meglio e avrò tempo.

Una sera così capita una volta ogni tanto, sigh

Una giornata intensa che si è conclusa con un’ottima serata.

Prima l’invito di Stefigno per fare un salto in Ambito 5 per partecipare ad un evento organizzato con Activision per la presentazione del nuovo (e devo dire interessantissimo) gioco basato sui Transformers. E quindi chiacchere, cibo a scrocco, informazioni e video in anteprima (gne gne gne :P) e poi un po’ di discussione. Bello e interessante.

Poi la camminata per corso Vercelli fino ad arrivare al vecchio ufficio e all’Akkademia. Cena lì. E poi a San Vittore per raggiungere un ex e carissimo collega che non vedevo da un sacco.

E le parole, le news, le chiacchere e il tempo è volato.

Una bella, stupenda serata. Che si è conclusa trovando sulla scrivania, una volta tornato a casa, un pacco dalla Condé Nast.

Lichtestein + aperitivo @ Triennale Milano

E alla fine, chissà come, siamo riusciti ad organizzare la serata aperitivo + mostra in Triennale.

Un po’ troppe le defezioni, ma pazienza. Non si poteva più rimandare.

E dopo una giornata del genere, ad impazzire ed arrabbiarsi nel lab di movie design, ci voleva una serata del genere, in buona compagnia e a ridere. A, sì, anche ad acculturarsi.

Prezzo di ingresso conveniente (13€ per aperitivo + 3 mostre). Peccato per i posti finiti subito e per il buon Maurizio che è rimasto praticamente senza sedia (e genio anche io che non mi è mica venuto in mente di chiedere per tempo alla cameriera se c’erano altre sedie. Doh!). Peccato per il cibo, praticamente irraggiungibile (vista la coda) e composto da poche cose e scotte. Eppure mi han sempre parlato bene degli aperitivi in Triennale, boh! Però almeno il cocktail era buono.

E poi, c’era la mostra. E la compagnia.

Una mostra che ignorava completamente la produzione più famosa di Lichtenstein, i fumetti, dedicandosi invece ad altro, e rendendo praticamente inutile quel poco che sapevo proprio sui “suoi” fumetti. Una mostra che, ovviamente, abbiamo girato nel verso sbagliato, creandoci qualche piccolo problema.

Comunque interessante e bella, con i soliti appunti sul fatto che le targhette dei quadri potrebbero anche essere scritte con un font di carattere maggiore e magari indicare anche un paio di informazioni, tipo: questo quadro è la copia di… e che le descrizioni delle stanze potrebbero pure abbandonare questo linguaggio aulico incomprensibile ai più, visto anche ci di critici d’arte fVancese ne giravano in abbondanza.

Da sottolineare alcune espressioni topiche di alcuni avventori della mostra: partiamo dal “caVa, a casa poi ti devo faV vedeVe un catalogo di una mostVa fVancese”, pronunicata dal famoso critico d’arte già citato, al “questo quadro è troppo rosso e nero” della donna con minigonna muccata.

Da ricordare inoltre la notevole figura fatta da 3 che non nominerò, beccati in pieno mentre fissavano (e commentavano) delle orribili scarpe rosse di una tizia.

Quindi, ecco, quella che era una serata Milano Educational si è trasformata a tratti in Milano Diseducational. E direi che ci siamo pure molto divertiti.

Da ripetere, assolutamente.

Che altre mostre ci sono, a Milano?

Oggi, ieri. Un 10.11.09 qualsiasi.

Oggi, che poi è già ieri.

Nottata sveglio a far tavole.

Ore di attesa per una prima revisione assolutamente demoralizzante.

Altre ore e ore e ore e ore (fino alle 20.00) di attesa per una seconda revisione. Più utile, meno demoralizzante ma ugualmente portatrice di altro lavoro.

Un bidello che mi si avvicina e mi apostrofa con un “ma è lei il professore?”.

Un consorte che arriva in Bovisa Beach giusto quando stavo uscendo dall’edificio giallo e via di corsa verso un aperitivo, arrivando ovviamente in ritardo.

Aperitivo passato decisamente troppo in fretta. Discorsi iniziati, persi, incrociati, mai finiti. Con due personcine che più le vedo, più le apprezzo, più sento che mi ci sto affezionando, pure. E una terza è sulla buona strada.

Poi il ritorno. Il disco di Adele, di sottofondo, scoperta grazie allo Stef tempo fa. Conciliante. Per il sonno. E di fatti…

E poi l’arrivo a casa.

Pigiama, online per scrivere queste insulse quattro righe.

E poi il calduccio delle coperte, prolungabile a lungo: domani, in uni, si va solo al pomeriggio.

E aperitivo fu

Metti un gruppetto di amici a quanto pare ben affiatato.

Pensa al Momo, sui Navigli, come perfetta location per l’evento.

Metti un paio di outsiders e uniscili al gruppo, sebbene uno dei due voglia affogare l’altro nel Naviglio.

Pensa a me come uno degli outsider, quello affogabile, con tutti i miei difetti: l’incapacità di riconoscere le persone, una timidezza iniziale tremenda ed imbarazzante. Poi le solite cose, i soliti discorsi. Tra cui il racconto (logorroico) della mia fabulous life che riesce addirittura a prendere strane derivazioni (qualcuno ha detto Pet Society?).

Beh, dire… il tempo è volato. Ed anche in fretta.

E sono contento di aver fatto nuove conoscenze e di aver finalmente “concretizzato” un’altra, a cui – sinceramente – tengo.

Oggi [riassunto e considerazioni]

Eccoci all’ennesimo post della solita serie (che voi non volete leggere).

È che oggi tra una storia e l’altra non ho fatto nulla. Cioè, sì, ho dormito, studiato Javascript, ho accompagnato un’amica a fare shopping (e parlato, che ne avevamo bisogno entrambi), ho ricevuto una brutta chiamata di lavoro che mi conferma che i prossimi giorni saranno tremendi e lo sarà pure Agosto, ho raggiunto il Byb a Bovisa e siamo andati insieme a fare un aperitivo col Gatto al Lelefant ed è andata bene, tra chiacchere, risate, commenti acidi, camerieri lumaconi e finto-brasiliani.

Eppure ho la sensazione di non aver fatto nulla.

Non nulla in generale. Ma nulla per me.

E domani, in ogni caso, la giornata sarà molto simile…