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To-do #2 (credo)

  1. preparare un seme completo per il lavoro sulle carte (entro lunedì)
  2. ricerca storia dell’arte, della grafica e del design (entro martedì)
  3. studiare storia per l’esame (entro martedì)
  4. trovarsi con il gruppo (mercoledì e giovedì mattina)
  5. lavorare (mercoledì e giovedì pomeriggio/sera/notte)
  6. trovare il modo per rendere cartoonose tutte quelle foto che ci servono per il lavoro di gruppo/video (per venerdì)
  7. montare almeno una parte del suddetto video (per venerdì)
  8. finire le tavole da finire (per venerdì)
  9. preparare le bozze del progetto finale del corso di disegno (per venerdì), ma mandare una mail alla prof molto prima
  10. trovare il materiale per il progetto finale di un’altro modulo del corso di disegno (per venerdì)
  11. lavorare (domenica)
  12. studiare per i 2-esami-in-1 esame (per il lunedì successivo)
  13. andare avanti con il progetto delle carte per l’ultima revisione (per il lunedì successivo)
  14. lavorare (martedì, mercoledì, giovedì pomeriggio/sera/notte)
  15. trovarsi con il gruppo (mercoledì e giovedì mattina)
  16. concludere il montaggio del video (per venerdì successivo)
  17. concludere i progetti finali dei 2 moduli del corso di disegno (per il venerdì successivo, ma si spera di no)
  18. lavorare (domenica)
  19. concludere le carte
  20. ricordarsi delle cose da fare che mi sono dimenticato di scrivere in questa lista.

Posso almeno essere un po’ agitato, impazzire, andare in crisi, contorcermi dai dubbi se valga la pena continuare con il lavoro e/o piangere inutilmente, così tanto per?

Full

Lo devo ammettere. Gli ultimi sono stati giorni di ordinaria follia. Risucchiato nel vortice degli impegni prima dall’esame, poi da un lavoretto portato avanti con un’amica che è riuscito ad occupare le ore di luce che di solito uso per dormire.

E devo dire che ora, dopo una settimana di corse, è tempo di bilanci (oltre che di dormite). Devo indubbiamente imparare a gestire meglio il mio tempo, dare una priorità a ciò che è fondamentale e rispettarla. Però, per il resto, mi piace. Il contatto diretto col cliente, la pagina bianca che si riempe, la tecnologia che a volte non aiuta, i rush dell’ultima ora per consegnare in tempo (e poi la tipografia si accorge, dopo un giorno, che – ops – la mail non l’abbiamo mica ricevuta). 

Mi piace lavorare in coppia. Sento di poter superare i miei limiti, di migliorarmi e di aiutare. E’ bello lo scambio di idee, è bello pasticciare con Photoshop e poi mescolare insieme i risultati dei pasticci.

Insomma, fondamentalmente mi piaciono tutte quelle caratteristiche del lavoro del grafico che il mio lavoro “ufficiale” non ha. E così, ripartono a girare le rotelline a pensare, pensare, pensare e riflettere. E’ assodato. Il motivo per cui resisto è uno, è ripetitivo e arriva direttamente in banca.

Certo che poi, anche io, continuo a tediarmi con sempre il solito discorso quando in realtà ho ben poco da fare: aspettare i risultati dei test. E, solo allora, partire con la crisi per la scelta della via giusta per costruire il mio futuro.

Ma nel frattempo quell’elenco di miliardi di cose da fare è ancora perfettamente valido, sebbene sia passato un po’ di tempo. E credo sia il caso di iniziare a sfoltirlo un po’. Per me, per la mia vita.

Tante, troppe cose da fare, quindi impossibili.

Finire di sistemare le foto della vacanza, caricare le più belle su flickr, fare la scansione degli appunti presi sulla Moleskine e aggiornare il blog, provare a realizzare qualche composizione a cui avevo pensato, mandare le più belle e interessanti a Love via mail, finire un paio di disegni in ballo, tentare di sistemare il layout del blog, riprendere in mano i libri di storia e di storia dell’arte e studiare per il test d’ingresso di settembre, fare la simulazione della prova, controllare le date ultime per le iscrizioni ai corsi, contattare l’uni chiudere definitivamente il rapporto con loro, chiamare una carissima amica che non sento da prima dell’inizio dell’estate, fare gli auguri a mia madre, ricordarmi che tra due giorni è anche il compleanno di mio padre, riordinare la scrivania, decidere cosa fare con le schede telefoniche, non farmi false illusioni per il futuro, iniziare a preparare la tecnobag nel caso i miei decidano effettivamente di trascorrere tutti insieme (:S) il weekend a Monaco (di Baviera), contattare il famoso cliente che era ricomparso dopo un anno e ora è di nuovo sparito (e i miei soldi con lui), andare al cinema a vedere il Cavaliere Oscuro, organizzare l’aperitivo in uno di questi weekend con nonmiricordochi, sentire i Bergamaschi ancora in Grecia, andare a letto e non farmi prendere dall’ansia.

Poche semplici regole per arrivare a lavoro già stressato

  1. Ricordarsi all’ultimo che il casello dietro casa è chiuso.
  2. affrontare l’attraversamento di ben 3 paeselli, inserendosi nel serpentone di macchine dirette verso l’autostrada
  3. vedere un camion tagliarti la strada, ad un semaforo, che per lui era rosso
  4. sbagliare strada alla rotonda successiva, perchè, sovrappensiero stavi andando col pilota automatico verso gli amici della grande città, non verso la lingua d’asfalto che ti condurrà al lavoro
  5. fare inversione, un po’ sporca, al semaforo succesivo
  6. trovarsi davanti un camion che va a 20 all’ora
  7. il suddetto camion ti abbandona solo alla rotonda del casello dell’autostrada. Oltre al danno, la beffa
  8. in autostrada ci sono un po’ di soliti imbecilli
  9. a Milano ci sono un po’ di soliti imbecilli
  10. stanno ancora intonacando quel cavolo di sottopassaggio
  11. un camioncino esce dallo stop (senza passare dal via), ti taglia la strada e inchioda, per entrare in un parcheggio
  12. mentre hai la freccia sinistra lampeggiante, perchè devi andare a sinistra, un mercedes nero tenta di superarti, a sinistra, perchè deve andare dritto
  13. esci dalla macchina e schiatti nell’afa milanese
  14. arrivi in ufficio, fai presente che stanno facendo un po’ di casino con i tuoi stipendi e le risposte non ti convincono

I giorni del fare

Sono giorni che sono pienissimo di cose da fare. 

No, non la mattina quando dormo, cosa che però ha creato qualche problema.
Le ho a lavoro. E ne sono sommerso. Perchè, come al solito, si deve fare tutto, all’ultimo minuto.
Ma le ho, soprattutto a casa. Diviso tra lo studio per passare i test d’ammissione a settembre, la lettura di riviste/blog del settore/tutorial per diventare più bravo, qualche lavoretto vario ed eventuale per fare curriculum, portfolio ed esperienze e qualche piccolo sfizio personale.
E, ovviamente, non riesco a stare dietro a tutto. Non riesco a darmi i ritmi giusti. Non riesco a dare il giusto peso alle cose. Uff!

Odissea di un lungo viaggio verso casa

Giornataccia. Non tanto per il lavoro in sè, ma perchè è da metà pomeriggio che mi ha fatto compagnia un mal di testa tremendo. E l’insonnia notturna è tornata a farmi compagnia. Sgrunt.
Per non parlare dell’odissea per tornare a casa. Perchè, nonostante il papi mi avesse informato della partita (ed effettivamente un mio collega si è fermato in redazione proprio per finire di impaginare la pagina sulla partita), una volta salito in macchina, ho attivato il pilota automatico. Che mi ha portato dritto dritto sulla circonvallazione e poi in piazzale Lotto. Un delirio, tremendo. Mi chiedo per quale motivo quando ci sono più di 3-4 persone insieme, il loro cervello sparisca e diventi persino inferiore a quello di una formica – non me ne vogliano i cari insettini.
Semaforo. Rosso per i pedoni. Verde per le macchine. 3-4 vigili per semaforo che continuavano ad urlare alla folla di NON attraversare. E continuavano ad attraversare, come se nulla fosse. E intanto, da dietro, altri poveri automobilisti che condividevano con me l’infelice destino di essere in piazzale lotto, iniziavano a suonare, perchè effettivamente era verde. La situazione è migliorata quando il collega automobilista al mio fianco ha accennato un’improvvisa accelerata che lasciava presupporre che ci saremmo trasferiti presto nel mondo digitale di Carmageddon. E così i pedoni si sono fermati. E siamo potuti finalmente passare. 10 metri. E di nuovo lo stesso discorso.
Poi di nuovo traffico bloccato su piazzale Kennedy. E qui entra in gioco la logica delle 5 corsie: spostarsi di corsia in corsia inseguendo il miraggio di essere in quella più scorrevole. Per poi accorgersi, all’ultimo, di essere dalla parte opposta a dove si dovrebbe essere. Tentando quindi di riposizionarsi nella corsia giusta, bloccato tutto e tutti. E il bello è quando a farlo è un camion con rimorchio..
E giusto per finire in bellezza l’avventura verso casa, cosa dire del “tratto di autostrada Marcallo mesero – Novare Est” chiuso per lavori? Anche se, arrivato al casello di Arluno non hanno forzato l’uscita. Ma ho preferito uscire lo stesso, perchè, con la fortuna di oggi, mi sarei beccato pure il casello chiuso. E mi avrebbe costretto a 24km in più di viaggio.

Ma ora, ncora qualche minuto perchè finisca il programma di Gatto Nero su RadioNation1 e andrò alla conquista delle coperte..