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Scomposizioni per unità-lavorative di base

E già in treno, in metro, camminando per strada mi son reso conto di guardare con occhi diversi la realtà che mi circondava. Alla ricerca di un’idea, scomponendo mentalmente le forme che vedevo per arrivare all’elemento base.

Era da un sacco di tempo che non mi sentivo così curioso, così stimolato, così vivo.

Non so perché sono ricapitato su questo “vecchio” post, risalente addirittura al primo giorno di designer.

Ora la situazione è effettivamente un po’ diversa. Sarebbe molto da tazza di caffè sempre piena, sigaretta fumante abbandonata nel posacenere, luce da scrivania accesa e occhi rossi dalla stanchezza.

E già in treno, in metro, camminando per strada mi son reso conto di considerare diversamente il tempo che avevo. Ripensare alle cose da fare, scomponendole mentalmente nelle loro unità base, per capire come organizzarmi, il materiale necessario e l’ordine logico con cui è meglio eseguirle, incastrandole il più possibile. 

Era da un sacco di tempo che mi non mi sentivo così stressato, impegnato, ma vivo.

Sto impazzendo per fare quello che voglio fare e continuare con il lavoro per rimanere parzialmente autonomo. Sono soddisfatto dei risultati che ottengo. No, non dei voti, di cui – a dire il vero – non mi posso lamentare, almeno per ora. Sono soddisfatto di quello che riesco a fare.

Da una parte non vedo l’ora che arrivi il 2, perché tutto questo, in quella data, sarà solo un lontano e faticoso ricordo. Perché avrò finito il video, i disegni, le carte, fatto 4 esami, 2 prove in itinere. Perché in quella data sarà finito il primo di 6 semestri. 

E ora, a nanna, che domani ci si deve svegliare presto!

[Flickr moment] Ricordi e particolari

Ricordi e particolari [su Flickr!]

Ricordi e particolari - su Flickr!
Ricordi, di un’estate che è ormai passata.
Ricordi, di un 888.
Ricordi, di quel mare limpido.
Ricordi, di quel cielo così azzurro.
Ricordi, dei viaggi su quella Mini, in buona compagnia, la sera, di giorno, quando non era il caso di prendere il Motoronzo.

Pensando a quanto un piccolo particolare, possa raccontare così tanto di due magnifiche persone.

Scomposizioni su linee verticali

Oggi, durante una delle prime ore di lezione, un professore ha detto:

Chi ha scelto di fare questo percorso, di fare comunicazione visiva, ha scelto di coniugare il lavoro con i propri hobby

Mi sono subito appuntata la frase. Perchè potrebbe sembrare banale, ma è così.

E ora, che l’ho riscritta, la mia testolina ha iniziato ad elaborarla.

Alla fine non era un concetto a me nuovo.

Anni fa, al liceo avevano organizzato una giornata di orientamento con gli ex-studenti del liceo. E un signore, proprietario di un’azienda di grafica, aveva pronunciato parole che mi avevano affascinato.

E’ un lavoro particolare. Non riesci mai chiuderlo, la sera e nel weekend, dietro la porta chiusa del tuo ufficio. Quando sei in giro, per strada, quando guardi la televisione o leggi un libro, pensi sempre al tuo lavoro, a tuoi progetti. Ovunque e in qualsiasi momento ti può arrivare l’ispirazione, l’idea. Quando meno te lo aspetti.

E oggi, dopo le parole dei professori, mi son reso conto che già sto pensando alla possibile consegna che ci daranno settimana prossima. E al lavoro di fine corso che ci hanno già anticipato.

E già in treno, in metro, camminando per strada mi son reso conto di guardare con occhi diversi la realtà che mi circondava. Alla ricerca di un’idea, scomponendo mentalmente le forme che vedevo per arrivare all’elemento base.

Era da un sacco di tempo che non mi sentivo così curioso, così stimolato, così vivo.

Spese folli, biglietti e abbonamenti

Oggi, giretto per Milano con una mia carissima amica.

Semplicemente per svaligiare una Feltrinelli di libri della Taschen su loghi, impaginati, web design. Giusto per iniziare a crearci una libreria da cui prendere spunti creativi. Per il nostro futuro, per la nostra cultura, per il nostro lavoro.

E, nel frattempo, chiacchere, chiacchere e chiacchere. Quei momenti di pace e tranquillità con un’amica che mi mancavano da un sacco. E di cui avevo abbastanza bisogno dopo la frenesia degli ultimi giorni.

Peccato, però, per le tempistiche ristrette e l’impossibilità, per Love, di raggiungerci.

Poi, il ritorno a casa.

E un giro sul sito della facoltà. E lì, sulla home, sono uscite. Le famose ALLL-LLLLO-CAAAA-ZIOOOOO-NIII, quelle di cui mi parlava la tipa della segreteria didattica. Sostanzialmente, la suddivisione definitiva nelle varie sezioni. E come speravo, mi è andata bene. Così, non avrò troppi problemi con il lavoro, a conciliare le due cose.

E così, ora, c’è quasi tutto. Lunedì si inizia.

Ho controllato i costi di abbonamenti/biglietti per capire cosa mi conviene di più. Ho cercato le tessere e, fortunatamente, sono ancora valide.

Ora, però, devo pensare a cosa mi potrebbe servire.

Mi manca, praticamente, tutta la cancelleria. Devo comprare quaderni e blocchi per appunti. E capire anche cosa serve ad un buon studente di design.

Già, oggi, in libreria, mi prudevano le mani. Volevo prendermi un’altra Moleskine, questa volta, però, l’agendina. La più piccola possibile, versione 2008/09. Però c’era solo la weekly + spazio per gli appunti. Ma lo spazio per gli appuntamenti mi sembrava veramente poco. Ci penserò poi.

Però volevo comprarmi anche gli Stabilo, rigorosamente punta fine. Anche se so che sarebbe più che altro uno sfizio, almeno per il momento.

E poi l’Eastpack. L’ho tanto voluto. Ma ora mi va stretto. Mi sono lasciato omologare, attrarre dal suo verdone. Eppure è tanto comodo!

Poi, anche l’iPhone è pronto. Pronto a connettersi al wi-fi di BVS, dopo la procedura (incasinata) per ottenere il certificato di autenticazione.

E non so. In realtà mi sento un po’ strano.

Inizio già ad aver paura di fallire, non riuscire a coniugare il tutto.

So che è inutile avere paure del genere, ora, che non ho neanche cominciato.

Devo solo avere fiducia nelle mie capacità. Recuperare il tempo perso. Darmi da fare. Far venir fuori quanto valgo.

Devo vincere.

Devo vincere questa sfida.

Soprattutto ora, che finalmente posso vivere qualcosa che io ho scelto, per me stesso.

Grecia #4: Appunti senza senso di una giornata tra Syntagma e museo archeologico

 

3 agosto 08

10.40

Ieri, giornata stancante e massacrante.

Oggi dovrebbe essere tutto meno faticoso. Siamo in metro, in attesa del treno che ci porterà al parlamento per assistere alla cerimonia del cambio delle guardie.

Ecco, arriva, a dopo.

12.00

Visto cambio della guardia.

Un plotone di giovani soldati nella divisa storia dell’esercito bianca, gonnellino, pon-pon sulle scarpe, cappellino rosso con lunga coda.

Tornati in metro per osservare i resti che hanno trovato al momento dello scavo.

Athenswifi funziona. W l’iPhone.

 

Continuità temporale, su Flickr
Continuità temporale
Soluzione dangolo
Soluzione d'angolo
Monumento al Milite Ignoto
Monumento al Milite Ignoto
E il neoclassico fa capolino
E il neoclassico fa capolino
Simmetrie spezzate
Simmetrie spezzate
Dimensioni [sfuocate]
Dimensioni (sfuocate)
Atena
Atena
Under my Umbrella
Under my Umbrella

Ricordi preziosi

Torno a casa mentre i primi raggi di sole illuminano la volta scura del cielo, disegnando nubi dalle varie forme.
Torno a casa mentre qualche goccia sola e annoiata scivola senza forza sul parabrezza.
E mi rendo conto che è tardissimo.
Ho poco, pochissimo tempo prima che Morfeo mi colga di sorpresa, affievolendo i ricordi di questa bella serata.
Ho poco, pochissimo tempo per fissare nei ricordi questi momenti di tenerezza vissuti con Te.
E, mentre chiudo gli occhi dal sonno, là fuori si risveglia la vita.
Tanti uccellini cantano felici un inno al nuovo giorno appena iniziato.

Odissea di un lungo viaggio verso casa

Giornataccia. Non tanto per il lavoro in sè, ma perchè è da metà pomeriggio che mi ha fatto compagnia un mal di testa tremendo. E l’insonnia notturna è tornata a farmi compagnia. Sgrunt.
Per non parlare dell’odissea per tornare a casa. Perchè, nonostante il papi mi avesse informato della partita (ed effettivamente un mio collega si è fermato in redazione proprio per finire di impaginare la pagina sulla partita), una volta salito in macchina, ho attivato il pilota automatico. Che mi ha portato dritto dritto sulla circonvallazione e poi in piazzale Lotto. Un delirio, tremendo. Mi chiedo per quale motivo quando ci sono più di 3-4 persone insieme, il loro cervello sparisca e diventi persino inferiore a quello di una formica – non me ne vogliano i cari insettini.
Semaforo. Rosso per i pedoni. Verde per le macchine. 3-4 vigili per semaforo che continuavano ad urlare alla folla di NON attraversare. E continuavano ad attraversare, come se nulla fosse. E intanto, da dietro, altri poveri automobilisti che condividevano con me l’infelice destino di essere in piazzale lotto, iniziavano a suonare, perchè effettivamente era verde. La situazione è migliorata quando il collega automobilista al mio fianco ha accennato un’improvvisa accelerata che lasciava presupporre che ci saremmo trasferiti presto nel mondo digitale di Carmageddon. E così i pedoni si sono fermati. E siamo potuti finalmente passare. 10 metri. E di nuovo lo stesso discorso.
Poi di nuovo traffico bloccato su piazzale Kennedy. E qui entra in gioco la logica delle 5 corsie: spostarsi di corsia in corsia inseguendo il miraggio di essere in quella più scorrevole. Per poi accorgersi, all’ultimo, di essere dalla parte opposta a dove si dovrebbe essere. Tentando quindi di riposizionarsi nella corsia giusta, bloccato tutto e tutti. E il bello è quando a farlo è un camion con rimorchio..
E giusto per finire in bellezza l’avventura verso casa, cosa dire del “tratto di autostrada Marcallo mesero – Novare Est” chiuso per lavori? Anche se, arrivato al casello di Arluno non hanno forzato l’uscita. Ma ho preferito uscire lo stesso, perchè, con la fortuna di oggi, mi sarei beccato pure il casello chiuso. E mi avrebbe costretto a 24km in più di viaggio.

Ma ora, ncora qualche minuto perchè finisca il programma di Gatto Nero su RadioNation1 e andrò alla conquista delle coperte..