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Tornato (pensieri sparsi)

Alla fine, sono tornato da Madrid.

Problema nube vulcanica evitato per un soffio, sia all’andata che al ritorno.

Tempo un po’ così, anche se a sentire le cronache dall’Italia devo ammettere che non sembrava tanto male.

Tanti, forse troppi quadri visti, che per un po’ non voglio vederne neanche uno.

Guernica.

Piedi ancora doloranti per il troppo camminare.

I soliti assurdi scazzi causati dal far convivere 6 teste diverse.

Guernica.

Un Gios visto per un aperitivo.

La circolare.

Il roaming dati dimenticato attivo per sbaglio e l’azzeramento del credito.

La lontananza.

Il 50ino usato a dovere.

Guernica.

Ma, alla fine mi sento soddisfatto di questo viaggetto in terra spagnola.

Sono un uomo da 18 crediti

Tutta colpa del Laboratorio di Metaprogetto e dei suoi professori che se ne sono fregati delle classiche dinamiche di amicizia che si usano per formare i gruppi di lavoro e ci hanno imposto un metodo tutto loro, ignoto, infame e forse anche un po’ crudele, ma funzionale e tremendamente aderente alle dinamiche reali del mondo del lavoro.

Ci hanno illustrato tre tipologie di figure: gli smanettoni, quelli che sanno dove mettere le mani, come fare le cose, che sanno che funzionano i programmi; gli organizzatori, quelli che prevedono, tengono le redini dei progetti, coordinano il lavoro degli altri e sanno sempre quello che c’è da fare; i teorici, quelli fantasiosi, che hanno idee, vivono in un mondo tutto loro di fantasia. Successivamente ci hanno chiesto di dividerci autonomamente nei tre gruppi ed è stata fatta qualche modifica per pareggiare il conteggio.

Quindi la spiegazione: un buon gruppo, per funzionare, deve avere un organizzatore, uno smanettone e un teorico.

Poi la sorpresa. Gli organizzatori sono stati invitati ad avanzare verso la cattedra e sono stati definiti project manager. Ad ognuno di loro è stato assegnato un budget di 20 crediti, da usare per acquistare le altre due “figure professionali”, attraverso la forma dell’asta, ed il tema della ricerca da presentare.

Subdolo, astuto, crudele, geniale, tremendamente reale.

Perché sul project manager è ricaduto completamente l’onere di formare una squadra “equilibrata”, vincolato dal dover comprare ognuna delle altre due figure, col un budget limitato e il pericolo della forma di acquisto dell’asta, che portava a far salire il prezzo dei lavoratori ambiti, quelli bravi, con idee, capaci o anche solo quelli che sono riusciti a vendersi bene.

Da questi vincoli derivano molte possibili scelte, molte possibili strategie: meglio spendere poco per le figure professionali, comprando quelli “di medio livello” (o che sono reputati tali) per poter scegliere un buon progetto alla fine? Spendere tutto il budget (o quasi) per avere una star e rischiare di non avere abbastanza potere economico per comprare un’altra buona figura e rimanere con l’impossibilità di scegliere il progetto e trovarsene appioppato uno non molto interessante o di difficile realizzazione?

È stato interessante vedere come il problema del sapersi vendere bene e quello della conoscenza della persona da assumere si sia mostrato in tutta la sua crudeltà.

Per uno strano cambio di allocazioni deciso dalla segreteria, ci sono in corso con noi due nuove ragazze, provenienti da un’altra sezione. La prima si è presentata all’asta e non ha ricevuto alcuna offerta. Non è stata in grado di presentarsi, né dire qualcosa, in prima battuta. E mi è venuta subito in mente una discussione su Friendfeed: l’ignoto spaventa e ci sono selezionatori che cercano informazioni online sui candidati per capire chi hanno davanti. Per l’altra ragazza, invece, ci son state subito offerte. Non alte, ma ci sono state. Merito del suo modo di essere, di apparire, vistoso e fuori dal comune, che ha subito ispirato – credo – l’idea di una personalità interessante e creativa (senza ovviamente nulla togliere all’altra che – ripeto – non conosciamo).

Nello specifico poi è successo che una carissima, adorabile, simpatica e folle project manager (che so che sta leggendo queste righe) ha offerto 18 crediti (su 20) per essere sicura di avermi nel suo gruppo, rischiando su tutto il resto.

Yes.

Sono l’uomo da 18 crediti.

Il più quotato in questa sessione d’asta, tutto a beneficio del mio ego, subito riempito d’orgoglio.

Ammetto che la cosa non è stata affatto male, considerando che prima, in piedi, in attesa nel gruppo per essere messo all’asta un po’ tremavo e avevo paura del confronto e delle mosse che la percezione di me avrebbe generato.

Nessun problema quindi con la percezione di me. Però rimane il dubbio.

Essere l’uomo da 18 crediti, è veramente una buona cosa?

Tamponi, timbri, timbrini, carte, trame, pattern ed effetti visivi

Sono stufo di tamponi, timbri, timbrini, carte, trame, pattern ed effetti visivi.

E sono anche stanco ed assonnato.

Ma domani mi devo alzare presto.

Per finire questi tamponi, timbri, timbrini, carte, trame, pattern ed effetti visivi, prima che arrivino gli altri componenti del gruppo per un check della preparazione del materiale analogico per l’esame.

E dovremo pure lavorare sul digitale.

E la Moleskine è pure lì ferma. ARGH!

Lamentele

Bene.

Ieri c’è stata la consegna dell’ultima esercitazione. Affrontando la neve, sono riuscito ad arrivare in copisteria prima che aprisse. Così ero il primo e mi ha stampato/tagliato il tutto in 3 secondi. Tranne poi scoprire che la consegna era alle 10.30 e non alle 9.30.

No comment, please.

Una giornata praticamente buttata via, all’insegna dell'”autovalutazione” collettiva e dei prof che giravano per i banchi, osservando le carte per neanche 5-10 secondi.

E alla fine sono arrivati i voti.

Tutti molto alti, perché sì, moltissimi mazzi di carte erano veramente belli.

Ma sinceramente, a me, il mio 29 mi fa girare le scatole. Soprattutto se confrontato con chi ha preso 30 o 30 e lode.

Rompono le scatole sulla coerenza, anche visiva di tutte le carte e sulla gerarchia delle figure e poi ti trovi mazzi da 30 e lode con alcune carte bianche, altre azzurrine? Carte che dovrebbero essere un particolare di altre, ma non lo sono, palesemente. Ti trovi invertiti, in alcuni semi, la raffigurazione di donna/re rispetto a quello che c’è in altri?

Bah..

Poi, fai le revisioni, sei pieno di dubbi, non sei convinto di quello che fai. E ti rispondono solo “no, va benissimo così, è perfetto”. Ti ricordi di me, parli di me e del mio lavoro come “il bellissimo lavoro sui font”. E poi 29? Boh, non lo, non lo capisco.

Poi pensi a tutti i consigli e gli aiuti dati a chi ha preso uno di quei 30. E ti girano, girano e ancora girano.

Mi sento preso in giro, mi sembra di aver buttato via tutto quel tempo a fare, disfare, perfezionare.

Notti insonni, ansie, litigi. Per cosa? Per essere preso in giro, così.

E poi, poi arriva oggi.

E la valutazione dell’esame di storia. 20, complessivo, tenendo conto della prima prova in cui avevo preso 24.

Quindi significa che in questa ho preso 16. Ma non può essere, perché in caso di voto insufficiente in una delle prove, ti fa fare obbligatoriamente l’orale.

E poi ti metti a controllare gli altri, quelli che erano seduti vicino a te, quelli con cui hai condiviso aiuti, idee e informazioni, perché in quell’esame fuffa puoi fare di tutto, tra computer, libri, passeggiate e richieste d’aiuto al pubblico. Bene. Chi partiva dal 25, è rimasto al 25.

Bene. Quindi, com’è possibile che in tutto quel gruppo io sia stato l’unico ad andare male, così male? No, sinceramente, voglio saperlo.

Io, me ne torno a letto.