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In quel di bergamo

Solo poche righe per ieri sera.
Una serata bellissima. E devo ringraziare Nicola e Francesca per l’invito.
È stata una sorpresa perchè non mi aspettavo una festa del genere, abituato come sono alle feste milanesi, in cui si fa finta di divertirsi, ma in realtà  si è solo delle marionette ingessate.
Sulla 20ina di invitati presenti ero (come spesso succede ultimamente) il più piccolino 😛 e conoscevo solo Nicola e Francesca. Ma non è stato un problema. Le feste in cui ti diverti lo stesso anche con (più o meno) perfetti sconosciuti sono feste ben riuscite.
La musica, l’ambiente (la casetta di Riki è veramente bella! Arredata con gusto e con quel tocco di estro creativo che fa sempre bene), gli invitati, l’atmosfera che si era creata, le bollicine, gli stuzzichini da mangiare (complimenti alla cuoca!)..
Ma la parte migliore è stata quando ho avuto tutta l’attenzione su di me mentre diffondevo il culto del coniglio parlante. Potevo io esimermi dal tessere le lodi del mio nabaztag/tag Benjemin? E mostrare le sue foto?
Ma sapevo che sarei andato a colpo sicuro. E di fatti sembra che ora se lo vogliono prendere anche Francesca e Nicola e Riki per l’ufficio. Grandissimi!
Però io ho Benjemin lo Psycho Nab, loro avranno il Muuuuuuubaztag. Eheh.
Quasi quasi inizio a prepar loro gli adesivi…

Aggiornamenti sul Magenta

Oltre alla T-Mobile che ha registrato il “suo” magenta, c’è da segnalare anche Red Bull, ora proprietaria dei colori blu, silver e del colore blu/silver (ma non ho ancora capito qual’è esattamente il colore registrato).
In virtù del copyright, quello specifico colore non può essere usato da altre aziende o privati per fini economici o di lucro, poichè si può incorrere nel rischio di essere denunciati per violazione di marchio. Beh, è quello che vorrebbero TMobile e RedBull.

Meno male che l’Unione Europea non la pensa così. L’articolo 4 del regolamento europeo sui marchi prevede infatti che la registrazione è possibile solo per “i simboli rappresentabili graficamente”:

A Community trade mark may consist of any signs capable of being represented graphically, particularly words, including personal names, designs, letters, numerals, the shape of goods or of their packaging, provided that such signs are capable of distinguishing the goods or services of one undertaking from those of other undertakings.

Inoltre l’articolo 7, comma 1(a) continua con un “Non si possono registrare simboli non conformi a quanto previsto dall’articolo 4”:

1. The following shall not be registered:
(a) signs which do not conform to the requirements of Article 4;

E sinceramente a questo punto vengono fuori un po’ di domande. Come mai l’ufficio brevetti/marchi non ha sollevato dubbi sulla registrazione del colore? Come hanno fatto a vincere quel paio di cause? Il giudice tedesco non ha applicato la norma europea?

Salta poi fuori questa contorta sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2004:

Colori o combinazioni di colori che siano oggetto di registrazione, devono essere sistematicamente definiti associando le tonalità  in modo uniforme

Ehhhh?? Quindi? Cosa vuol dire?

In ogni caso, c’è un problema di fondo: il regolamento è del 1993 e da quell’anno ne sono cambiate di cose. È cambiato il mondo, la stampa, internet si è diffuso. E così cambia il modo comune di concepire il marchio, l’uso che se ne può fare, le consuetudini. Ed è su questo che i legali di Deusche Telecom hanno puntato quando hanno registrato il loro colore.

Non so, non so, non capisco. E si entra pure nel mondo della dottrina giuridica. Dove ci si diverte a fare leggi contorte, fatte apposta per essere interpretate ed adattate. Però, da quel poco che so, anche se cambiasse la dottrina sulla registrazione dei marchi, non dovrebbe esserci effetto retroattivo.
A tutt’oggi vale ancora il regolamento del 1993. T-Mobile ha registrato un colore. Punto. Non poteva registrarlo. Punto.
E i legali dicono:

Non si può, insomma, applicare al mondo virtuale una legge entrata in vigore quando Internet era solo una realtà  di pochi.

Ma che non tirino in ballo internet! Le denuncie di violazione di Magenta©/â„¢ si sono scagliate contro campagne pubblicitarie stampate. Mica contro gif o filmatini pubblicitari in Flash!!!

E in ogni caso io il Magenta lo continuo ad usare. E l’ho usato pure oggi, per principio, per una pubblicità  di una gelateria. Che venghino a contestarmi pure. Già , li voglio vedere col colorimetro in mano. E li voglio vedere a misurare (e trovare) il 100% Magenta. Non avranno difficoltà  a dimostrare che ho usato il loro 100% Magenta perchèl’ho sporcato con un 1% di ciano, giallo o nero. Avranno difficiltà  a trovarlo perchè il mio 100% magenta su piccì (o meglio, su Mac), una volta stampato dai simpatici tipografi può diventare qualsiasi colore dello spettro cromatico. Ma anche perchè bisogna pure da considerare la resa cromatica del materiale. Che cambia nel tempo, nel luogo e nello spazio. Ahahah

Shopping shopping

Oggi è stata una strana giornata.
Prima tappa: redazione. Questa settimana c’è da lavorare un po’, visto lo swap da Quark Xpress (lo odio!) al ben più simpatico, usabile, funzionale (e pesante) InDesign CS3. Una manna dal cielo.
Passo in redazione però solo per tappare un buco. E perdo un treno. E perdo il secondo. E rischio pure di perdere il terzo. Ma mi sbrigo e non lo perdo. Ormai LeNord non potranno più fregarmi: si parcheggia dietro la stazione, a due passi dalla scaletta per salire sulla banchina..
E nel frattempo mi accorgo di un sms arrivato ore (e ore) (e ore) prima. Si messaggia un po’. Ed è la mia metà  che mi invita al giroIkea che stiamo rimandando da ormai troppo tempo.
Faccio un paio di calcoli e…. beh, ovviamente ho sbagliato treno! Potevo prendere il treno successivo con molta più calma (e magari riuscire a mangiare qualcosa).
Così, arrivato a Milano.. beh, devo prendere la custodia per Leo. Rigorosissimo salto da Mac@work. Hanno un po’ di custiode, le migliori sono (e rimangono) le Tucano. Peccato per il prezzo, salatissimo. Soprattutto il modello valigetta sottilissima (e quindi comodissima) che mi piace tanto. Era arancio metallizzato, ma diceva che le aveva di tutti i colori (che poi sono arancio, nero, grigio). Rivedo la loro favolosa lampada Lego a forma di meletta mangiucchiata. Un giorno o l’altro comprerò anche quella. O manderò qualcuno a comprarmi.
Dico che ci devo pensare per il prezzo.. e al piano di sotto vedo un iPod Touch. Lo provo. Ma è meraviglioso. È una figata!! Sarei persino quasi pronto a strisciare il bancomat. Se solo su internet non ho qualche sconto in più. E se solo ci fosse da 32GB, visto che il 16gb mi andrebbe stretto tra musica, foto e video (sai che figata vedersi Heroes, PrisonBreak, Lost in treno? sullo schermo dell’iPod Touch, messo ovviamente in verticale?). E giochicchiando.. mi è venuto in mente un certo:

Music is my boyfriend
Music is my girlfriend
Music is my dead end
Music is my imaginary friend
Music is my kingsize bed
Music’s where I make my friends
Music is my hot hot bath
My music is where I’d like you to touch 


Eccome se aveva ragione. È bellissimo!! Inutile dire che ora aspetto al varco l’iPhone. Sperando che esca con qualche contratto decente così.. ciao ciao 3-cambia-tariffe-a-tradimento!
Uscito dal negozio mi dirigo verso Mondadori in centro. Guardo le stesse custiode, hanno più o meno gli stessi prezzi. E vedo lui, il Nabaztag. E lo vedo pure dal vivo, in tutto il suo candore. E scopro che poggia su una base arrotondata: così può oscillare leggermente. Geniale!
Ma la Mondadori non mi convince. E poi manca la figosissima Fnac, dai prezzi gonfiati, ma dalle mille promozioni. E vi avverto che è quello il logo del misfatto.
A parte la disposizione dei reparti completamente cambiati, scopro il nuovo angolo Apple, con molti computer esposti, accesi, un sacco di iPod Nano (e neanche un classic o un iTouch) e con anche persino un macGenius (che in realtà  è un ex dipendente del Mac@Work) e il calendario dei seminari organizzati. Vedo la custodia. Vedo il Mighty Mouse Bluetooth. Vedo Lui, di nuovo. Il maledetto “secondo primo coniglio”. E chiedo cosa devo fare per prenderlo o se mi devono fare una bolla. L’addetto mi dice che posso prendermelo e portamelo a casa. E mi ricorda le fondamentali orecchie colorate. Peccato che sono solo rosa, a cuoricini. Fossero state a tinta unita si poteva fare l’investimento.. ma tanto c’ho un plotter a disposizione. Posso personalizzarlo come voglio, io! E così, fregato da tutti questi conigli che mi dicevano “prendimi” e dalla facilità  dell’azione.. me lo prendo sottomano. Cerco lo spazio soci, chiedendo la situazione punti… beh, avevo guadagnato il mio BonusDay (che ti danno dopo 1500€ di acquisti :S). Beh.. ovviamente lo richiedo. E mi porto a casa Nabaztag/tag, Mighty Mouse, custodia grigia (che costava leggermente meno che da M@W e leggermente di più che da Mondadori, ma con lo sconto era tutta un’altra cosa!). Poi faccio un giro all’ultimo piano, il piano libreria. A parte la favolosa novella grafica di Frank Miller che puntavo già  da un po’ (cavolo, 300 – film – è proprio uguale a 300 – fumetto – !), volevo L’autobiografia di Alice della Gertrude Stein. Ovviamente non c’era, dovevo ordinarla (seeeee). E così vagando carico come un mulo e con tutto in equilibrio instabile passo davanti a una copertina nera e magenta che mi folgora. E tiro su anche quella.

Passaggio (che ormai era un rito) alle casse, tra fogli foglietti tessere, bancomat, Nabaztag messo dalla cassiera in bilico e che rischiare di morire senza neanche nascere. E me ne sono tornato in uni tanto contento. E sicuro di aver speso un sacco di soldi per una cosa utile (custodia), una cosa che potrebbe avere un motivo (mighty mouse.. non mi andava bene un qualsiasi Logitech? no, eh!) e una che è assolutamente inutile. Il libro nero e magenta non si conta perchè la cultura va sempre bene. È da notare però che tutto quello che ha fatto scattare la marea di acquisti è stata la cosa assolutamente inutile. E che quindi dovevo assolutamente comprare.

Lezione in uni.. a cui rischiavo persino di arrivare in ritardo. E senza ancora aver pranzato. Doh!
Fine lezione, punto di ritrovo. Si opta per una cioccolata calda. Finalmente pranzo! Ore 18:15 circa.. metro, 10 chilometri di camminata, macchina, 10km in macchina. E siamo all’Ikea.
Ovviamente si punta subito al ristorante svedese. Si cena. Ma lo si fa con così tanta calma (ed era solo un’insalatona gigante che da Richy’s è molto più buona e costosa) che abbiamo perso un sacco di tempo.
Giro per l’Ikea, fermandosi ad ogni cosa possibile e sognando:

  1. di avere una casa enorme da riempire di (alcuni) mobili Ikea. Soprattutto i nuovi modelli della collezione autunno ’07-’08 VINTAGE: divani floreari, lampade con coprilume in tela multicolore, pouff muccati e Billy neri con disegni bianchi.
  2. di lavorare come arredatori Ikea. Ancora meglio. Tutto lo spazio che vuoi, tutti gli accostamenti assurdi possibili. E un costo (per divertirsi) pari a zero. Anzi, renumerato (anche se credo non molto)!!

E di reparto in reparto, passando per miliardi di cose da acquistare (sarà , ma io mi farei un salotto ikea con mobili laccati bianchi, divani in pelle bianchi con angolo.. il tutto su parete rossa. O Blu. No, meglio rossa).
Ovviamente alla fine ci hanno praticamente sbattuto fuori, ma solo dopo aver pagato gli acquisti. E meno male che non ho trovato i poggia polsi/proteggi scrivania in finta pelle. Sennò spendevo soldi pure per quelli! E che sia chiaro. Mica li acquisterei per i miei polsi. Li acquisterei per non far graffiare la superficie inferiore di Leo. Tratto bene i miei bimbi, io!

Fatto un’orario improponibile (ma credendo di essere in orario, non sapendo leggere un orologio con lancette), è arrivato il tempo di dirigersi verso la redazione. Tornando dove tutto è cominciato. E dimenticandosi di passare da casa a prendere due cose tutto sommato piccole e sottili, ma dal grande valore. E continuare la nottata, lavorando. E poi devo arrivare e aggiornare i blog. E poi devo dare vita al coniglio. E tanto domani ho ben un’ora in treno da sfruttare dormendo, cosa voglio di più?

Facilmente

A volte mi chiedo come possa essere così dannatamente condizionabile.
Non parlo dello Steve che riesce a farmi comprare di tutto, non parlo di acquisti pazzi di conigli parlanti o di custodie ultracostose..
Questa volta parlo di un libro.
Un libro che mi ha colpito per due cose.
I colori della copertina e il disegno della copertina stessa.
Bene. La copertina è nera e magenta. Io ho sempre odiato il nero e persino qualsiasi forma di rosa, rosino, rosone. Fin quando non ho scoperto la questione del copyright sul colore magenta. E ho creato questo blog, dalla grafica nera e magenta. E così capita che passeggiando tra gli scaffali della libreria alla ricerca di tutt’altro (Autrobiografia di Alice Toklas di Gertrude Stein) capita che vengo attirato da quei due colori, colori che mai e poi mai avrei pensato avessere potuto attirare la mia attenzione.
E poi il disegno.. un passeggino magenta, spinto da un uomo elegantoso con un gessato a righe magenta, con al suo interno una beby morte con tanto i falce e fiocchetto magenta. E “Un lavoro sporco” come titolo, ovviamente in magenta. E come potevo quindi esimermi dal fermarmi e leggere il retro della copertina?

Charlie aprì la porta della stanza lentamente, per non spaventare Rachel. Già  si aspettava un affettuoso sorriso di disapprovazione e invece la trovò che dormiva, o almeno così gli parve. E accanto al letto c’era un uomo di colore molto alto, vestito verde menta.
‘E lei cosa ci fa qui?’
L’uomo verde si voltò, allarmato. ‘Può vedermi?’. Si indicò la cravatta color cioccolato; per un attimo Charlie pensò a quelle mentine sottili che ti fanno trovare sul cuscino negli hotel di categoria superiore.
‘Certo che la vedo’. Che cosa ci fa in camera di mia moglie?’
‘Questo non va bene’ disse Verde Menta

A pensarci.. una situazione da brivido. Eppure mi ha strappato un sorrisino… E così l’ho comprato.

Tutto e niente

Notevole esempio di successo commerciale. Basato su cosa? Su una questione puramente estetica. Non sulle magliette, non sulla qualità  dei prodotti e nemmeno, nell’ultimo caso, sulla qualità  dei trucchi. I personaggi sono inesistenti, non possiedono storie, non appassionano e non ci si affeziona. Piace soltanto. Non è come “Hello Kitty” o “Calimero”. Non è come “Emily the strange” o “Blue & Joy”. Eppure ha sempre più successo. A Milano le vetrine d’abbigliamento e le cartolerie sono piene dei suoi gadget.
Curioso, no?
Curioso certamente (tra l’altro il designer è il romanissimo: Simone Legno), ma non del tutto nuovo.
Mi viene da pensare al caso GURU, fenomeno modaiolo divenuto un must in poco meno di un’estate.
Per imporre un marchio, a volte basta trovare i canali di diffusione giusti. Per GURU si scelse (se non ricordo male) la strada di Lele Mora, il quale seppe imporre ai propri “assistiti” i capi con la margherita.
Il resto è storia.

Ma questi come osano parlare così di Tokidoki e paragonarlo anche solo minimamente a Guru? Credo che non si per nulla paragonabile il promuovere una margherita regalando magliette a personaggi famosi con il creare uno stile grafico (per quanto ispirato dai trend giapponesi.. tokioplastic vi ricorda qualcosa?), dei personaggi decisamente “emo” ma comunque molto simpatici e solari, creare un sito con i propri lavori ed essere “notato” da un’azienda di LA? Bah!

E ora Tokidoki, alias Simone Legno, lavora con marchi come Onitsuka Tiger, LeSportsac, HelloKitty ed ha anche partecipato (come relatore) all’Adobe Live Milan 2007 (perchè non ci sono andato, perchè?).

Ricordo anni fa di aver visto alcuni suoi lavori su internet e di esserne rimasto colpito. Dallo stile grafico, vettoriale, semplice e pulito e dalla particolarità  dei personaggi. Personaggi che rappresentano morte, mafia, teschi. Ma come non essere stregati dalla simpatia di Adios (cappuccio nero e falce..), della rosata Ciao Ciao, del Bastardino spinoso e di tutti gli altri?

Tutto e niente

Oggi c’è stato il ritorno a lezione in università , dopo una settimana chiuso in casa a studiare, senza mettere il naso fuori neanche per i miei gattoni.. poveri, si saranno mica sentiti trascurati?

Comunque.. una barba di lezione quella di oggi! Sempre a ripetere le solite cose.. e metà  aula (di pecoroni) che per principio dice che non ha capito quando la prof chiede se c’era bisogno di rispiegare un argomento di una banalità  incredibile (tra l’altro già  fatto a statistica.. e lo so pure pure io che non ho ancora seguito il corso interamete/passato l’esame!). E invece con le cose complicate.. tutti zitti… caproni!
Per il resto.. il programma della giornata doveva prevedere lasciare la C’mon (la mia Corsa) dal concessionario, visto che è stata richiamata per un controllo (ma ti pare che io possa essere almeno un po’ fortunato?). Ovviamente le paranoie della genitrice sulla pericolosità  del traffico milanese hanno fatto saltare il programma, che prevedeva anche una sosta-Ikea. E a questo a punto, sinceramente.. che se la portino loro dal concessionario, perchè io altri giorni in cui inizio tardi e finisco presto non li ho mica!
Il programma Ikea, ormai saltato, è stato facilmente sostituito con un giretto alle Colonne che portano il mio nome. Scoperto un rossopomodoro da testare assolutamente e visti un po’ di negozietti decisamente interessanti. Tra cui uno che vende anche i prodotti di Tokidoki. Anzi, no.. non è che vende… è lo store ufficiale! E tutti voi ovviamente sapete che Tokidoki è nata dall’estro creativo di un ragazzo italiano.. e ora che c’è anche una linea abbigliamento in collaborazione con Onitsuka Tiger.. voglio la T-shirt! Ma quella con la tigre dalla zanna mozzata!! O al massimo il pupazzetto cagnolino verde con spine Bastardino. Alla modica cifra di 25€. Poco, vero? Però sul sito viene venduto a 12$.. e subito mi sogno di ordinarlo in usa, sfruttare l’euro forte e risparmiarci. Sì, certo: controllo le spese di spedizione e… l’Italia è esclusa!!! Grr.

Tokidoki in Italia è distribuito in esclusiva dal gruppo Fornari

E figuriamoci se con i monomarca presenti (UNO!) permettevano la vendita online.. vabbè, vorrà  che prima o poi farò un raid in quel negozio. Certo che però con tutto quello voglio, c’è da spendere un capitale!

Sotto la vela di Fuksas

Bella giornata. Bella bellissima.

Esame andato (credo proprio) bene. Diverse ore in fiera per il Visual Comunication. Un’esaltazione unica. E non so Byron, Valerio e Rachele come hanno fatto a sopportarmi durante la cena. Perchè già  di solito parlo a ruota libera. Ma quando sono esaltato, parlo a ruota ancora più libera, non mi fermo, neanche quando parlano gli altri. Però sento quello che dicono. E a volte rispondo pure, nel bel mezzo delle centinaia di altre parole che nel frattempo ho pronunciato.
Ho mille idee che mi ruzzolano per la testa, molte delle quali però si scontrano con l’irrealizzabilità  pratica. Ma vedremo. Di tempo ce n’è. Le conoscenze pure. E anche gli agganci.

Visual

Oggi il grande giorno. Oggi era il giorno del Visual.

Impressioni. Bello, bello, bellisimo.
Ero esaltatissimo, interessato a qualsiasi cosa che vedevo, con già  miliardi di idee che mi frullavano in testa. Delle cose pazzesche.. la potenza del digitale.
Ma chi mi ha stupito di più è stata Roland. La concorrenza distribuiva poster omaggio. Roland creava valore aggiunto. Un brain storming in fiera per decidere la struttura del nuovo forum, un meeting point riservato agli AT (perchè l’insegna l’ho vista tardissimo?), vedere i big europei e giapponesi passeggiare per lo stand e mescolarsi col pubblico. Creare un valore aggiunto. È la strategia vincente. La differenziazione.
Complimenti.

Acqua calda @ home

Potrà  sembrarvi strano, ma a casa mia l’acqua calda è un grosso problema. No, non è che manca. Però la casa è grossa, poi che senso ha consumare gas solo per tenere l’acqua in caldaia a temperaatura? L’acqua alla fin fine serve solo quando ci si lava, no?

E così, con queste convinzioni (loro, mica io!) e contenti (loro, mica io!) di contribuire a salvare il mondo dall’implosione causa utilizzo di tutte le risorse disponibili, succede che tutte le volte che ci si lava, si deve alzare quella maledetta manopola. Poi per me il problema è particolarmente grave visto che più fa freddo fuori, più o bisogno di ustionarmi. E così va da sè che prima poi spaccherò quella maledetta manopola, ovviamente dopo essermi assicurato che è bloccata sulla temperatura alta-altissima-attenzionebrucia.

Fortunatamente mi ero dimenticato del problema, facendomi da quando ci siamo trasferiti al piano di sotto, sempre la doccia. Doccia che dista circa 2/3/pochi metri di tubo nei muri dalla caldaia quindi l’acqua arriva calda..

Ma oggi, in preda ad un torcicollo (perchè si chiama torcicollo? Il mio collo era drittissimo e impossibilitato a fare qualsiasi movimento!) e un bloccaspalla assurdo, le ho provate di tutte. Mi son messo lo scaldacollo (regalato, mica l’ho comprato io) attorcigliato versione “tra un po’ non respiro più” per tutta la giornata. Sono arrivato pure al punto di studiare con la schiena incollata al calorifero (caaaaaaaaldo). E alla fine dell’estenuante giornata ho deciso di concedermi un bagno caldo, con oli essenziali al timo, lavanda e chi più ne ha più ne metta, ovviamente col la speranza che tutto il marketing intorno a queste robe 100%natura avesse un non so che di fondato..

Ma è iniziata la tragedia. Proprio perchè (come sono ripetitivo) mi ero dimenticato del problema! Quando ci si fa il bagno, al piano di sopra, bisogna non solo alzare la temperatura, ma anche aspettare un po’, che si scaldi tutta l’acqua del boiler. E invece io, illuso dalla prima acqua calda che usciva nella vasca, ero andato bello bello a cercare le cose da mettermi, mentre la vasca si riempiva di acqua bollente. Peccato che rientrato in bagno mi accorgo di qualcosa di strano. Niente vapore acqueo, nessuna sensazione di “attenzione acqua calda, qui ti ustioni”. E di fatti era GELATA. Forse è perchè le tubature fanno un po’ il giro dell’oca quindi ora che sta benedetta acqua calda è giunta a destinazione, ha lasciato il calda nel muro ed è solo acqua. Ovvero acqua fredda. Quindi freddissima per i miei gusti.

E così.. ho aspettato. E volevo solo farmi ‘sto cavolo di bagno bollente, perchè non ne potevo più. Avevo bisogno di reeeeeeeeeeeeeeeeeelax! E sì, vabbè, alla fine ‘sto cavolo di bagno caldo l’ho fatto. Però non era bollente quanto dicevo io, l’acqua continuava ad evaporare, quindi voleva dire che l’ambiente non era ancora saturo di vapore acqueo, quindi vuol dire che l’acqua non era calda come la volevo.

E il torcicollo bloccaspalla mica mi è passato. Sgrunt

Mania da blog

Non so cosa mi è preso. Creare due blog nel giro di due giorni. Forse lo so. Spaces mi va stresso, non posso metterci quello che voglio (voglio un blog tamarro con tutti i widget possibili!), non posso pubblicare quello che voglio. Insomma, non posso essere al 100% me stesso. E qui potrò?
Ovviamente, solo il tempo potrà  dire come andranno le cose!

Nel frattempo però una piccola precisazione: questo template l’ho trovato su internet e non l’ho modificato in alcun modo. Se e quando mi arriverà  l’ispirazione ne creerò uno io. Era quello che mi dicevo da un sacco di tempo. Poi l’ispirazione è arrivata, in quattro e quattr’otto è nato un bel template (così dicono gli altri) ma.. è finito su FreeMagenta..

Quindi per ora l’estetica del blog rimane così. Tanto è bello lo stesso, no?