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Google 4 Max Havelaar

multatuli09Google.nl festeggia così il 150 anniversario per Max Havelaar, of De koffieveilingen der Nederlandse Handelmaatschappij (Max Havelaar ovvero Le aste del caffè della Società di Commercio olandese), romanzo a firma di Multatuli (pseudonimo di Eduard Douwes Dekker), importante culturalmente e socialmente perché determinò una trasformazione della politica coloniale olandese nelle Indie Orientali Olandesinel XIX e XX secolo. Il protagonista del romanzo, Max Havelaar, cerca di lottare contro un sistema di governo corrotto a Java, che a quel tempo era una colonia olandese.

info via Wikipedia

Verifico “iPhone 3G di Lore!”…

verifico iPhone 3GIl fatto che iTunes rimanga bloccato su questa schermata quando collego l’iPhone e si rifiuti spesso di fare la sync per via di un misterioso errore 13019 è in realtà un messaggio non troppo subliminale per dirmi di passare al 3GS, vero?

E no, non consigliatemi di fare un ripristino. C’è probabilmente qualche file corrotto. Ma se poi ripristino il backup, mi ritroverò l’iPhone con lo stesso errore. E se non lo faccio, perdo tutti i save e le impostazioni di ogni applicazione installata.

Che noia.

Oggi: acquisti

Una stancante giornata a Milano.

Due diversi compagni di shopping.

Un po’ con fini universitari, molti negozi visti, tante strisciate fatte (anche al McDonald’s, ovviamente), molte strisciate volute ma non portate a buon fine.

IMG_0142Nell’ordine:

  • Japanise Graphics Now! ed. Taschen
  • Carcassonne, Abbazzie e Borgomastri. Se non sapete cos’è Carcassonne, vergognatevi. Correte alla più vicina ludoteca con un gruppo di amici e scopriterlo
  • Happy Birthday carillon con lcd da cancellare e candelina incorporata
  • e infine lei, la Lumaca trainabile (amore a priva vista) che sarà oggetto di rimodellazione e animazione 3D nel Laboratorio di Computer Grafica

Questionari

Appena arrivata una mail:

Apple gradirebbe ricevere i suoi commenti in relazione alla recente riparazione carry-in eseguita sul suo MACBOOK PRO presso xxxx

Ovviamente, ho compilato il questionario, facendo presente che il difetto alla VRAM è stato corretto, ma quello al SuperDrive no, visto che mi sono trovato con un masterizzatore completamente inutilizzabile.

E questa è l’ultima schermata che compare, una volta completato il questionario:
Fine questionario Apple

Multilingua, come sempre.

Ma qualcosa di un po’ più figoso, se proprio volevano mettere un’immagine, potevano farlo, no?

This must be it

Nuovo e particolarissimo video dei Röyksopp.

La canzone, inutile dirlo, è una delle mie preferite di Junior.

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Waiting for a beam
To break through here
A chain way vision
All bright and clear

And they talk
And they dance

I was expecting something pure
With a golden hair
Arms full of bracelets
And smoke in the air

And they talk
And they dance

Here comes darkness
Just afternoon
Waiting for a sign
If I survive I’ll worship the moon
Or something
Anything

Chorus
This must be it
Long for bliss
First it was so quiet
Now I know I’m not alone in here
(And they talked,
And they danced)

Two omens collide in my open hand
Making me a viewer
I am what I have seen

And they talk
And they dance

Your hand on my hips
Speak friendly to me
I’ve been studying for years
Patiently
Is this as far as you can take me?

Chorus
This must be it
Long for bliss
First it was so quiet
Now I know I’m not alone in here
(And they talked,
And they danced)

Sono un uomo da 18 crediti

Tutta colpa del Laboratorio di Metaprogetto e dei suoi professori che se ne sono fregati delle classiche dinamiche di amicizia che si usano per formare i gruppi di lavoro e ci hanno imposto un metodo tutto loro, ignoto, infame e forse anche un po’ crudele, ma funzionale e tremendamente aderente alle dinamiche reali del mondo del lavoro.

Ci hanno illustrato tre tipologie di figure: gli smanettoni, quelli che sanno dove mettere le mani, come fare le cose, che sanno che funzionano i programmi; gli organizzatori, quelli che prevedono, tengono le redini dei progetti, coordinano il lavoro degli altri e sanno sempre quello che c’è da fare; i teorici, quelli fantasiosi, che hanno idee, vivono in un mondo tutto loro di fantasia. Successivamente ci hanno chiesto di dividerci autonomamente nei tre gruppi ed è stata fatta qualche modifica per pareggiare il conteggio.

Quindi la spiegazione: un buon gruppo, per funzionare, deve avere un organizzatore, uno smanettone e un teorico.

Poi la sorpresa. Gli organizzatori sono stati invitati ad avanzare verso la cattedra e sono stati definiti project manager. Ad ognuno di loro è stato assegnato un budget di 20 crediti, da usare per acquistare le altre due “figure professionali”, attraverso la forma dell’asta, ed il tema della ricerca da presentare.

Subdolo, astuto, crudele, geniale, tremendamente reale.

Perché sul project manager è ricaduto completamente l’onere di formare una squadra “equilibrata”, vincolato dal dover comprare ognuna delle altre due figure, col un budget limitato e il pericolo della forma di acquisto dell’asta, che portava a far salire il prezzo dei lavoratori ambiti, quelli bravi, con idee, capaci o anche solo quelli che sono riusciti a vendersi bene.

Da questi vincoli derivano molte possibili scelte, molte possibili strategie: meglio spendere poco per le figure professionali, comprando quelli “di medio livello” (o che sono reputati tali) per poter scegliere un buon progetto alla fine? Spendere tutto il budget (o quasi) per avere una star e rischiare di non avere abbastanza potere economico per comprare un’altra buona figura e rimanere con l’impossibilità di scegliere il progetto e trovarsene appioppato uno non molto interessante o di difficile realizzazione?

È stato interessante vedere come il problema del sapersi vendere bene e quello della conoscenza della persona da assumere si sia mostrato in tutta la sua crudeltà.

Per uno strano cambio di allocazioni deciso dalla segreteria, ci sono in corso con noi due nuove ragazze, provenienti da un’altra sezione. La prima si è presentata all’asta e non ha ricevuto alcuna offerta. Non è stata in grado di presentarsi, né dire qualcosa, in prima battuta. E mi è venuta subito in mente una discussione su Friendfeed: l’ignoto spaventa e ci sono selezionatori che cercano informazioni online sui candidati per capire chi hanno davanti. Per l’altra ragazza, invece, ci son state subito offerte. Non alte, ma ci sono state. Merito del suo modo di essere, di apparire, vistoso e fuori dal comune, che ha subito ispirato – credo – l’idea di una personalità interessante e creativa (senza ovviamente nulla togliere all’altra che – ripeto – non conosciamo).

Nello specifico poi è successo che una carissima, adorabile, simpatica e folle project manager (che so che sta leggendo queste righe) ha offerto 18 crediti (su 20) per essere sicura di avermi nel suo gruppo, rischiando su tutto il resto.

Yes.

Sono l’uomo da 18 crediti.

Il più quotato in questa sessione d’asta, tutto a beneficio del mio ego, subito riempito d’orgoglio.

Ammetto che la cosa non è stata affatto male, considerando che prima, in piedi, in attesa nel gruppo per essere messo all’asta un po’ tremavo e avevo paura del confronto e delle mosse che la percezione di me avrebbe generato.

Nessun problema quindi con la percezione di me. Però rimane il dubbio.

Essere l’uomo da 18 crediti, è veramente una buona cosa?

Google 4 barcode

Altro Google logo.

barcode09

Questa volta è un codice a barre e sebbene non sappia bene come leggerlo, sicuramente codifica la scritta “Google”.

La domanda è: perché proprio oggi? Semplice!

L’idea dei codici a barre fu sviluppata da Norman Joseph Woodland e Bernard Silver, all’epoca studenti di ingegneria dell’Università di Drexel. Il 7 ottobre 1948 l’idea nacque dopo aver ascoltato le esigenze di automatizzare le operazioni di cassa da parte del presidente di un’azienda del settore alimentare.