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Sabato, domenica, lunedì

Alla fine non sono abituato a giornate come queste.

Sabato ho comunque avuto casa piena di gente, ho fatto del mio meglio per offrire un aperitivo casalingo di quelli buoni e come sempre sono state tante, troppe le risate, soprattutto giocando a quella droga perfetta che è TowerFall.

E alla fine non capisco perché ci sono rimasto così male per quel tasso del 100% di assenza di quel determinato gruppo di amici. Non capisco perché mi ostino a vedere dell’amicizia o per lo meno una volontà di vedersi, quando invece – a conti fatti – non sembra esserci. Devo rassegnarmi, smetterla di rimanerci male e, veramente, fare un po’ di potatura. Perché non ha tanto senso a continuare con un rapporto di amicizia a senso unico, no?

Poi è arrivata la domenica: svegliato tardi, troppo tardi, un 5km di corsa a meno di 5’/km, la corsa a recuperare l’amica bergamasca, il salto volante in pasticceria e poi su al ristorante. Un menù di solo pesce fatto apposta per l’occasione. Tutto buono, buonissimo. E compagnia ovviamente eccezionale.

E la cosa più bella non è solo la felicità o i sorrisoni™ stampati in faccia come un ebete. È anche leggere poi certi status su Facebook che ti riempiono il cuore e ricevere poi messaggi dopo, quando tutto è finito. Perché vuol dire che è stata una bella bellissima giornata non solo per te, ma anche e soprattutto per gli altri. E sei ancora più felicione™.

Poi arriva il lunedì a rovinare tutto, ma qui è meglio non parlarne.

 

 

157 – quasi trenta

Oggi mi hanno chiamato quasi trentenne, anche perché con oggi ho raggiunto questa strana età dei ventinove.

Ho sempre aspettato con trepidazione il compleanno, aggiungendoci l’ansia di organizzare qualcosa di grande, fare tutto il giro di amici vicini e lontani, organizzare aperitivi/cene/altro per poi puntualmente rimanerci (leggermente) male tutte le volte che le cose non andavano come desiderato.

E per la prima volta da anni, tutto questo non mi interessa.

 

Empire State of Treviso

Giorni di su e giù. Anche se bisogna ammettere che sono i momenti giù a prevalere.

Giorni in cui invecchi e in cui festeggi come al solito in un ristorante greco (anche se non solito e non mi ha per nulla soddisfatto) con vecchi amici e nuove interessanti conoscenze.

Sere di aperitivi in cui per alcuni sei meno importante di San Remo; sere in cui alcuni sono talmente stanchi che vanno a casa e quindi in palestra; sere in cui vedi chi riemerge dal mondo quasi dimenticato della Cattolica e tutto meraviglioso come se non ci fosse mai persi di vista.

Giorni in cui gli affari mischiati all’amicizia creano casini e ti fanno dire addio un’amica da 15 anni. E forse anche un’altra, ma il tutto è troppo recente per capire come si evolveranno le cose.

Sere di cene jappe, fino a scoppiare.

Giorni di soldi prelevati al bancomat e che poi spariscono, finché il conto arriva al rosso, visto che benzina, telepass, treni e atm si pagano, sempre. Ma quello per cui stai spendendo la maggior parte di tutti questi soldi semplicemente non pensa a pagarti. O neanche a decidere quanto pagarti, tenendoti sulle spine da quasi due mesi, nonostante le continue richieste.

Giorni di scleri, di lavoro, di straordinari che chissà quanto decideranno di pagarti, ma suvvia non stiamo a guardare l’ora che mette ansia a entrambi.

Giorni in cui non capisci come diavolo hai fatto a cacciarti in questa situazione e non fai altro che darti dell’imbecille.

Giorni in cui il tuo sogno ricorrente è di fare un’uscita di scena teatrale, è stato bello finché è durato, ciao, addio, fammi il bonifico, ma poi non hai il coraggio di metterla in atto.

Giorni in cui capisci che sei sempre troppo buono, calmo, pacato, gentile, accondiscendente. O forse sei solo fesso e non sei in grado di farti rispettare, né umanamente, né professionalmente.

Giorni in cui per clienti seri e paganti decidi di fare l’impossibile. E per lo meno ottieni un grazie, assieme ai dati per emettere immediatamente la fattura.

Giorni in cui ogni poco c’è sempre da rispiegare tutto a tutti, per l’ennesima volta.

Giorni in cui la famiglia acquisita è più entusiasta dei piccoli successi lavorativi e universitari rispetto a quella naturale, che più che lamentarsi e discutere non è in grado di fare.

Giorni in cui ti fa veramente piacere uscire di casa all’alba per poter fare colazione.

Giorni in cui apprezzi sempre di più gli amici e colleghi dell’alle sei si stappa.

Giorni in cui invece non reggi più lo scherzo e le prese in giro e sei persino più permaloso del solito.

Giorni in cui sinceramente vuoi smettere di recitare la tua parte. Ma non si può, perché ormai tu per loro sei così, veramente e senza ombra di dubbio.

Giorni in cui finisci per piangere al buio della tua stanza e ti ritrovi a sperare in Treviso.

Che poi boh, io non so [cronache di una serata di compleanno]

Cena di compleanno in un agriturismo nel pieno della campagna (?) di Lainate. Talmente campagna che l’agriturismo era circondato da ben 4 provinciali e statali, di cui una, nello specifico, era il Sempione.

Posto comunque carino, anche se forse avrei preferito essere avvisato riguardo al dress code.

Arriviamo tutti trafelati e di corsa, visto che siamo partiti alle 21.30 per un’appuntamento delle 21.30, mentre gli altri erano partiti alle 20.45. Entriamo nel ristorante, chiediamo del tavolo ma… degli altri 11 della tavolata non c’era ancora traccia. Ah, bene!

Aspettiamo un po’ fuori, intanto arriva il gruppo. Saluti alla festeggiata e si entra.

Un primo errore: la festeggiata che si posiziona a capotavola. Una cosa che odio, odio, odio, soprattutto se la compagnia è più o meno mista. E così mentre da una parte si siede il ragazzo e gli amici del ragazzo, vuole lasciare l’altro lato per la sua amica, che poi rimane da sola. Però poi si lamenta per il fratello + ragazza, che finiscono lontani.

Diavolo, con le tavolate così lunghe il festeggiato si posiziona al centro: può raggiungere tutte le conversazioni ed è più facile disporsi. Eh, ma no!

Momento di ordinare. Gente indecisa. Che dice una cosa, ordina altro, poi ritratta e poi boh.

Ad un certo punto mi ritrovo al centro di un triangolo calcistico che guarda avrei fatto anche a meno.

I continui commenti (ad alta voce) di uno degli invitati che continuava a paragonare ogni cosa con quella del suo agriturismo. Ma questo non è buono, questo costa un sacco, ma da me le porzioni sono più grandi, qui ci fregano, io faccio così.

Poi il vicino che continuava a sbircirarmi lo schermo dell’iPhone, mentre tentavo di rifugiarmi nel bel mondo di FriendFeed per salvarmi dalla non troppo ottima compagnia. E il “mante pagine hai”? Ma dai, fammi vedere un po’ di giochi, che io divento matto con queste cose. Ma anche no, ciccio mio.

Poi il momento regali. Il nostro pensierino più che apprezzato. Poi la festeggiata apre il regalo del gruppone. Che inizia a discuture: no, ma io lo volevo nero. E no, ma a me piaceva di più l’altro modello. No, io avevo invece che. Tu però avevi detto ma. Rimango allibito. E continuano. E continuano. E continuano. In modo che tutti sappiano tutto. Fino ad arrivare alla chicca: “il vestito che ti piaceva tanto due mesi fa non c’era più. Avremmo dovuto comprartelo subito”. COSA!? Compri come regalo un vestito che poi consegni dopo 2 mesi? E se poi non va bene? Se è difettoso? Se la taglia è sbagliata? Ma siamo matti?

Poi arriva il momento del conto. Altre scene. Dall’ognuno paga per sé al dividiamo tutto. Alla fine si decide per un “dividiamo in parte, chi ha preso i secondi paga”. Ok, mi sta bene. Iniziano a raccogliere i soldi, poi qualcuno obietta che raccogliere 22 € è un casino, meglio fare 25 (la cifra del diviso tutti uguali). E via, tutti danno 25. E qualcuno inizia a borbottare, che insomma, io pago e per 3€ non ho problemi ma non è giusto. E il nervoso sinceramente mi sale perché è vero che ho preso sia il primo che il secondo ma: il primo era il meno costoso. Ho bevuto (poca) acqua mentre c’è chi ha preso 2 birre o chi si è bevuto il vino. Dell’antipasto ho toccato poco o nulla perché alcune cose non mi piacevano e c’era chi fregandosene degli altri ha spazzolato il piatto. E poi devo pure farmi dare implicitamente dello spilorcio scroccone? Ma scherziamo!? Roba che avevo voglia di lanciargli il 70€ e andarmene, senza neanche aspettare il resto.

Però, vabbé, in compenso ho mangiato bene. E tanto. Le tagliatelle al salamino e ragù erano buonissime. La tagliata di vitello alla griglia con rucola, grana e pomodoro era ottima. E avevo il Byb di fianco e l’iPhone.

E meno male che riesco sempre ad evitare questi eventi. Ma una volta l’anno, capitano.

Nel frattempo, rotolo verso il letto e vedo di digerire.

PS: se domani leggo che tutti voi presenti all’evento social del momento, il compleanno della Fra, vi siete divertiti come matti, prometto che vi defollowo da friendfeed, vi cancello da twitter e pure dal reader.

E le cose che non dici

Alla fine, ho perso un po’ il feeling che avevo con questo blog nel riempirlo di tutto ciò che succedeva.

Ora ci sono molte cose di cui potrei parlare, ma semplicemente evito.

Per un motivo o per un altro.

Però, ecco, in realtà le cose accadono, belle e brutte, anche se non lo dico.

Come il compleanno del Byb, la cena in pizzeria con il fratello (che fa gli anni qualche giorno prima), la tavolata da 16 posti, poi il post serata (solo per chi è senza figli :P) al Milwaukee 50’s diner a Varedo che ospitava una cover band revival molto brava, poi il dj che non sapeva mixare ha iniziato a picchiare con le peggiori truzzate commerciali con qualche tocco di classe con Madonna e una doppia Lady GaGa (con una Telephone orribilmente stoppata per far posto a Ke$ha la buzzicona).

Poi cos’è successo? Boh, Sicuramente qualcosa, anche se in verità ho rimosso.

E sicuramente succederà nei prossimi giorni, però non so se scriverò.

Vedremo.

Serate e serate (e i soliti pensieri a vanvera)

Ecco, lo ammetto.

È proprio un bel periodo. C’è la fatica dello studio e dell’uni. Però mi sto veramente divertendo.

Sto passando degli ottimi momenti con persone a cui tengo veramente moltissimo, sto conoscendo nuovi aspetti di altre e approfondendo amicizie.

Mi sento fortunato per aver avuto l’opportunità di fare certi incontri e sono contento di come sto affrontando ultimamente le situazioni: ci si butta e via. Se va bene va bene; al massimo ci lecca le ferite ma almeno non rimane il rimorso del non aver tentato.

E poi io adoro Milano. Mi piace, di notte. Mi piace guidare ed è una bellezza quando scopri che allontanandoti dalla solita strada scopri quartieri meravigliosi.

Quando all’improvviso ti trovi davanti ad Altra Sede o ti sbuca un Pirellone illuminato. E poi via, nel traffico della notte, passando per strade deserte e strade piene di vita.

E comunque, cara, ancora auguri, che senza di te questa bella serata non ci sarebbe stata.

Il mio grosso grasso finto compleanno greco

E alla fine, sono riuscito a fare, con settimane di ritardo, una mini festicciola di compleanno.

Con giusto qualche personcina 2.0 a cui tengo veramente molto e che ammetto di apprezzare sempre di più ogni volta che le incontro.

La cena, al ristorante greco Esperides di Milano, è andata piuttosto bene.

Chiaccherato un bel po’, bevuto ottimo vino rosso (e dire che il vino rosso non mi piace. Eppure ho bevuto solo quello, neanche un goccio d’acqua) e soprattutto mangiato tanto ma tanto tzaziki + pita. Talmente tanti che poi stavo scoppiando e non riuscivo neanche a finire il gyros.

E poi, vabbé, il momento regali:

Un fantasmino pulisci schermo e tastiera. Utile e carinissimo, oltre che perfettamente intonato con le Creatures che già abitano sulla mia scrivania (purtroppo non ho trovato foto più grandi):

Batman il film, edizione restaurata in blueray 1080p e audio DTS. Film in realtà mai visto, ma che mi gusterò con piacere una di queste sere:

Up! in edizione doppio blueray (non capisco proprio come hanno capito che lo necessitavo):

Ed infine la chicca: Frasario per giovane designer di Roberto Marcatti. Molto molto molto carino. E ringraziamento speciale, visto che ha comunque pensato a me anche se non è riuscita a venire alla cena 🙂

Che altro dire?

Grazie ancora a tutti per la serata.

Alla prossima 🙂