Oggi, sveglia prestissimo. E lezioni di se ti si buca una gomma, almeno sai cosa fare.
Io ne avrei fatto volentieri a meno.
Oggi, sveglia prestissimo. E lezioni di se ti si buca una gomma, almeno sai cosa fare.
Io ne avrei fatto volentieri a meno.
Appena tornato da una splendida serata a Bergamo. Una casa bellissima, il fortissimo senso di famiglia che ne traspare, una vista meravigliosa. Poi, loro, gli sposini. E un gruppo di 30 e più amici per festeggiarli. Ma queste sono solo anticipazioni nella notte, pensieri sparsi.
* questo post è stato scritto alle 2 e passa di notte, appena tornato a casa. Una serie di pensieri sparsi, scritti velocemente, via iPhone, mentre il sonno mi assaliva. Avevo controllato l’assenza di accenti prima di inviare il tutto, ma mi hanno fregato lo stesso. Ora non mi ricordo cosa avevo scritto, a parte quella frase in corsivo, che magari non era neanche così. Il resto è perso, per sempre, nei meandri di questo internet..
Ieri sera ho fatto tardi, tardissimo, davanti al mac, come al solito.. E ovviamente oggi avevo sonno, tanto sonno.
Alle 10, arrivano in camera mia, mi alzano le tapparelle con quella maledetta luce solare che mi batte diretta sugli occhi e mi tirano indietro le coperte, giusto per svegliarmi.
Dopo un po’ mi alzo, con gli occhi completamente chiusi, tiro di nuovo giù le tapparelle e mi rimetto a dormire.
Ma per loro no, dovevo alzarmi. E iniziano a stressarmi, che è tardi, che ho dormito abbastanza, che settimana prossima parto e non ho ancora preparato nulla. Ovviamente, loro sono arrabbiati. E sono talmente addormentato che capisco solo qualche parola ogni tanto in un bla bla bla continuo e fastidiosissimo.
Così, si va avanti per due ore a suon di tiro su/tiro giù le tapparelle, di coperte tolte e di urla varie. Finchè, alla fine decido di alzarmi, verso mezzogiorno.
Probabilmente uno zombie ambulante avrebbe avuto una cera migliore della mia.
E quindi, la beffa: “ah, ma avevi veramente sonno?”
No, figurati, stavo solo giocando a far finta di dormire, che è così divertente sentirvi urlare!!!!!
Ancora settegiornisette.
E saremo nella bianca, bianchissima Atene.
Mi basta restistere ancora settegiornisette.
In questi settegiornisette, però, devo pure fare le valigie. Dove finisce Love quando c’è da preparare la lista delle cose da mettere in valigia? Eh, dov’è!?
Cercasi urgemente appartamento a Milano, anche minuscolo, brutto, non servito dai mezzi e in zona scomoda.
Offresi in cambio, nel caso non riesca permettermelo col mio misero stipendio, posto letto in favolosa villetta in provincia, disposta su due piani, 3 camere, 2 cucine, doppi servizi, giardino, arredata e dotata di tutti i comfort, inclusa una genitrice ossessiva che ha pure imparato a leggere i messaggi personali sul (mio) iPhone.
Non posso leggere queste frasi, perchè inizio a domandarmi chi in realtà io sia. A volte, mi rendo conto di avere mille sfacettatture che però non mostro, in contemporanea, a tutti. Che ho mille volti che ben pochi, in realtà , conoscono. Non è questione di nascondersi, nè è questione di falsità . È solo che.. boh! Per un motivo o per un altro spesso non riesco a comportarmi come vorrei, spesso non mi sento me stesso, ammesso che io riesca a capire chi sia effettivamente questo me stesso.
La cosa che però mi preoccupa è che con queste persone riesco ad essere simpatico, gentile, cordiale, accondiscendente. Riesco a farmi usare, ingannare, fregare. E spesso o addirittura quasi sempre sono persone che non si meritano di vedermi così, non si meritano la possibilità di usarmi, ingannarmi, fregarmi. Non si meritano di vedere il lato forse buono (e ingenuo) di me.
E invece poi va a finire che le persone a cui tengo di più vedono invece un me diverso. Vedono un me stupido, cretino, paranoico, fissato, egocentrico, vendicativo, intrattabile, sbadato, velenoso, dannatamente lunatico. E riesco sempre a combinare qualche pasticcio, ad arrabbiarmi per un nonnulla, a serbare rancore.
E la domanda è quella, sempre quella. Io, veramente, chi sono?
A volte mi chiedo perchè il baretto sotto l’ufficio, nell’ora dell’aperitivo, non pensa di offrire ai propri clienti (ovvero.. tutto l’ufficio) qualche schifezzina da mangiare: pizzettine, bruschette o anche solo patatine. In nostro baretto offre solo, a giorni alterni, qualche brioches.
Così abbiamo trovato il “nuovo” baretto: stuzzichini a non finire.
Però, ovviamente, non si può uscire in massa e conviene andare divisi, in modo da non lasciar mai completamente sguarnito nessuna funzione della catena di lavoro.
E così, ultimamente, andavo sempre assieme a un giornalista e a uno stagista, al “solito” baretto, rifacendomi sulle brioches. Oggi, però, avevo fame. E delle brioches non mi sarebbero bastate. Oggi, per me, sarebbe stato molto meglio spizzicare e mangiare diverse schifezzine.
C’era così bisogno di fare un “cambio di gruppo”, per poter entrare a far parte della fazione del “nuovo” baretto. Ma (perchè mi stupisco?) nessuno si è proposto di fare cambio con me, pur considerando la mia “necessità ” di mangiare, e molto.
Così.. o me ne andavo da solo.. oppure andavo con gli altri al “solito” baretto. E ho optato per la compagnia. E ho perso il cibo, visto che oggi – sfiga vuole – che non c’era neanche una brioches. Cioè, una c’era. Era grande come un terzo di una brioches che uno definirebbe piccola. Era assolutamente minuscola. E costava la stessa cifra.
E così, son qui che muoio di fame. Potevo ordinarmi una pizza, dai kebhabbari qua sotto, ma ho preferito evitare l’olio di motore che utilizzano di solito per condirla. Oppure potevo prendere, farmi 15 minuti a piedi, e arrivare nella pizzeria al trancio buonissima, che però nessuno dei colleghi apprezza. E che non consegna a domicilio sotto una certa cifra, ovviamente.
E così, son qui che muoio di fame.
E sì, è vero, questi non son problemi gravi.
Però a me questi comportamenti, questo menefreghismo, questa non volontà di venire (per una cazzata) incontro agli altri, genera molto – troppo – fastidio.

Non e’ che qualcuno vuole un bel gattino tutto nero? O la sua sorellina (quasi) tutta bianca?
[e gia’ che ci sono provo pure a postare le foto direttamente dall’app di WP per l’iPhone]
Mai fare l’errore di dire a qualcuno che forse, insomma, potrebbe farti comoda una Moleskine.
Più che altro perchè poi, dopo giorni e giorni e giorni, potrebbe saltare fuori, quasi dal nulla a chiederti quale Moleskine vuoi. Perchè no, la risposta “una Moleskine normale” non va bene, non funziona. Ed è tragico che tale risposta non funzioni, perchè, voglio dire, io sono uno indeciso e lo sono decisamente troppo, e non posso essere indeciso persino su una Moleskine! Perchè con o senza elastico, apertura a libro o a blocco, carta per acquarelli, normale o sottile, copertina morbida o rigida o addirittura colorata, fogli lisci a quadretti o a righe. Fortuna però che la scelta dell’elastico impedisce la scelta dei colori, disponibili solo nelle versioni poco spesse delle Moleskine e accoppiate con un (volutamente) pessimo gusto estetico.
E, in ogni caso, rimane il dubbio sorto dopo aver visto l’ultima serie di moleskinerie che Ale Orange ha pubblicato sul suo flicker, con fogli colorati. Bisogna scoprire quale sia il pusher di Moleskine da cui l’AO si rifornisce oppure è semplice pos-produzione a Photoshop?