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Felicità  è tristezza

Oggi, all’improvviso, ho risposto male ad una battuta di un collega.

E poi mi sono intristito.

E i pensieri in questa affollata testolina hanno iniziato a girare vorticosamente.

Tristezza e amarezza e delusione.

Perchè la “via di fuga”, comoda e (relativamente) a portata di mano che avevo sta svanendo ogni giorno di più. Me la sono lasciata scappare via, da sotto il naso.

Sì.

Aveva alcuni punti enigmatici: il condividere l’appartamento con una collega e l’elevato costo [ma allineato, se non addirittura conveniente, a quello che offre Milano alle stesse condizione], con quindi il dubbio della sostenibilità  del progetto a livello puramente economico, senza far affidamento alcuni su altre persone.

Era comodo. Perchè mi era piovuto addosso, perchè mi sarebbe venuto comodo con l’università , con l’ufficio e zona non era male, tra supermercati, parcheggi disponibili e mezzi pubblici.

Però ho temporeggiato. Sperando prima di poter ottenere un’aiuto a livello economico e, successivamente, di riuscire a trovare un’altra sistemazione ad un costo minore. Ho temporeggiato, insicuro della mia capacità  di riuscire ad affrontare – praticamente da solo – un passo così grande. Perchè, sebbene sappia passare lo Swiffer e lavare i piatti, non so fare una lavatrice, stendere, stirare, fare la spesa, farmi da mangiare. Insomma, non so sopravvire.

Ma nonostante tutti i dubbi, nella mia indecisione totale, mi cullavo al sogno di una cameretta tutta mia, da arredare e tenere in ordine, via dal paesello, nella grande città . Mi cullavo all’idea di diventare grande e autonomo. E speravo che non trovasse nessuno interessato all’appartamento. Cosicchè il posto fosse stato vuoto. Oppure mio.

Ma Baby, è Milano.

La vita è frenetica. E gli indecisi non hanno vita facile. E le indecisioni costano caro.

E ora, sono rimpiombato di nuovo da capo.

Bloccato tra queste quattro mura sempre troppo strette, senza neanche un sogno a cui aggrapparmi, solo con la certezza di vagare per annunci e annunci e non trovare nulla di altrettanto soddisfacente.

In fondo sono triste. Perchè lei è felice. Felice di aver trovato casa e una coinquilina.

Due serate

Non so. Mi sento strano, dopo queste ultime due serate.

Bene o male, mi sento tornato in vita.

Beh, non che sabato scorso non abbia vissuto. Anzi. È stata anche quella una bella, bellissima, serata.

Ma queste ultime due sere mi hanno risvegliato. La prima, un po’ più intima, rivedendo due cari amici, assaporando la nostalgia delle Grecia e delle sue buonissime “schifezze” culinarie. Le chiacchere, quelle serie e quelle un po’ meno, l’incrocio dei discorsi, i silenzi e le parole a fiume.

E poi la seconda serata. Un compleanno, un po’ strano, che ha portato a un po’ di peregrinazioni dell’ultimo minuto. Un’idea divertente, organizzata con il solito stile della festeggiata. Però, poi, alla festa vera e propria, mi sono divertito. Come sempre, in quelle feste.

E oggi il weekend è finito. Si ritorna a lavoro e domani in uni.

Sono finite

Discorsi già  sentiti, arrabbiature e lacrime che volevano uscire. Ma erano bloccate, non uscivano. Forse perchè ne ho già  versate troppe e, ora, sono finite.

Ora, non riuscirò più a concentrarmi, non riuscirò più a far nulla.

Un altro pomeriggio di studio perso. 

Un lusso che, in realtà , non posso permettermi.

Shangri-La

Mi sento strano.

Son due settimane che bene o male corro da una parte e dall’altra senza un attimo di riposo.

Mi manca poter dormire.

Mi manca poter uscire normalmente la sera.

Mi manca guardare un po’ di tivvù, giocare col Wii o il DS.

Mi mancano i telefilm e le serate al cinema.

Vorrei poter ritornare a vivere alla giornata senza pensare al futuro.

Vorrei sentirmi di nuovo la testa leggera e non assistere impotente a quello scontro perenne di pensieri impazziti.

Ma in fondo, vorrei avere ancora qualche illusione a cui aggrapparmi.

3 minuti

Solo una rapida apparizione..

Solo per dire che sì, ci sono ancora. La decisione è presa, ma si tratto solo di trovare modo di realizzarla. Il tempo per andare a controllare la veridicità  delle varie offerte e i soldi (sempre troppo tirati) per realizzarla.

A livello di cronaca, dopo la stupenda serata di sabato, la giornata di domenica è stata decisamente pessima. Testa assolutamente altrove e assoluta difficoltà  a concentrarmi e fare qualsiasi cosa di decente. Poi il lavoro, finito decisamente troppo tardi. E il rientro a casa, e l’impossibilità  di andare a letto prima di finire alcune cose per l’uni, che non ho finito, perchè troppo stanco. Così, 2 ore di sonno e poi di nuovo sveglio, alle 5.00, per tentare di finire il tutto. E lunedì, giornata piena in uni, dalle 9 alle 18. Ma i lavori sono piaciuti. Ed è questo l’importante. E poi, treno, auto, casa, camera, letto. Ronf ronf.

E oggi è un nuovo giorno.

Hello world

Corollario [a quanto scritto prima]

Questa volta, sul serio, devo prendere provvedimenti.

Non so se ce la farò ad essere autosufficiente, non so se riuscirò a continuare con il corso di laura appena iniziato, anche se era quello che volevo da tanto, troppo tempo.

Forse, con il mio fenomenale stipendio, riuscirò a trovare un posto letto sotto qualche ponte, come loro avevano profeticamente predetto se avessi scelto la via della grafica, con un iPhone e un (vecchio) MacBook Pro a tenermi compagnia.

Ma sarà  sicuramente meglio di queste odiose e insopportabili mura.

Week-end

E così anche questa settimana è volta al termine.

Una settimana divisa tra gli alti delle giornate universitarie e i bassi dei (piccoli) casini a lavoro.

Una settimana che si è conclusa decisamente bene: non solo per la lezione di disegno di oggi, che mi è piaciuta veramente tanto, quanto perchè, finalmente, ho rivisto due carissimi amici, dopo un sacco di tempo.

Una serata tranquilla, casalinga. Però è bello rivedere le loro amichevoli faccie dopo un po’, considerando che l’ultima volta che li avevo visti era il giorno della bufera, ad agosto.

Però, oggi, ho anche riflettuto e rimuginato.

Mi pesa il non potersi vedere sempre, mi pesano le molte rinunce che devo e dovrò fare. Mi pesa ancora la situazione e non sono per nulla soddisfatti di certi aspetti del mio carattere, a volte così scostante.

Però domani è un altro giorno. Ho un paio di “compiti a casa” da fare e mi aspetta una cena veramente importante, pur con l’ostacolo delle probabilissime litigate per andarci.

Ma è troppo importante. Per me, per lui, per il suo clan. E devo assolutamente andarci. Costi quel che costi.

Sonno, tanto sonno

Ho sonno, tanto sonno.

Eppure devo resistere. E stampare pagine su pagine su pagine.

Ovviamente, quando serve la tecnologia, questa da’ sempre problemi, oltre a farti perdere un sacco di tempo [no, beh, quello forse non è esattamente colpa della tecnologia, ma di qualcuno che dice che ti sistema lui tutto, ma poi non è in grado di farlo e quindi sei tu che perdi tempo, come se già  non avessi altro da fare].

Insomma, alla fine oggi sveglia alle 8. E subito, di corsa, davanti al mac. A finire la ricerca, a fare le prime (secondo me tremende) bozze, a perdere tempo a tentare di sistemare una stampante a colori che non funziona.

Poi il pranzo, una mezza litigata/delusione per la questione Milano, poi di nuovo davanti al mac, una doccia veloce [completamente sotto pressione], il viaggio in macchina, l’ufficio fortunatamente tranquillo, la cena saltata, il ritorno a casa e di nuovo il mac, una stampante, dei fogli bianchi e le ultime cose da sistemare.

Ora, però mi sa che mi arrendo. Stampare certi ads in bianco e nero è semplicemente ridicolo, perdono il senso. Però, se li stampo, faccio almeno vedere che ho cercato qualcosa, ma non l’ho potuto potuto presentare in tutta la sua bellezza per delle carenze tecniche che dovranno essere risolte presto (laser a colori, laser a colori!).

Ecco, lo sapevo, sto straparlando. E gli occhi mi chiedono pietà .

Suvvia. E solo domenica sera. La settimana non è ancora iniziata. Però, a me, non sembra che quella precedente sia finita. Non un giorno di pausa, non momento o un attimo di riposo o di svago. Anzi.

Vedremo come va.

Però, io, ora, ho paura del sonno. Soprattutto dopo una recente disavventura. Perchè lo spavento, il cuore che batte, il pensiero di essere stato fortunato perchè alla fine non c’era nessuno in giro, perchè non mi ero fatto male, nè causato danni, l’idea di aver sfiorato qualcosa di più grave per un soffio. E, non so poi perchè, me lo sono tenuto dentro. Per la paura di far preoccupare qualcuno. Però è uno dei motivi per cui vorrei cambiare, trovare un’altra soluzione al pendolarismo estremo dei 6 giorni su 7.

Ed ecco. Pure la laser si è spenta. È andata in risparmio energetico.

Ha finito di stampare quello che doveva stampare.

Ora li sistemo nelle cartellette trasparenti, metto il raccoglitore nello zaino e mi fiondo sotto le coperte.

Domani, ops, oggi, alla fine è un altro giorno.

E ho pur sempre gli scomodissimi sedili de LeNord per dormire un’altra mezz’ora/quarantaminuti. No?