L: Ciao, mi sono svegliato ora.
B: Marco di ha detto di diseredarti. E comunque si vendicherà la alla prima occasione.
L: Diseredarmi? Mmm… Perché, quindi avresti un’eredità da lasciarmi?
B: Ho cercato di spiegargli che sei tu quello ricco.
L: Beh, dai, diciamo ERO.
B: Eri? Addio!!
Tutti gli articoli di Lore!
Buone feste
Perché noi designers valiamo.
Ah, no, col cavolo che domani vado a Milano!
E me lo dice pure la Moratti, eh!
Avanti e indietro, mentre la gente impazziva
E l’esame, in qualche modo è andato.
Bah bah bah e ancora bah.
Un po’ di cose da fare e non ce l’ho fatta.
Regali da incartare e voglia zero.
Serie arretrate da vedere. Ma gli episodi che ho visto mi hanno lasciato un po’ così. Forse è ora di iniziare a scremare vecchie serie e lasciare posto alle nuove. Come Dollhouse, per dire.
Poi c’è quel maledetto cofanetto blueray della prima stagione di The Tudors che mi attira (ah, no, non è vero: è finita la promo a prezzo scontato. Doh!).
E poi boh. Dopo domani un po’ di tranquillità , dopo ovviamente essere impazzito in giro per negozi a prendere le ultime cose. Sperando che non nevichi troppo, s’intende.
Let it snow
Pure YouTube segue le previsioni meterologiche milanesi?
Google Holidays 2009
Ecco il primo della serie di loghi di Google per le festività .
Vedremo nei prossimi giorni come si evolve…
A Natale sono (quasi) tutti più buoni
E sono qui, ancora sveglio.
Sto finendo di ripassare un libro ai limiti dell’assurdo, con errori di grammatica, sintassi, virgole messe a casaccio che separano il soggetto dal verbo, verbi non concordati con i soggetti, errori di battitura, uso creativo di parentesi e trattini. E sbagliano persino i nomi propri di prodotti e servizi: i-phone, FaceBook, Blog Spot.
La cosa peggiore sono però i contenuti.
Pagine e pagine di fuffa inutile, che ovviamente non mi vuole entrare in testa.
Poi, dopo l’esame di domani, bisogna pensare alla revisione di martedì, comprare gli ultimi regali, trovare il tempo di andare a tagliarsi i capelli e rendersi presentabile entro martedì sera, per la Cena di Natale organizzata dai Danimarchesiâ„¢ di ritorno in patria dopo 6 mesi di freddo e di Erasmus.
Nel frattempo mi sono comprato il mio regalo di Natale. E sto tenendo d’occhio altre offerte per farmi altri 2 possibili regali, anche se uno necessita dell’itervento dell’Architetto per poter essere effettuato.
Per il resto fa freddo, c’è la neve, il Comune si è dimenticata della mia via, tanto che è diventata un’unica pista di pattinaggio su ghiaccio. Vedrò domani mattina quando dovrò uscire. Già temo, visto che si aggiungono altre difficoltà al dover affrontare mamme e papà con SUV ed altri macchinoni che devono portare i pargoli a scuola. E non si rendono conto che se parcheggiano davanti ad un cancello automatico che si sta aprendo, forse dovrebbero spostarsi, non arrabbiarsi se suono quando rimangono fermi fregandosi del fatto che devo uscire.
Per il resto fa freddo ed ovunque imperversano le decorazioni led da esterno Iper. E non mi piacciono, perché emettono una tonalità di bianco così freddo che mi rendono triste. E invece no. Non deve essere così. Perché a me il Natale non piace. Per tutta una serie di motivi, per come l’ho sempre vissuto (male) negli anni passati, ormai il Natale non mi piace proprio. Però, in mezzo a questi sentimenti di ilnatalenonmipiace, trovo rasserenante tutte le lucine appese a alberi e balconi, colorate, luminose e lampeggianti. Mi trasmettono un certo senso di tranquillità , calore e felicità . E invece no. Quest’anno tutti hanno queste lucine a LED, rispettose dell’ambiente ma irrispettose di me stesso. E quando le guardo mi sento anche io freddo e triste.
Poi, ironia della sorte, mio padre oggi è tornato a casa con proprio quel set di 100 lucine led da esterno. 9,90€, all’Iper. E questo è il primo anno che mettiamo le decorazioni agli alberi in giardino, queste decorazioni fredde e tristi. È il primo anno dopo aver passato tutta l’infanzia, quando ancora credevo nella magia del Natale, a volere delle luci da esterno sul pino, quello alto altissimo che superava persino il tetto della casa e che ora mi sembra che non ci sia più. O forse è solo stato notevolmente tagliato. Non ricordo.
E ora la mente sta pure viaggiando avanti e indietro.
Ho iniziato ad odiare il Natale quando non l’ho più passato con la famiglia allargata. Finita la scuola andavamo a Varese dalla Nonna. E stavamo lì. E a Natale era bello. Il pranzo preparato dalla nonna e poi tutti a casa dello zio, con gli altri zii, i cugini e qualche altro parente di parente. E i giochi, e il gioco della torre e l’invidia dei cugini che avevano il conto al Credito Varesino e a loro regalavano i soldi man mano che depositavano le varie mance. E invece i miei soldi/regali sparivano in bot o obbligazioni, delle cose brutte e che non potevo certo portarmi a casa e giocare. Poi giocavamo al mercante in fiera e mi piaceva, anche se ora non ricordo più le regole. E poi la tombola, il caldo del camino dello zio e il loro bel presepe.
Poi basta, è successo che la nonna ci ha lasciato, i cugini sono cresciuti e il ramo milanese della famiglia si è allontanato da quello varesino, rimasto più compatto. E Facebook ora non è neanche di aiuto, che nessuno ce l’ha. E non ho neanche numeri di cell o email, per dire.
E così sono iniziati i Natali in tretudine, senza regali, senza gioia e felicità .
E ho smesso di divertirmi a fare il presepe, di attendere con ansia l’8 dicembre per iniziare le decorazioni, ho smesso di accendere tutte le sere le luci e fissare inebetito l’albero e vedere le diverse intermittenze delle catene luminose intrecciarsi tra di loro e creare giochi di luce e di ombre sulle pareti.
Poi però non si dice, ma nel frattempo si è aggiunto un altro ramo di un’altra famiglia alla mia vita. Con gli n-mila componenti, la voglia di stare insieme, e le cene, e i pranzi e l’allegria e i bimbi che urlano e i genitori che li sgridano senza successo e le risate e la ciacola continua.
E la cosa stride notevolmente con la mia famiglia, quella della non sopportazione del convivio perchè “non siamo fatti per queste baracconate”. E veramente, non comprendo come facciano a vivere bene, da soli con loro stessi, senza avere amici da frequentare e sentire e vederci e pranzare e ridere e scherzare. Senza vedere i loro fratelli e le loro sorelle, anche se è una cosa che non capirò mai visto che sono figlio unico.
E mi fa arrabbiare, perché invece io sono ormai diventato (o sono sempre stato?) l’esatto opposto. Perché io da solo con me stesso da solo non ci sto affatto bene. Che ho paura della solitudine e sento il bisogno di avere sempre qualcuno intorno.
Ed in realtà questa conclusione non ha neanche senso, ci sarebbero altre cose da dire, ma me le son perse per strada, sulla tastiera e tra le righe.
Eppure il libro è qui aperto e mi aspetta.
E c’è pure il caldo tentatore del lettino.
Boh, vabbé, domani si vedrà .
Mal che vada ci si sente il 22.
Simpson & the city
Nego!
In compenso stamane una delle sorelle mi ha portato a comprare il suo regalo per me: un paio di jeans in un negozio poco distante da casa di Lo. Un grosso negozio dove lui non è mai entrato. E dove quando gli ho detto i prezzi della merce non metterà mai piede. Ma è uno dei negozi preferiti della sorella, e solo lì mi avrebbe preso un regalo.
via Bybblog
Il blog è morto
Naaaaa, non è vero.
È solo che sono un po’ preso.
Non succede nulla di particolare e tutto va avanti come deve andare.
In qualche modo è meglio per me, visto che di solito i toni di questo blog erano sul lamentoso andante. E se non scrivo nulla vuol dire che non ho nulla di particolare di cui lamentarmi.
O semplicemente ho deciso di fare meno il lamentoso ed uno spirito di sopportazione più elevata.
E – per inciso – se gli ultimi post erano tutto gaga-oriented… non è colpa mia! È lei che continua a fare cose ommioddioladevopostareassolutamente!!!