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Il momento

Sembra sia arrivato il momento. La genitrice, a furia di leggermi messaggi sull’iPhone e la Moleskine dimenticata nel marsupio sulla scrivania, mentre ero fuori da un’amica, sembra abbia capito tutto. E ha chiamato un’altra mia amica perchè aveva bisogno di parlare, non trovando il padre.

Ovviamente poi la mia amica mi ha chiamato, per informarmi della telefonata, preoccupata del fatto che la madre iniziava a cercare qualche medico che mi potesse curare.

Ovviamente, quando sono a casa, non mi ha detto nulla, se non di non fare tardi a lavoro.

Il problema è che non so cosa pensare o come dovrei sentirmi. Ero perfettamente conscio del fatto che non avrebbero accettato o compreso subito. Ed era uno dei motivi per cui non ero certo di voler affrontare la cosa e di volerla affrontare solo nel momento in cui avessi avuto un’ancora di salvezza, un’appartamentino in cui rifugiarmi in caso di una epica cacciata da casa. Ma ero anche conscio del fatto che prima o poi la questione doveva saltare fuori. Ovviamente, salta fuori quando la situazione si stava tranquillizzando, perfettamente allineata col principio che non mi è permesso essere tranquillo felice e contento per troppo tempo. Loro poi, come al solito, sono incapaci di parlarmi delle cose apertamente, poco alla volta e devono prima parlarne con tutto il mondo (non ascoltandolo).

Alla fine, niente Monaco

Mi hanno svegliato presto, dicendomi qualcosa che non ho capito o che non ricordo, come sempre mi succede durante le fasi di dormiveglia. Così loro sono andati a Mantova e io sono rimasto a casa, a dormire fin quasi a mezzogiorno. Poi, da Love, per pranzo e per un’infusione delle sue conoscenze di storia dell’arte e architettura per riuscire a passare il test. Poi il ritorno a casa. Nessuna litigata, la madre con gli occhi luccicanti mentre descriveva le meraviglie di Mantova che non aveva mai visto.

E domani, chissà …

Domani. Monaco?

Tornato dalle vacanze in Grecia (che non ho ancora finito di raccontare, qui sul blog, ops!) sono successi un paio di pasticci, il più grave dei quali scaturito con la “fuga” in campeggio da Love per il pranzo di Ferragosto.

Sì, era stato deciso all’ultimo (giovedì sera) e comunicato all’istante ai miei, che non hanno commentato in alcun modo, tranne poi, il giorno dopo, picconarmi l’uscita di casa con un sacco di storie (assurde), che non capiscono la necessità  che ho di vivere queste buffonate/pagliacciate, che le feste si devono trascorrere in famiglia, che li ignoro, che non voglio stare con loro, che non li considero mai e me ne frego di loro..

A parte questo, la giornata è trascorsa benissimo in campeggio, tranne per il brutto tempo.

Il giorno dopo, sabato, mia madre tira fuori il fatto che, ecco, un mio amico è in vacanza con i suoi genitori e non ci voglio andare. Ho ribattutto dicendo che sì, è vero, va spesso in vacanza con i genitori ma… a) è proprietario di una casa al mare b) è proprietario di una casetta in Val d’Aosta c) al momento è in vacanza con madre e Sorella a New York.

Certo, se i miei mi mi proponessero di andare a N.Y., ci andrei anche io, istantaneamente, senza alcun dubbio e mia madre ha ovviamente ribattuto dicendo che non avevo mai detto loro che io volevo andare a vedere New York. Beh, certo.. mi sembrava una vacanza un po’ troppo onerosa da proporre, anche se sono anni che la fissa del capodanno nella Grande Mela (e lo sanno!) e non ho mai insistito più di tanto, vista anche l’entità  della spesa.

Non l’avessi mai detto. Perchè ecco, loro lavorano tutto l’anno, i soldi li abbiamo e che si possono pure spendere per qualcosa di importante e di culturale.

Però mi hanno accusato di non essere potuti andare in vacanza perchè io stato per i primi 10 giorni del mese in Grecia. E la casa non deve mai rimanere vuota, che poi entrano i ladri (ma blindata, inferriate e antifurto a cosa servono?). E comunque, a parte i miei 10 giorni di vacanza, Agosto ha altri 21 giorni disponibili e si potevano pure organizzare (anzichè avere la fissa di imbiancare tutta casa)!

Ma la ciliegina è stata che il giorno prima per il pranzo e quindi non siamo neanche potuti andare via per il weekend. Come!? A parte il fatto che finora loro non hanno mai concepito il concetto di “weekend”, quando cavolo pensavano di informarsi/prenotare per Ferragosto? La mattina stessa del 15, visto che fino a giovedì sera non mi hanno detto nulla? Perchè, sì, certo si poteva andare da qualche parte. In Costa Azzurra (al 15 d’Agosto, senza prenotazione?), nelle Cinque Terre (al 15 d’Agosto, senza prenotazione?), a Venezia (al 15 d’Agosto, senza prenotazione?), da qualche parte in Francia (non mi ispirava) o al massimo in Germania.

E così, l’idea di organizzare per questo w-end, per domani (beh, in realtà .. oggi!), visto che per colpa mia non si era potuto fare nulla a Ferragosto e che per colpa mia ci siamo mangiati i tre giorni del ponte. E tra le alterntive possibili, mi sono impuntato per Monaco.

Ovviamente, come era prevedibile, dopo questo discorso (a volte senza alcun senso logico) di sabato, non se ne è più parlato. Fino ad oggi, quando si sono arrabbiati perchè stavo uscendo per andare a pranzo con una collega di lavoro, prima di andare a lavoro.

Il problema, a parte il fatto che perdevo tempo che potevo dedicare a studiare per il test e a parte il fatto che non ha alcun senso logico andare a pranzo da una collega, è che così non potevano prenotare l’albergo per Monaco. E mi sono arrabbiato, perchè non mi han detto nulla per una settimana e saltano fuori all’ultimo a dirmelo, senza avere, ancora una volta, prenotato per tempo? E poi, di lite in lite, me ne sono uscito di casa sbattendo la porta e con una delle mie solite frasi ad effetto: “Mi state facendo pentire di essermi iscritto al test!”.

Poi, ovviamente, sono stato a lavoro e sono tornato a casa ora. E ovviamente non ho saputo più nulla.

Quindi controllo le mai, scrivo questo post sconclusionato (son stanco), recupero tutto il necessario da mettere nella la tech-bag che si potrebbe partire veramente (e iPod e DS sono fondamentali per isolarmi da loro durante il viaggio), ricarico le batterie della macchina fotografica e mi preparo psicologicamente alla possibile sveglia all’alba.

Stay tuned (on my Twitter)..

Tante, troppe cose da fare, quindi impossibili.

Finire di sistemare le foto della vacanza, caricare le più belle su flickr, fare la scansione degli appunti presi sulla Moleskine e aggiornare il blog, provare a realizzare qualche composizione a cui avevo pensato, mandare le più belle e interessanti a Love via mail, finire un paio di disegni in ballo, tentare di sistemare il layout del blog, riprendere in mano i libri di storia e di storia dell’arte e studiare per il test d’ingresso di settembre, fare la simulazione della prova, controllare le date ultime per le iscrizioni ai corsi, contattare l’uni chiudere definitivamente il rapporto con loro, chiamare una carissima amica che non sento da prima dell’inizio dell’estate, fare gli auguri a mia madre, ricordarmi che tra due giorni è anche il compleanno di mio padre, riordinare la scrivania, decidere cosa fare con le schede telefoniche, non farmi false illusioni per il futuro, iniziare a preparare la tecnobag nel caso i miei decidano effettivamente di trascorrere tutti insieme (:S) il weekend a Monaco (di Baviera), contattare il famoso cliente che era ricomparso dopo un anno e ora è di nuovo sparito (e i miei soldi con lui), andare al cinema a vedere il Cavaliere Oscuro, organizzare l’aperitivo in uno di questi weekend con nonmiricordochi, sentire i Bergamaschi ancora in Grecia, andare a letto e non farmi prendere dall’ansia.

Dicono sia un solitario

Lo devo ammettere.

Ora mi sento solo, decisamente solo.

A casa a far nulla, a perdere tempo, indeciso se stare attaccato al mac, alla tivvù, al wii o giocare con l’iPhone.

Con Love in campeggio, i miei che rompono le scatole e stanno tentando di incastrarmi per il prossimo weekend per andare da qualche parte, ovviamente addossandomi la colpa di non essere mai a casa nel mio vagabondare da zingaro per via del lavoro, della vacanza in Grecia e della fuga (con litigata annessa) del 15 verso il lago, verso Love, la sua famiglia, i suoi amici.

Una giornata bella, allegra, tranquilla a dispetto del tempo che non prometteva e che ha fatto rimandare i fuochi d’artificio sul lago.

Ai miei non sono mai piaciute le sceneggiate, pagliacciate o come cavolo le chiamano. Odiano passare le feste, trascorrere le feste o anche solo altri momenti con gli amici, conoscenti, parenti, altri. Ma quello che non vogliono capire è che io non sono come loro.

Per quanto io sia sempre stato dipinto come timido, riservato, introverso e solitario, mi sento bene in mezzo agli altri. Mi sento bene in mezzo agli amici, parlando del più o del meno o anche solo stando in silenzio, osservando gli altri. Mi piace osservare gesti, smorfie, sorrisi.

Ho tratti di timidezza nel “primo approccio”, nel non riuscire a dire/fare cose che potrebbero essere “imbarazzanti” o “sbagliate” con qualcuno che non conosco (anche solo fermare un passante per chiedere informazioni), eppure non mi sento affatto riservato, introverso, solitario. Necessito degli altri per sentirmi vivo, capire che esisto. Mi piace parlare (di me) con gli altri, anche se a volte esagero, stordendoli (e la suocera ne sa qualcosa :P).

Però, ora, mi manca qualcosa.

Sarà  la permanenza forzata tra queste quattro mura, sarà  il pensiero che corre a vecchi amici persi per strada, per errori, litigate o anche solo per il naturale diverso sviluppo della vita. Voglia di alzare il telefono, mandare un messaggio, sapere come stanno e cosa combinano. Ma c’è anche la consapevolezza che il messaggio, la chiamata sarà  qualcosa di effimero, che scompare, che non vorrà  dire nulla. Non vorrà  dire che tutto è ritornato come prima a sentirsi tutti i giorni, passare del tempo insieme, vivere insieme.

Grecia 2008 #2: prime impressioni su Atene


Appena arrivati all’aereoporto ci siamo fiondati in metro. Prima tappa: villaggio olimpico. Bianco e accecante. Una serie infinita di curve e archi (qualcuno ha detto Calatrava?). Veramente bello.

 

 

Boh. È una città  strana. Caotica, enorme. E i Greci sono dei gran pasticcioni (e non parliamo della tizia della reception dell’albergo!). Cena in Plaka, all’ombra dell’Acropoli. Viette strette, bellissime, piene di negozi, ristoranti, di vita. In pieno centro città . Il centro di una città  millenaria culla della civiltà . E si spende veramente poco. E si mangia bene. E abbiamo un nuovo piatto preferito: Mousaka!

Grecia 2008 #1: il viaggio

1 agosto 2008

Malpensa, aereoporto, ore 9.00

Seduto ad un tavolino di un bar, in attesa che il gate apra. Atene, stiamo arrivando.

Io sono un turbine di sensazioni.

Gioia e ansia.

Non lo so.

Il primo viaggio con <3.

Felice, ma un po’ preoccupato.

Non mi capisco, per nulla.

Sono strano.

Dovrei essere felice e allegro e contento e spensierato. O no?

 

9.15

Gate aperto.

Ansia e agitazione.

Perchè?

Iscrizioni [questione di soldi]

Mi sono appena iscritto al test di ammissione per Design della Comunicazione in quel di Bovisa. 50€ di iscrizione (ma 3/4 anni fa non era di 30€!?). Procedura effettuata, col papi in modalità  avvoltoio alle mie spalle.

Ho chiesto se mi rimborsavano questi 50€, che alla fine sono per un test che loro vogliono che io faccia, anche se la facoltà , il piano di studi e l’ambiente universitario non ispirino così tanto, sicuramente meno del corso ad Arte&Messaggio.

La risposta è stata affermativa, sì, me li rimborsano. Ma poi io devo rimborsare loro il telepass e il costo del radiatore nuovo della “mia” macchina.

Quando mai mi sono iscritto a quel test!