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Miracoli della voce sul protocollo internet #2

Ieri notte altro sbalzo di tensione nel quartiere.

E, istantaneamente, mi salta l’adsl. Portante azzerata, completamente.

Oggi, altra telefonata al call center. Risponde massimo, gentilissimo. Gli espongo il problema. Lui mi fa l’interrogatorio. Perchè, insomma, avevo già  chiamato due giorni fa e dalla scheda risultava che i suoi colleghi mi avevo già  detto che ci sarebbero volute dalle 48 ore ai 7 giorni per risolvere il guasto. Gli faccio presente che quel problema era stato risolto, ieri funzionava tutto, ma ora è saltato di nuovo. Mi risponde che, insomma, i suoi colleghi me l’avevano già  detto. Dalle 48 ore ai 7 giorni. Quindi era normale. E poi, insomma, se si opera sul canale voce, è normale che magari a volta salti l’adsl. Al che sto zitto. Lui sta zitto. Dopo un mi chiede se c’ero ancora. E se avevo capito, quello che mi aveva detto, che già  mi avevano detto i suoi colleghi. Mi dice che non ha più nulla da dirmi e mi riaggancia.

Ed è stato maleducatissimo. Se non l’avevo già  detto. E se non s’era capito.

PS: io sono in VoIP.

Motociclisti. Hoavutotantapaura.

Stavo tornando a casa, distrutto da una giornata niente male a lavoro.

Calmo, tranquillo per la mia strada. Strada che, nello specifico, passando nel sottopasso di Scarampo/Serra, si restringeva ad una corsia (quella di sinistra), visto che (dice il Byb) lo stanno imbiancando.

Fatto sta che me ne esco calmo e tranquillo dal sottopasso ristretto ad una corsia, andandando alla mia bella e tranquilla andatura cittadina post lavoro e metto la freccia per tornare sulla prima corsia di destra, visto che – si sa – di notte ci sono pazzi che vogliono sfrecciare.

Finalmente non arriva più nessuno e inizio a spostarmi sulla destra e – come me – noto che vogliono fare la stessa manovra anche altre macchine più indietro. Esco quasi dalla mia corsia e compare, all’improvviso, nell’angolino dello specchietto, un motocicista. Arriva da un’altra strada che si immette su quella che stavo percorrendo ora. Entra nella corsia di accelerazione, supera una macchina sulla prima corsia, entra sulla seconda e continua a spostarsi sempre più verso sinistra, per entrare sulla terza corsia, ad elevata velocità .. e sembra quasi che mi punta. Do’ una brusca sterzata (ed una frenata) per evitarlo e lui incurante continua alla sua velocità  e lo vedo scomparire, lì davanti a me, zizgagando.

E io, in realtà , ho avuto paura.

Paura di uno che arriva a velocità  folle da un’altra strada, si è buttato sulla “mia” strada, ha superato tutto e tutti e mi ha tagliato la strada (3 corsie + quella di accelerazione bruciate in un secondo). Ho avuto paura di uno che percorre a quella folle velocità  una strada pericolosa, piena di buche, in piena notte. Ho avuto paura di non riuscire ad evitarlo e che lui si schiantasse contro la mia portiera. E mi sono immaginato la moto sbalzata chissà  dove, lui per terra, la telefonata al 118, l’ambulanza, i lampeggianti della polizia, il traffico bloccato. Ma ho avuto paura anche di controsterzare troppo e finire contro la barriera in cemento e prendere il volo. E farmi male, distrugger la macchina. Così, per nulla, per colpa sua.

E non lo capisco il desiderio di velocità , di infrangere i limiti, di mettere a rischio la propria vita (cavoli, vai in giro su due ruote, mica in un cassone con quattro!) e degli altri. Sì, anche degli altri. Perchè, credo, se uno ti viene addosso e si fa male, tanto male, e non è neanche colpa tua, certamente non stai bene, ti senti un po’ la causa di tutto. O almeno, io mi sentirei così.

E così per tutto il viaggio ho avuto questa bruttissima sensazione addosso. Sì, ok, va bene, non è successo nulla. Me se non mi fossi accorto che arrivava? Se non avessi sterzato e frenato in tempo? Se mi prendeva in pieno?

Ci sono eventi, attimi che mi rimangono impressi.

E continuo a pensarci, ragionarci.

Forse troppo.

E a starci male.

Forse troppo.

 

PS:  Uscita obbligatoria al casello di Arluno. Autostrada ristretta da 3 corsie ad una sola. E un pazzo, il più furbo di tutti, che arriva a tutta velocità  sulla seconda corsia. Vuole rientrare, visto che nel giro di pochissimo la corsia diventa unica. Peccato che sull’unica corsia disponibile c’ero io. Con la mia solita andatura tranquilla da profonda notte, su un’autostrada letteralmente tempestata di lavori in corso, da anni. E così mi vede, capisce che non può rientrare e tira dritto, tirando su tutti i segnalini “restringi corsia” ed evitando per un soffio una ruspa lì parcheggiata. Senza abbassare minimamente la velocità . Altro spavento. Ma continuo con la mia solita velocità . Esco col telepass. E indovinate lui dov’è? È fermo al casello, in coda, per pagare in contanti.

Non ho parole. Ma quanto è stupida e scellerata la gente?

duepuntosei

Ho aggiornato (con un po’ di timore) a WordPress 2.6

Funziona tutto a meraviglia.. beh, inzomma, come prima. Ovviamente il flash uploader continua a non funzionare. Ma dicono che sia colpa di Tophost (maledetti loro e i loro dieci euri annui per tenere online questo blog!).

Il plugin delle statistiche però sembra essere saltato e ora ho un blog duplicato: ho le statistiche prima e dopo l’upgrade. Uff!

Però, alla fine, chissene. Ora, forse, potrò scrivere il post che avevo in mente.

Miracoli della voce sul protocollo internet

Basta un piccolo (piccolo?) temporare per far saltare il flebile e ridicolo segnale adsl che arriva in casa mia.

E, di conseguenza, salta anche il telefono. Miracoli dell’only-VoIP.

Una mattinata persa a suo di telefonate (via cellulare) al servizio clienti. Che, ovviamente, non riesce a capire perchè non mi funzioni nulla.

E ti pare che la linea – per caso – possa decidere di ritornare da sola?

E fuori cade la pioggia

Finito presto, oggi, a lavoro.

E si torna a casa, mentre fuori cade la pioggia.

Tuoni e lampi riempiono e illuminano il cielo.

Esteticamente t belli, favolosi: quell’istante di luce abbagliante disegna strane figure.

Ma sono anche inquietanti. E apocalittici.

Una voce, però, mi tranquillizzava, mentre la macchinina camminava pian piano verso casa.

Ma poi, comunicazione interrotta e telefono scarico.

E il viaggio, solitario, verso il riposo, arrivando poco prima che un fulmine togliesse la corrente la corrente all’isolato, bloccando il cancello automatico, e il suo tuono scuotesse i vetri.

Davanti alla porta di casa, tutti i gatti, infreddoliti e impauriti. Una carezza a tutti, prima di entrare e pensare alla cena e al riposo..

Banalmente, auguri!

Capita che sia il caso, mentre sono in coda, che ci faccia incontrare.

Capita che il tuo lui, poi, si diverta a prendermi in giro.

E capita pure che – chissà  come – decida di fare lo sbruffone e di autoinvitarmi a cena con voi, in attesa che inizi l’evento.

Capita pure che alla fine dell’evento ci sia uno scambio di bigliettini da visita.

E inizia, nel buoio di quella notte, uno scambio di email.

Dopo un sacco di tempo, ci si rivede, una sera, a Bergamo. E inizio ad amare quella città .

Poi capita che io diventi un noi.

E ho un nuovo invito per Bergamo, per una festa di un tuo collega. Ma chi pensava che non sarebbe stata una noiosissima festa in giacca e cravatta con perfetti sconosciuti? Chi pensava che anzichè essere un io, potevo essere un noi, senza problemi?

E continua a crescere qualcosa. Le confidenze, i consigli, un sentimento di affetto e amicizia che diventa sempre più forte.

E poi, finalmente, ti presento il mio “noi”.

Giretti e cene a Milano e a Varese, altri compleanni, cenette nella tua fantastica casa per guardare San Remo in versione retrò, un po’ di idee e progetti miseramente falliti.

E l’annuncio di quel che succederà  l’8-8-8, qui.

E la mia felicità , la nostra felicità , per te, per voi.

E la certezza, avuta ormai qualche giorno fa, che quella felicità , quei momenti, quegli attimi li condivideremo con voi e saranno per sempre impressi nella nostra memoria.

Ma oggi, alla fine, posso fare ben poco.

Oggi posso solo farti gli auguri per il tuo compleanno.

Auguri,

Francy,

auguri.

Ventiquattro

Sveglia. Presto, per incontrare un’amica per colazione. Forse, però, era un po’ troppo presto.

Colazione che poi si è protratta per un po’ troppo. Fino a diventare un giretto e poi un pranzo, a scrocco. Tutto condito di parole, parole e parole.

Poi il rientro a casa, giusto in tempo per sentire un’altra amica, per restituirle delle cose, per un favore chiesto. Era un sacco di tempo che non ci si sentiva nè vedeva. Un po’ di aggiornamenti reciproci. Parola, parole e parole. E l’ufficializzazione di qualcosa che, in fondo, sapevo che sapeva già . Un po’ di dubbi, sulla mia incapacità  di gestione della cosa.

E, ancora, il tempo passa, vola. E così i saluti, il fatti sentire, il leggimi su queste pagine.

E poi sfogliare una rivista con mio padre, opinioni mie diverse dalle sue, una tapparella rotta da sistemare.

E la stanchezza, che mi prende. Sdraiato sul letto, con un fresco venticello che mi accarezza la faccia.

E dormo, dormo, dormo.

Una chiamata. Rispondo, mezzo imbecillito. Ascolto. E rispondo, a monosillabi, ancora addormentato. L’idea era quella di non preoccuparsi se saltava la serata, di andare pure dove volevi. Ma, sicuramente, non ci sono riuscito.

Perchè volevo tornare a sdraiarmi sul letto, dormire ancora un po’, prima che il profumo di pizza della mamma si diffondosse per casa.

Cena, tranquilla, rilassata. E parole, parole, parole.

Ora piove, diluvia, tuoneggia. E parole, parole, parole che scorrono sui tasti.

E il sonno che mi assale di nuovo.

 

 

Post-it

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Chissà  se, così, me lo ricordo.

E se proprio non voglio, basterebbe anche solo un piccolo link, sul cubotto, che riporti alla Home. No?

Cose non dette

In realtà , nel post precedente, volevo parlare d’altro. Ma poi mi son perso, come mio solito. E alla fine mi sono ritrovato, prima, leggendo sul Reader un post di Xlthlx che ora esiste sono nella cache di Google..

In ogni caso..

fanno di tutto per farlo: contratti a termine, precari, al limite della legalità , stipendi da fame, disorganizzazione cronica, mezzi limitati o assenti, ambiente di lavoro al limite del mobbing, familismo amorale, raccomandazioni, prese per i fondelli limitate o globali, sfiducia parziale o totale, ritmi di lavoro stressanti, ritmi di lavoro inesistenti, totale autonomia che in realtà  ètotale indifferenza, responsabilita’ inesistenti, responsabilità  riversate sul lavoratore per lavarsene le mani, controllo delle azioni sul lavoro ma totale indifferenza al risultato del lavoro stesso, tante piccole/medie/grandi aziende che alla fine sono in mano a padri/padroni che credono di poter decidere della vita e della morte dei loro dipendenti.

Sì. Alcune di queste cose le ho vissute/le sto vivendo sulle mie spalle, invischiato come sono nel mondo della produzione di massa dell’info(rmazione)grafica. E son queste alcune delle cose a cui ho imparato a disinteressarmi. Non so se sia un bene o un male, ma ora, queste cose, non mi fanno più così tanto male come prima.

Dalla lunga e articolata riflessione di Xlthlx si arriva a questa conclusione:

quello che quindi ne dovresti dedurre e’ per forza di cose: fai il minimo indispensabile, non curati del lavoro perche’ non ne vale la pena, puoi solo ricavarne grosse delusioni.

Già . Purtroppo. Già  capitato. Progetti in cui mi sono buttato a capofitto con entusiasmo, per poi ricavarne cosa? Nulla. A parte, ovviamente, falsità , bugie, straordinari non pagati e promesse non mantenute.

care piccole/medie/grandi aziende italiane, vorrei dirvi due paroline.
saro’ molto poco italiana in questo, ma se non faccio qualcosa con vivo interesse preferisco non farla proprio.
e se mi mettete in condizione di lavorare male, di non essere giudicata per il lavoro che faccio ma per mille altre stronzate del cazzo che vi passano per quel cervellino bacato, se pensate di potermi fottere con contratti di merda o orari disumani, se credete davvero di potermi manipolare in un qualsiasi modo, ricordatevi sempre di una cosa: non mi toglierete mai la mia passione.
il che vuol dire che non mi controllerete, non faro’ quello che volete, vi troverete sempre davanti un muro.
e prima o poi me ne andro’ sbattendo la porta, non prima di avervelo messo almeno un po’ in culo.

Sotto la doccia (pensieri)

Ci stavo pensando questa mattina, sotto la doccia.

Tutte le volte che “on-the-net” ho cambiato la mia identità  virtuale. Passando da un blog ad un’altro. Cambiando.

Perchè a volte cambiavano le situazioni esterne, a volte quelle interiori.

Stavo rileggendo i vecchi archivi, che sono solo in locale sul mio (vecchio) iBook. Archivi di anni fa. E quanto ero diverso. Solo, nascosto, insicuro, con la necessità  di avere uno spazio mio e solo mio (e chissenefrega se non mi legge nessuno).

Poi qualche casino, una migrazione, un cambiamento. Di come vivevo i miei sfoghi online, di quel che doveva essere il mio blog. Che, però, è diventato sempre più stretto, indissolubilmente legato alla mia identità .

E così, un’altro cambiamento. Uno sdoppiamento, per la verità . Tentando di separare la mia vita personale dal lavoro, dalla mia passione. Senza però, diciamocelo, riuscirci bene. Senza riuscire a delineare (e alla fine è pure logico) confini netti.

E così, di nuovo, un cambiamento, recente. Su queste pagine, mescolando di nuovo tutto, facendo casini con le categorie e i tag, con un theme ancora a metà , che probabilmente rimarrà  abbandonato a se stesso come succede con molti dei miei (faraonici) progetti.

Ma stavo pensando. Stavo notando come è cambiato non solo lo stile in cui scrivo, ma anche gli argomenti stessi. Forse, un po’, come persona e come blogger, sono cresciuto.

Mi rendo conto che sono mesi che non scrivo più lunghi post lamentosi di quello o di quell’altro, per il lavoro, per gli “amici” o altro.

Forse sto guardando la mia vita con occhi diversi, occhi più comprensivi. O forse no. Forse è solo una mia impressione, perchè ci sono sempre cose, comportamenti, atteggiamenti che non sopporto. Ma forse non mi fanno così male, non mi danno così fastidio come prima. Forse sto diventando insensibile. O forse sto solo imparando, poco alla volta, a dare a ogni cosa il suo giusto peso.

Sicuramente è anche grazie alla serenità  interiore che sento sempre più crescere dentro me stesso. E per questo posso solo ringraziare chi mi è accanto. Chi mi ama, chi mi vuole bene come amico, chi mi apprezza come persona, chi trova piacevole perdere tempo con me online.

Sinceramente, mi sento sempre più forte. E in virtù di questa nuova forza voglio riuscire a mettere ordine nella mia vita, far chiarezza su alcuni punti, sistemare alcune (importanti) questioni lasciate in sospeso.

E, come al solito, mi son perso per strada, iniziando a parlare (scrivere) senza un filo logico. Di cos’è che volevo parlare in questo post?