Born This Way

Ok.

È appena uscito il video di Born This Way della GaGa.

E posso dire che, così, ad occhio, fa schifo? Che non neanche paragonabile agli altri video che ha sfornato l’accoppiata Germanotta+Arkerlund?

Però, ecco. Potrebbe essere l’inizio di un cambio di rotta, come già  lo è la canzone, più intima e privata rispetto alle precedenti.

Delete:all

Forse sono una persona che va giù pesante, forse troppo.

Mi rendo conto di non avere vie di mezzo. In quello che faccio, in quello che senso.

Forse non va così bene. Forse dovrei imparare a vivere perlomeno a toni di grigio.

Intanto però sento che poco alla volta che cose si stanno aggiustando.

E in tutto questo correre correre correre e non fermarmi mai, mi rendo conto che – tutto sommato – anche se perennemente irrequieto – sono felice.

Empire State of Treviso

Giorni di su e giù. Anche se bisogna ammettere che sono i momenti giù a prevalere.

Giorni in cui invecchi e in cui festeggi come al solito in un ristorante greco (anche se non solito e non mi ha per nulla soddisfatto) con vecchi amici e nuove interessanti conoscenze.

Sere di aperitivi in cui per alcuni sei meno importante di San Remo; sere in cui alcuni sono talmente stanchi che vanno a casa e quindi in palestra; sere in cui vedi chi riemerge dal mondo quasi dimenticato della Cattolica e tutto meraviglioso come se non ci fosse mai persi di vista.

Giorni in cui gli affari mischiati all’amicizia creano casini e ti fanno dire addio un’amica da 15 anni. E forse anche un’altra, ma il tutto è troppo recente per capire come si evolveranno le cose.

Sere di cene jappe, fino a scoppiare.

Giorni di soldi prelevati al bancomat e che poi spariscono, finché il conto arriva al rosso, visto che benzina, telepass, treni e atm si pagano, sempre. Ma quello per cui stai spendendo la maggior parte di tutti questi soldi semplicemente non pensa a pagarti. O neanche a decidere quanto pagarti, tenendoti sulle spine da quasi due mesi, nonostante le continue richieste.

Giorni di scleri, di lavoro, di straordinari che chissà  quanto decideranno di pagarti, ma suvvia non stiamo a guardare l’ora che mette ansia a entrambi.

Giorni in cui non capisci come diavolo hai fatto a cacciarti in questa situazione e non fai altro che darti dell’imbecille.

Giorni in cui il tuo sogno ricorrente è di fare un’uscita di scena teatrale, è stato bello finché è durato, ciao, addio, fammi il bonifico, ma poi non hai il coraggio di metterla in atto.

Giorni in cui capisci che sei sempre troppo buono, calmo, pacato, gentile, accondiscendente. O forse sei solo fesso e non sei in grado di farti rispettare, né umanamente, né professionalmente.

Giorni in cui per clienti seri e paganti decidi di fare l’impossibile. E per lo meno ottieni un grazie, assieme ai dati per emettere immediatamente la fattura.

Giorni in cui ogni poco c’è sempre da rispiegare tutto a tutti, per l’ennesima volta.

Giorni in cui la famiglia acquisita è più entusiasta dei piccoli successi lavorativi e universitari rispetto a quella naturale, che più che lamentarsi e discutere non è in grado di fare.

Giorni in cui ti fa veramente piacere uscire di casa all’alba per poter fare colazione.

Giorni in cui apprezzi sempre di più gli amici e colleghi dell’alle sei si stappa.

Giorni in cui invece non reggi più lo scherzo e le prese in giro e sei persino più permaloso del solito.

Giorni in cui sinceramente vuoi smettere di recitare la tua parte. Ma non si può, perché ormai tu per loro sei così, veramente e senza ombra di dubbio.

Giorni in cui finisci per piangere al buio della tua stanza e ti ritrovi a sperare in Treviso.

6 anni (su 15)

Ad un certo punto, mi sono accorto di avere ancora al polso il braccialetto che mi aveva regalato lei 6 anni fa. Un braccialetto semplice, ma particolare, di quelli che ti leghi al polso la prima volta e poi te ne dimentichi fino a non toglierlo mai.

Arrivato a casa, dopo la telefonata e dopo frasi che non avrei voluto sentire, l’ho slacciato. Ho cercato la sua scatola originale e l’ho riposto in un cassetto, lontano dall’occhio ma comunque vicino e al sicuro, come un ricordo che fa male, ma a cui si vuole comunque rimanere aggrappati.

Tra alti e bassi, la calma piatta

Il tempo avanza e avanza e avanza.

Vengo travolto da fatti e situazioni e non riesco a trovare un mio spazio, una mia via, un modo per controllarli.

Mi butto a capofitto nelle cose, pieno di speranze e aspettative che vengono puntualmente disilluse.

Devo imparare a controllarmi e a non fidarmi, mai. A mettere in chiaro le cose prima e non sperare nella correttezza a posteriori degli altri.

Devo imparare a gestire meglio le situazioni critiche e non riversare la mia rabbia e il mio nervosismo sugli altri, su chi mi sta vicino e non far trasparire invece nulla a chi ne è causa.

Succede che

Succede che si lavora, si lavora come non mai.

Succede che si diventa grandi e si decide di aprire una partita iva.

Succede che si porta avanti l’università , anche se con un po’ di fatica e delusione.

Succede che si seguono diversi progetti web, con clienti diversi.

Succede che si entra ufficialmente in una società  per dare una mano su molti fronti, anche sulla gestione di diverse immagini coordinate.

Succede che si ottengono i primi appuntamenti con clienti da seguire per la società : una stilista ed un fotografo.

Succede che si ricevono inviti per una serata della moda uomo milanese, che in realtà  è l’occasione per vedere con i propri occhi il risultato di un lavoro lunghissimo.

Succede che si ricevono proposte di collaborazione da amici onesti, fidati e competenti.

Succede che si è stanchi.

Ma soddisfatti.

E soprattutto felici.

Uno e due

Due giorni di stacco totale dalla solita vita.

Due giorni di me, di te, di amici, di cazzeggio puro, come se non ci fosse altro.

Ma domani, pur essendo in ferie con il lavoro principale, c’è tutta una to-do list di lavori e lavoretti vari da spuntare. Oltre al tempo da dedicare all’università . Sigh.