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Il mio grosso grasso finto compleanno greco

E alla fine, sono riuscito a fare, con settimane di ritardo, una mini festicciola di compleanno.

Con giusto qualche personcina 2.0 a cui tengo veramente molto e che ammetto di apprezzare sempre di più ogni volta che le incontro.

La cena, al ristorante greco Esperides di Milano, è andata piuttosto bene.

Chiaccherato un bel po’, bevuto ottimo vino rosso (e dire che il vino rosso non mi piace. Eppure ho bevuto solo quello, neanche un goccio d’acqua) e soprattutto mangiato tanto ma tanto tzaziki + pita. Talmente tanti che poi stavo scoppiando e non riuscivo neanche a finire il gyros.

E poi, vabbé, il momento regali:

Un fantasmino pulisci schermo e tastiera. Utile e carinissimo, oltre che perfettamente intonato con le Creatures che già  abitano sulla mia scrivania (purtroppo non ho trovato foto più grandi):

Batman il film, edizione restaurata in blueray 1080p e audio DTS. Film in realtà  mai visto, ma che mi gusterò con piacere una di queste sere:

Up! in edizione doppio blueray (non capisco proprio come hanno capito che lo necessitavo):

Ed infine la chicca: Frasario per giovane designer di Roberto Marcatti. Molto molto molto carino. E ringraziamento speciale, visto che ha comunque pensato a me anche se non è riuscita a venire alla cena 🙂

Che altro dire?

Grazie ancora a tutti per la serata.

Alla prossima 🙂

Toccata e fuga

Padova.

L’acqua, tanta e troppa.

Una lunga coda per un “avanzare, gente, avanzare”.

Il pranzo, i nipotini, l’acqua tanta e troppa.

La cara Miss Marple e il giro per Padova e i negozi e la cioccolateria, il tram che andava nonostante lo sciopero, l’acqua tanta e troppa.

L’ottima cena in tre, Farmville e le due puntate più lunghe della storia delle desperate.

La stanchezza tremenda, il letto viola comodissimo e il sonno che è arrivato subito.

Il risveglio, con calma, le chiacchere, l’attesa per gli altri ospiti e il superbo pranzo in cinque.

Il viaggio in stazione, vedendo altro di una Padova che mi piacerebbe vedere ancora e ancora.

Il bigliettaio che confonde nome e cognome.

Il regionale e la sua massa di avventori sullo stesso binario del Freccia Bianca, l’ansia e il treno in perfetto orario.

I saluti agli amici e due giorni che sono girati.

Scrivere cosa

È che è un casino.

Un casino da vivere, un casino da descrivere.

Io momenti come questi non li so gestire, anche se dovrei imparare.

Dovrei imparare a prendere decisioni mie, piuttosto che affidarmi ad altri e poter quindi scaricare su di loro la colpa di ogni possibile conseguenza.

Però a volte è giusto sentire il parere altrui, quando una tua decisione in qualche modo influisce sull’altro, o è anche questa una scusa bella e buona?

Qualcuno ha tirato fuori quella storia dei vasi di coccio e quelli di ferro.

Ecco, boh.

Io i vasi di ferro li odio. Scontrosi, autoritari, antipatici. Credono di poter comandare, decidere tutto. E a volte ce la fanno pure, con la gente che pende dalle labbra oppure in modalità  gregge ammaestrato.

Comunque, dicevamo che questi momenti non li sopporto.

Stress, indecisioni, nervosismo.

E così divento scontroso, troppo. Me la prendo per poco e le incomprensioni diventano facilissime.

E ora, sinceramente, ho solo voglia di piangere.

Proprio come 7 giorni fa.

Momenti

Momenti in cui è molto più facile rincorrere un treno sicuramente perso che non tirare fuori delle parole di bocca per espimere anche solo una minima parte del groviglio di pensieri che si è creato in testa.
Momenti in cui la più comoda interpretazione di un “non ti preoccupare te li passiamo noi” vacilla e ti dai del cretino perché l’interpretazione corretta è un “cazzo, collabora anche tu”.
Momenti che ti trovi dannatamente a disagio per il tono giustamente scocciato.
Momenti che quelle parole comunque fanno male, perché gli anni sono passati e queste cose mai vissute spiazzano.
Momenti che quel “alla fine lo sapevi, visto che siamo assieme tutto il tempo” fanno riemergere la solita vecchia paura dell’essere insieme ma forse non è così.
Momenti che pensi che forse sei solo profondamente stupido. O che ti servirebbero dei sottotitoli per decifrare cose a quanto pare chiare e invece completamente oscure.
Momenti che a volte, almeno qualche volta, fa comodo essere aiutati, ma a volte non è possibile o comunque non è corretto.
Momenti che dici che a volte sarebbe utile saper dire basta e porre un limite alle cose piuttosto che affogare.
Momenti che ovviamente capitano con un tempismo perfetto e una decisione presa per semplici motivi di comodità  e stanchezza passi per ben altro. Che forse un po’ è, ma non in maniera così rilevante come può apparire.
Momenti che in realtà  l’unica cosa che vuoi fare è scoppiare a piangere, ma qualcosa ti impone di aspettare almeno di voltarti e scendere le scale.

Riemersione

Sì, non vi preoccupate, ci sono ancora.

È solo che sono un po’ preso con gli esami.

Oggi ho archiviato uno dei Laboratori, precisamente quello di Metaprogetto.

Sono veramente soddisfatto di come è uscito il lavoro, dell’esposizione della presentazione e dei commenti dei prof.

Che leggere dal labiale un “cazzo che figa!” riferita alla copertina e sentirsi dire un “neanche un millimetro è lasciato al caso” sono soddisfazioni.

E non mi interessa neanche troppo dei voti. So solo che è una materia che ho odiato, per diversi motivi. E quindi, la soddisfazione, è maggiore.