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Tic tac

È che a volte mi disinteresso del Mac, mi accorgo che la vita reale non è un telefilm.
E mi rendo conto di cosa stia facendo. O meglio, di quello che non stia facendo. Perchè ora, con le lezioni, ho un sacco di tempo libero. Buttato praticamente via. La notte davanti al computer, la mattina nel letto e il pomeriggio a lavoro. E ci sono tante cose da fare, importanti, che mi trascino dietro da troppo tempo e che non ho ancora fatto.
Ho passato una brutta settimana. Brutta perché non ne ho ricordi. Non è successo nulla, non ho fatto nulla.
Potevo stare un po’ più vicino alle persone a me care. Ma no. Potevo magari provare a sentire i compagni di uni, ma no, non ho fatto neanche quello. Cogliere l’occasione per prendere, uscire, fare un giretto, scattare qualche foto. No, nulla di tutto questo.
E mi son fermato a pensare.
Cos’è quindi la mia vita?
Ora ho addosso una strana sensazione. Come se io fossi un estraneo. Estraneo da tutto, estraneo da me.
E non mi piace, non mi piace per nulla.

Macchie sfuocate

Le strisce bianche sull’asfalto passavano veloci. Il paesaggio solo una macchia sfuocata dalla nebbia all’orizzonte. Le casse sparavano musica a volume esagerato.
Ma tutto era contorno. Tutto era solo spazzi di altro in una mente occupata da altro. Pensieri e parole che correvano avanti e indietro per la testa. Fiocchi di neve che si attaccavano al parabrezza. Fiocchi di neve che penetravano dentro di me, come nulla fosse. Freddo, tanto freddo. E un peso enorme sullo stomaco. Voglia di prendere qualcuno, stringerlo, ricordarmi che c’è. E nel frattempo riuscire a fare uscire quelle lacrime che ho dentro e sembrano non voler scendere.

NRVS

Che poi, già uno è nervoso di suo.

Perché per quanto abbia finalmente finito l’esercitazione finale dell’esame di lunedì, deve ancora fare tutte le cose accessorie. Che so, stampare la ricerca (ed è già partita mezza risma…), impaginare “l’evoluzione del progetto”, inventarsi cosa scrivere nel “per quale motivo credi possa avere successo la tua idea”, sistemare le esercitazioni passate, riordinare il raccoglitore delle ricerche, iniziare a preparare il cd da consegnare con anche la copertina, armarsi di carta, cartoncino, matita e mani per creare il folder nero portaesercitazioni, oltre a pensare alla scatoletta delle carte.

Poi aggiungiamoci discussioni varie, che criticano il mio modo di fare, il fatto che “non guardo mai l’orologio”, ripetere ventimila volte le stesse cose e ripetere ventimila volte le stesse domande. E poi si passa di frase, in frase, sempre più insopportabile. E mi sento dare pure dello stupido, perché ho dato fiducia alle persone sbagliate, che mi sono fatto prendere in giro, tra ore di lavoro non pagate e soldi ricevuti di cui sto ancora aspettando la ricevuta di versamento dei contributi. Perché, sì, insomma, rivolgersi ad avvocati o alla Finanza forse è un po’ troppo. Però, non ne voglio parlare.

Non ditemi che ho sbagliato, perché non posso reggerlo.

Non questa settimana. Non con tutte le ore di sonno che non ho fatto ancora sulle spalle.

Non con tutta la fatica che ho fatto per riuscire a fare il meglio che potevo, in base alle mie capacità e al tempo che non avevo.

Non con tutto il casino di ieri. E avevo paura che potesse finire male, molto male e non l’avrei sopportato, in quell’ora angosciante di silenzio stampa.

E no, non esasperatemi, perché non è quello di cui ho bisogno.

Perché non ho voglia di mangiare male, ingoiando tutto senza masticare, perché voi mi fate innervosire.

Non voglia di arrabbiarmi e alzare la voce e voi la alzate.

Non ho voglia di prendere, sbattere a terra la sedia alzondomi e sbattere con una rabbia che non pensavo di avere le porte che incontravo.

Eppure è successo.

E non mi piace.

E non avevo bisogno.

E sono comunque indietro con tutto quello che devo fare.

E non riesco a pensarci, non riesco a concentrarmi, non mi va.

 

 

Io, forse, ho tanta voglia di buttarmi sotto il piumone.

E arrendermi.

Uguale e diverso

È vero, ora è tutto diverso.

Però mi sembra di essere tornato indietro.

Le ansie, la paura di non riuscire a farcela, l’entusiasmo che si è spento con tutta la fatica fatta per arrivare fin qui, l’ansia per le idee che non arrivano, la difficoltà data dalla totale libertà di certi compiti, il tempo che non c’è e una stanchezza addosso che non va via.

Da un certo punto di vista, mi sembro trascinarmi avanti, per inerzia, senza possibilità di prendere di nuovo l’iniziativa di me stesso. E non so bene perché.

In fondo, ora, sto finalmente facendo quello che voglio, no?

Eppure i problemi son gli stessi. Mi ero affannato a cercarli e a ributtarli in faccia agli altri, ma sono punto e capo, again.

E allora… forse.. boh..