Ne ho parlato persino prima dei Googlisti.
Yeah 😀
La nuova bozza è piaciuta tantissimo al cliente.
Tié tié e ancora tié ai colleghi (simpatici).
Sinceramente, non l’avevo mai notato prima.

Finder.
The Macintosh Desktop Experience.
Most people make the mistake of thinking design is what it looks like. People think it’s this veneer – that the designers are handed this box and told, “Make it look good!” That’s not what we think design is. It’s not just what it looks like and feels like. Design is how it works.
Steve Jobs
Carissimo utente di Google che sei arrivato sulle mie pagine cercando “biografia steve jones apple”, mi spiace.
Qua non la troverai.
E anche ci fosse, tra queste pagine, non la troveresti, usando Google.
Per un semplice e banale motivo: Steve Jobs, eccheccavolo!
Scopro che Nintendo ha deciso di ripubblicare alcuni vecchi giochi per GameCube, rendendoli compatibili con il Wii e il suo sistema di controlli.
Ed ecco che scopro che la prima uscita è Pinkmin, che ho sempre voluto avere.

Inutile dire che finisce dritto dritto nella lista dei giochi da acquistare e giocare. Prima o poi..
Dopo una piccola modifica al theme, ecco che cambiano i pulsantini di Gmail for Google Apps.
Ora, da “More action” sono state tolte le opzioni relative ai label, che hanno ora due pulsanti autonomi: “Move to” e “Labels”. Ma la differenza esatta e precisa tra i due, al momento, mi sfugge..
Update: i nuovi pulsanti sono comparsi pure sulle caselle Gmail “classiche”, non collegate ad un dominio.
Bene.
Ieri c’è stata la consegna dell’ultima esercitazione. Affrontando la neve, sono riuscito ad arrivare in copisteria prima che aprisse. Così ero il primo e mi ha stampato/tagliato il tutto in 3 secondi. Tranne poi scoprire che la consegna era alle 10.30 e non alle 9.30.
No comment, please.
Una giornata praticamente buttata via, all’insegna dell'”autovalutazione” collettiva e dei prof che giravano per i banchi, osservando le carte per neanche 5-10 secondi.
E alla fine sono arrivati i voti.
Tutti molto alti, perché sì, moltissimi mazzi di carte erano veramente belli.
Ma sinceramente, a me, il mio 29 mi fa girare le scatole. Soprattutto se confrontato con chi ha preso 30 o 30 e lode.
Rompono le scatole sulla coerenza, anche visiva di tutte le carte e sulla gerarchia delle figure e poi ti trovi mazzi da 30 e lode con alcune carte bianche, altre azzurrine? Carte che dovrebbero essere un particolare di altre, ma non lo sono, palesemente. Ti trovi invertiti, in alcuni semi, la raffigurazione di donna/re rispetto a quello che c’è in altri?
Bah..
Poi, fai le revisioni, sei pieno di dubbi, non sei convinto di quello che fai. E ti rispondono solo “no, va benissimo così, è perfetto”. Ti ricordi di me, parli di me e del mio lavoro come “il bellissimo lavoro sui font”. E poi 29? Boh, non lo, non lo capisco.
Poi pensi a tutti i consigli e gli aiuti dati a chi ha preso uno di quei 30. E ti girano, girano e ancora girano.
Mi sento preso in giro, mi sembra di aver buttato via tutto quel tempo a fare, disfare, perfezionare.
Notti insonni, ansie, litigi. Per cosa? Per essere preso in giro, così.
E poi, poi arriva oggi.
E la valutazione dell’esame di storia. 20, complessivo, tenendo conto della prima prova in cui avevo preso 24.
Quindi significa che in questa ho preso 16. Ma non può essere, perché in caso di voto insufficiente in una delle prove, ti fa fare obbligatoriamente l’orale.
E poi ti metti a controllare gli altri, quelli che erano seduti vicino a te, quelli con cui hai condiviso aiuti, idee e informazioni, perché in quell’esame fuffa puoi fare di tutto, tra computer, libri, passeggiate e richieste d’aiuto al pubblico. Bene. Chi partiva dal 25, è rimasto al 25.
Bene. Quindi, com’è possibile che in tutto quel gruppo io sia stato l’unico ad andare male, così male? No, sinceramente, voglio saperlo.
Io, me ne torno a letto.
Stavo ultimando la ricerca per la consegna di domani mattina.
E mi sono imbattuto in questo.
Sinceramente. Non so se ridere o piangere.
Ed è solo un programma per gestire i font (che non mi piace neanche, tra l’altro!)
Oggi è un giorno che non mi piace.
Non amo l’idea che esista un giorno deputato a ricordare. Dovremmo ricordare sempre.
Specialmente di questi tempi.Non è che abbia voglia di scrivere molto in proposito.
Credo sia difficile, forse troppo per me.
via Kurai