E così, scopriamo che persino i Rabbids partecipano a questa edizione delle Olimpiadi Invernali a Vancouver.
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Esperti di informatica #5: a volte ritornano
Dopo due mesi di silenzio, ecco che rispunta fuori l’esperto di informatica (episodio 1, 2, 3 e 4, che pensavo fosse l’ultimo di uno show cancellato per sempre dai produttori.
Buongiorno,
in data odierna Le scrivo per ricevere indietro tutto il materiale che ho prodotto, concernente sia pezzi scritti sia immagini, per il seguente sito “NOME DELL’ASSOCIAZIONE” e che Lei XXXX XXX ha congelato (come e-mail precedenti confermano).
In attesa di ricevere la mia produzione, la ringrazio,
YYYY YYYY
Ore 1:06, email formattata con font ENORME. Vorrei poi sapere quali siano le favolose immagini prodotte, visto che risultavano tutte nelle prime pagine di Google Immagini.
Inutile dire poi che della sua produzione non esiste più traccia.
Io, ora sto male e c’ho addosso una cosa che non capite, anche se so che dovrei solo lasciare perdere e ignorare. Che se la sbrighi il presidente.
Heavy Rain
Heavy Rain. Un gioco che forse non si può più definire come tale. Forse un lungo film interattivo, ma la definizione non è poi così importante.
Ciò che conta è il contenuto. E il contenuto, per ora, c’è.
La trama, che si modifica a seconda delle scelte e dell’abilità del giocatore di portare a termine determinate sequenze, mi ha già fatto sobbalzare sulla sedia un paio di volte.
Il cambio netto di ambiente delle prime scene, il senso di ansia che piano piano sale sempre più, la pioggia insistente che non ci abbandona per un istante. Le scelte da prendere, tra la presunta “risposta corretta” in senso assoluto o quella che invece darebbe il personaggio di turno. La frenesia di quelle sequenze d’azione in cui un paio di tasti non premuti possono portare a epiloghi tragici per il protagonista, ma non per il gioco, che invece continuerebbe semplicemente su altri binari, con un’altra trama, verso un’altro possibile finale.
E così ti trovi a ripensare alle decisioni prese e a come una determinata scelta possa avere influito sulle scene successive. E la curiosità di voler tornare a qualche capitolo precedente e provare a cambiare le carte in tavole.
C’è questo senso di angoscia costante, perché lo sai che bisogna sbrigarsi per trovare il killer dell’origami. Tutto si svolge abbastanza lentamente, aumentando ancor di più l’angoscia e la necessità di trovare la soluzione del caso, ma l’immersione è tale che non ci si rende conto del tempo che passa.
Non c’è stacco tra parti narrative e interattive, tutto è talmente miscelato da non capire che si ha perso il controllo del personaggio, che sta continuando autonomamente o, viceversa, che abbiamo di nuovo il potere di comandare gli eventi.
E completare l’immersione totale negli eventi c’è la confezione e il pieghevole. Veramente ben fatto a livello grafico: le istruzioni di gioco sono scritte con lo stile dell’assassino, il ritaglio di giornale sull’architetto vincitore di un prestigioso concorso, la scheda personale dell’agente dell’FBI, la pubblicità del dective, le foto della fotografa. Però è illeggibile: forse è un problema di qualità di stampa, ma il fondo è troppo scuro rispetto al testo e i font calligrafici hanno un corpo molto piccolo e uno spessore della linea notevole; l’inchiostro sbavato completa l’opera. Inoltre in una pagina sono addirittura assenti tutte le lettere accentate, come se fossero saltate al loro posto, spazi vuoti.
Sono errori a mio avviso gravi, soprattutto se commessi da un’attore come Sony, che ha notevoli risorse a disposizione. Errori che distruggono l’ottimo lavoro di creazione di un ambiente realistico intorno al gioco e lo fanno invece passare per un goffo tentativo mal riuscito.
Peccato, veramente. Ma il gioco, in ogni caso, rimane pur sempre un capolavoro.
Regali di compleanno, poco alla volta
E giusto per non farmi mancare nulla, è arrivato il secondo blueray nella mia collezione, regalo di qualcuno.
E, lo devo confessare, al cinema me l’ero perso 🙁
E alla fine… Avatar!
Finalmente.
Prima le consegne, poi gli esami, poi gli impegni, poi le sale sempre piene al Medusa di Cerro.
Ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
Stupendo, semplicemente stupendo.
E non ho altre parole per descriverlo perché veramente lo è.
Stupendo, semplicemente stupendo.
Peccato per nonno e nipotina, ma vabbé, mica è colpa di Cameron, no?
John Ashfield: la quarta (e ultima) puntata
Per dovere di cronaca, credo sia giusto riportare l’ultima lettera di Andrea Celli, proprietario di Jhon Ashfield (puntata 1, 2 e 3):
Riprendiamo nuovamente la nostra lettera aperta per ribadire un concetto che forse non siamo riusciti a chiarire fino a qui.
Innanzitutto non abbiamo mai richiesto né voluto provocare la chiusura del blog di Sybelle da parte di WordPress.
Siamo un’azienda italiana che opera dal 1982 in Italia ed all’estero, siamo produttori di abbigliamento e in questo abbiamo una grande esperienza, ma certamente non siamo esperti di blog e relativa tutela degli utenti di tale servizio.
Senza ombra di dubbio abbiamo sbagliato nel rivolgerci a WordPress anzichè scrivere direttamente a Sybelle, ma questo (che ci si creda o no) è stato dettato proprio dalla nostra inesperienza in questo settore. Abbiamo sbagliato e questo ci aiuterà a capire meglio per il futuro come muoverci in questi casi.
Non ci vogliamo ergere a giudici di nessuno nè tantomeno ci vogliamo mettere su un piedistallo come siamo stati accusati di fare. Siamo un’azienda aperta a tutte le critiche, ma non certamente alle offese gratuite soprattutto se anonime e fatte per colpire la nostra immagine e il nostro lavoro.
Abbiamo sempre operato, in tutti questi anni di attività , nel pieno rispetto delle regole del nostro Paese e del mercato in cui operavamo.
Siamo nell’epoca dell’economia globale ed operiamo a livello mondiale sia in export che in import, ma oltre il 65 per cento della nostra produzione è ancora creato in Italia e nei nostri laboratori e quando operiamo con laboratori sui territori esteri, la loro organizzazione e le direttive della produzione sono fornite dalla nostra sede.
Abbiamo ottenuto il riconoscimento da parte della Camera di Commercio come azienda che crea capi su misura nei nostri laboratori di sartoria. Abbiamo sempre regolarmente etichettato i nostri capi con la loro reale provenienza come è previsto dalle norme di legge.
Non disconosciamo quanto si trovi scritto in generale sulle aree import ed export della Camera di Commercio relativamente alla nostra compagnia, ma si tratta di descrizioni generali, fornite alla Camera di Commercio ancora all’inizio della nostra attività e da allora mai aggiornate, in quanto per noi non determinanti della qualità di un’azienda, anche perchè da allora le realtà aziendali sono variate molto e si sono ampliate.
Inoltre tali diciture riportano semplicemente le possibili aree import ed export di un’azienda, non certamente quanta parte di vendite o di produzione queste zone citate rispecchino sulla totalità del fatturato o della produzione aziendale.
Riteniamo di avere sempre operato con correttezza ed abbiamo molti collaboratori che lavorano con noi dall’inizio della nostra attività e che, crediamo meritino il giusto rispetto della propria attività e degli sforzi che compiono per mantenere alta l’immagine del nostro marchio.
E’ anche per questo motivo che non possiamo accettare offese gratuite ed anonime , per quanto invece accettiamo le critiche, meglio se costruttive e se fatte da persone che hanno esperienza del nostro settore. Riteniamo che , nonostante la nostra lunga esperienza, in ogni settore ci sia sempre da imparare.
Non ultimo dovremo anche imparare le regole del Web
E anche quest’anno Sanremo è finito
Non ho visto nulla, tranne pochi video segnalati dai soliti della twitter/friendfeed/blogosfera che si sbattono a guardare tutto, riassumere e indicare solo il necessario da vedere.
Quindi: l’esibizione della Lorella è stata semplicemente spettacolare. Complimenti.
Tutto il resto, tranne Arisa + Sorelle Marinetti e Marco Mengoni è noia.
The Misadventures of PB WinterBottom
Toccata e fuga
Padova.
L’acqua, tanta e troppa.
Una lunga coda per un “avanzare, gente, avanzare”.
Il pranzo, i nipotini, l’acqua tanta e troppa.
La cara Miss Marple e il giro per Padova e i negozi e la cioccolateria, il tram che andava nonostante lo sciopero, l’acqua tanta e troppa.
L’ottima cena in tre, Farmville e le due puntate più lunghe della storia delle desperate.
La stanchezza tremenda, il letto viola comodissimo e il sonno che è arrivato subito.
Il risveglio, con calma, le chiacchere, l’attesa per gli altri ospiti e il superbo pranzo in cinque.
Il viaggio in stazione, vedendo altro di una Padova che mi piacerebbe vedere ancora e ancora.
Il bigliettaio che confonde nome e cognome.
Il regionale e la sua massa di avventori sullo stesso binario del Freccia Bianca, l’ansia e il treno in perfetto orario.
I saluti agli amici e due giorni che sono girati.
La terza puntata del (non troppo) strano caso di Sybelle, WordPress e John Ashfield
Ecco, lo so, adesso diranno che noi blogger siamo strani, che ci impuntiamo su certe cose.
Ma quanti post sono stati scritti sull’argomento? Basta fare un giro su Google. Quanto se ne è discusso sull’argomento? Basta fare una search su Friendfeed.
Sono state dette molte cose, ma i punti fondamentali sono pochi, chiari, semplici e comprensibili. E ci trova tutti più o meno concordi.
Tutto questo preambolo per dire che siamo arrivato al terzo episodio della saga (qui il primo, qui il secondo), quello in cui compare il Sig. Andrea Celli, proprietario dell’azienda, che ha diffuso una lettera aperta, questa volta scritta personalmente e indirizzata ad Arianna.
Lettera aperta ad Arianna alias Sybelle
Cara Sybelle
Mi chiamo Andrea Celli e sono il titolare del marchio John Ashfield , oggetto del suo blog.
Errore! Sybelle nel suo blog non parla mica sempre e solo di John Ashfield, anzi, l’ha nominato si e no una volta un anno fa. Al massimo, ne ha parlato in un suo post.
Ho deciso di scriverLe personalmente perché sono rientrato ieri sera da un viaggio d’affari all’estero ed appena informato dai miei collaboratori sull’accaduto di questi giorni, sono rimasto sinceramente sconvolto da tutto quello che era successo in Internet ,
Eh, anche noi siamo rimasti sconvolti dall’accaduto e da come si è comportata prima WordPress, poi la sua azienda.
In seguito alla richiesta da noi inviata a WordPress per la rimozione dei commenti di quelle persone di cui non conosciamo l’identità e che , non qualificandosi , ma in modo anonimo , sul suo blog volevano chiaramente non portare una critica costruttiva, ma solo danneggiare intenzionalmente la mia azienda .
Ok, va bene. Questo l’abbiamo capito. Però come Lei continua a ripetere che quei commenti andavano tolti, così io mi sento in dovere di ripetere che c’erano ben altri modi che passare subito per l’host, scavalcando di fatto la proprietaria del blog, che avrebbe sicuramente accolto la richiesta. E, ribadisco, tutto questo polverone non si sarebbe sollevato.
Le ribadisco , come Le è stato già spiegato nella nostra lettera aperta, che ritengo questi commenti anonimi fortemente lesivi e diffamanti del marchio John Ashfield perché non corrispondono sicuramente alla realtà della mia azienda, un’azienda a cui io ho dedicato e dedico tuttora la mia vita , con grande passione per questo brand John Ashfield che , con grande sacrificio mio e dei miei collaboratori , è diventato una realtà mondiale realizzando in tal modo il mio sogno.
Io non conosco nulla di Lei , né ho il piacere di conoscerLa personalmente , ma presumo che Lei sia una ragazza giovane, piena di capacità e sicuramente tecnicamente molto preparata per muovere critiche costruttive ad una immagine pubblicitaria, tuttavia non posso accettare che nel Suo blog Lei permetta di pubblicare commenti non alla sua critica, ma affermazioni anonime sulla nostra azienda , lesivi e diffamanti della nostra immagine e della nostra organizzazione aziendale e produttiva , di cui Lei non sa e non può sapere nulla, senza che Lei ne abbia controllato la veridicità . Questa è una Sua responsabilità , perché gettare fango ad una azienda è troppo facile rimanendo nell’ anonimato e sfruttando il Suo blog per tali scopi.
Dato che La ritengo una ragazza sagace ,spero Lei comprenda di aver fatto degli errori gestendo con leggerezza un blog sul mio marchio e permettendo di trattare in esso una materia a Lei sconosciuta, errori di cui noi ne pagheremo le conseguenze.
Ancora, lo stesso errore. Post. Un singolo post, non un intero blog. Blog sta  post come giornale sta ad articolo. È facile. Sulla chiusura apocalittica della frase non mi esprimo. Anzi sì, ma mi ripeto: c’erano ben altri modi per gestire la faccenda. Uno di questi, quello più facile, era di contattare direttamente l’interessata. E sicuramente l’Internet intera non si sarebbe assolutamente preoccupata del fatto che un paio di commenti di un post caduto nel dimenticatoio. E se anche qualcuno, dotato di un minimo di intelligenza, li avesse trovati, non li avrebbe neanche considerati più di tanto.
Quindi Le chiedo sinceramente di aiutarmi in prima persona a far cessare tutto questo casino che ne è scaturito dal mondo di Internet contro la mia azienda.
Il mondo di Internet non si è scagliato contro la sua azienda. E anche questo è stato già scritto più e più volte, anche nel mio post in cui lei ha pubblicato questa lettera aperta. Ha letto il mio post o ha solo fatto copia/incolla? Ancora non avete capito il punto fondamentale della vicenda (e questa volta sono io che vado di copia/incolla): tutte le discussioni vertevano su come WordPress.com si sia comportata male nei confronti di una sua blogger e dei contenuti prodotti da lei, che sono proprio ciò che permette all’azienda di guadagnare attraversi i banner pubblicitari. Sull’azienda si è solo riportato quanto scritto dalla Camera di Commercio di Forlì Cesena in questa pagina e nello specifico su area di import: Bangladesh, Egitto, Hong Kong, Pakistan, Turchia. Ma, appurato questo, basta. Dopo quello non si è più detto niente su cosa l’azienda produce o di come lo fa, si è ritornati a parlare di WordPress.com. Ma la lettera aperta della sua azienda ha dato un ulteriore spunto alla conversazione, mostrando – ancora una volta – tutti i vostri limiti nell’affrontare la situazione e anche questa sua lettera non è da meno.
Vorrei comunque anche avere l’opportunità di conoscerLa meglio per capire perché ha fatto questo e quale vantaggio può esserle venuto da questa situazione.
Da qui in poi inizia l’illeggibile. COSA!? Sta accusando che sia una macchinazione premeditata a danno della sua azienda? Ma stiamo scherzando!? Ora è vietato esprimere opinioni su una campagna pubblicitaria (visto che è questo che Sybelle ha fatto)?
Se posso darLe comunque un mio consiglio per il futuro, Le dico che nella vita non basta aprire un Blog per realizzarsi criticando quello che fanno gli altri,
Ora siamo passati alla paternale. Ma come si permette? Sybelle si sente realizzata perché critica quello che fanno gli altri? Ma come si permette di giudicare così una persona che non conosce? E soprattuto: ora è vietato esprimere opinioni negative, portando valide giustificazioni, sul perché una campagna pubblicitaria è fatta male o non funziona? Si parla di opinioni, giuste o sbagliate che siano. Opinioni.
perche come Lei saprà , lavorando si può anche sbagliare , ma forse è meglio investire le proprie energie cercando di creare un proprio progetto facendolo con passione e sacrificio come io ho sempre fatto in questi anni.
Non credo ai miei occhi. Siamo arrivati al “io produco, voi tutti non fate un ****, vergognatevi”?. Detto pubblicamente a migliaia di potenziali clienti?
Andrea Celli
ah, un’ultima cosa: i commenti servono per rispondere al contenuto del post. Se si vuole avere una conversazione, ovvio. Fare invece copia incolla di massa non serve a nulla: è solo spam. E su questo punto, se ne parla benissimo in questo post.
E spero anche che questa terza puntata sia anche l’ultima.