Sull’areo, dopo un’avventura folle al check-in e ai gate. E una coda indescrivibile per entrare agli imbarchi. Tipica disorganizzazione italiana.
Però, per lo meno, Madrid, arrivoooooo!
Sull’areo, dopo un’avventura folle al check-in e ai gate. E una coda indescrivibile per entrare agli imbarchi. Tipica disorganizzazione italiana.
Però, per lo meno, Madrid, arrivoooooo!
Scrivevo il post precedente.
E ogni volta che vedevo un “fi” comparire a schermo, non potevo fare a meno di esclamare nella mia mente: legatura!
È che alla fine ti lasci sommergere dal peso e dall’ansia delle cose da fare e dalla paura dell’insuccesso.
Litighi per due giorni con un software decisamente ostico e vuoi fare del male agli sviluppatori che l’hanno pensato e realizzato.
Pensi a come tutto sommato questi prof. non li sopporti per nulla.
Poi succede che finalmente ottieni un .otf perfettamente funzionante.
E ti rendi conto che la percezione del programma è cambiata. Quelli che sono i limiti ora sono punti di forza e ti abitui all’interfaccia scarna ad essenziale tanto che il ritorno ad Illustrator è quasi traumatico.
Poi c’è la lezione, la consegna e la revisione.
E dimentichi tutto il resto e rimani affascinato dalle parole, dalle slide, dai miliardi di glifi e alfabeti che si susseguono sullo schermo. E poi la revisione. Cavolo, parlare con qualcuno che sa, sa fare e sa spiegare è qualcosa di indescrivibile. Si sciolgono i dubbi, si fanno domande, si ottengono risposte e consigli.
Infine sei in macchina, vero casa, dopo qualche disavventura. Il cielo è pieno di nuvole grigie cariche di pioggia. Ma ad un certo punto vedi un raggio. Guardi meglio e i raggi sono molti. Guardi meglio e ti accorgi che nelle nuvole, in un certo punto, c’è un buco. E dentro quel buco il sole sta tramontando, inondando di luce il buco stesso. Uno scenario spettacolare, di quelli che non ti aspetti di vedere in autostrada verso casa alla fine di una settimana e giornata particolarmente pesante. E, ovviamente, quando serve la macchina fotografica non c’è
Alla fine, ho perso un po’ il feeling che avevo con questo blog nel riempirlo di tutto ciò che succedeva.
Ora ci sono molte cose di cui potrei parlare, ma semplicemente evito.
Per un motivo o per un altro.
Però, ecco, in realtà le cose accadono, belle e brutte, anche se non lo dico.
Come il compleanno del Byb, la cena in pizzeria con il fratello (che fa gli anni qualche giorno prima), la tavolata da 16 posti, poi il post serata (solo per chi è senza figli :P) al Milwaukee 50’s diner a Varedo che ospitava una cover band revival molto brava, poi il dj che non sapeva mixare ha iniziato a picchiare con le peggiori truzzate commerciali con qualche tocco di classe con Madonna e una doppia Lady GaGa (con una Telephone orribilmente stoppata per far posto a Ke$ha la buzzicona).
Poi cos’è successo? Boh, Sicuramente qualcosa, anche se in verità ho rimosso.
E sicuramente succederà nei prossimi giorni, però non so se scriverò.
Vedremo.
Cade la pioggia là fuori sui vetri delle finestre.
Cade la pioggia qui dentro me, persino.
Ma si porta via sentimenti che avrei preferito non provare.
E in questo nuovo senso di vuoto penso che forse ha senso dare un taglio quando è più ciò che viene tolto rispetto a ciò che viene offerto.
Che poi, dopo una giornata così, ci voleva proprio una serata così.
Un ottimo film, bello bello bello.
Tre persone, a cui mi sto affezionando sempre di più.
Una faccia già vista di sfuggita (e ovviamente, mica me lo ricordavo) e ora rivista.
Un’altra nuova faccia conosciuta.
Un hamburger con karaoke di sottofondo ondeggiando al ritmo di musica indecente.
La pioggerellina all’uscita dal pub.
Il viaggio di ritorno in dolce compagnia.
E così, ora, posso crollare sul letto contento.
Alla fine lo sapevo da quando ho visto questa mattina la tua chiamata di questa notte delle 2:43.
Alla fine lo sapevo che c’era qualcosa che non andava, ma non ho avuto il coraggio di chiamarti, fino a poco fa, perché non volevo saperlo, non volevo sentirlo.
E alla fine ti ho chiamato.
E dalla voce ho subito capito.
Però alla fine io per queste cose non ci so fare.
E più che stare zitto ad ascoltare non sono capace.
Però neanche tu volevi parlare. E di fatto non hai parlato.
Sono stato zitto in silenzio ad ascoltare il tuo silenzio, senza sapere cosa fare e cosa dire, come sempre.
Ecco, è in questi casi che penso che forse come amico non sono molto bravo.
Né al telefono, né forse di persona.
Però ora, sapere che tu stai così e non riesco a fare nulla non mi fa sentire tanto bene.
Ed è per questo che ora, non riesco a sorridere.
E niente, son qui a casa con 39 di febbre, esattamente come l’anno scorso, proprio in concomitanza con il Salone e il Fuorisalone.
E così anche quest’anno me lo perdo, però sono riuscito a godermi la giornata di martedì: la conferenza di Interni Think Tank in Università Statale, moderata da un grandissimo Philippe Daverio. Le installazioni, decisamente interessanti. La corsa per recuperare il 50mm per la Canon. Il Camparitivo al nuovo Design Bar della Triennale disegnato interamente da Matteo Ragni. E poi un veloce incontro prima con Manu, poi William Perry. Una persona che ho sempre apprezzato. E conoscerla finalmente dal vivo, beh, non fa che confermare quel che ho sempre pensato di lei.
Più Camparitivi gratuiti per tutti, meno febbre per me, un po’ di foto su Flickr per voi e la promessa che forse parlerò meglio di tutto quando starò meglio e avrò tempo.
Ecco, lo ammetto.
È proprio un bel periodo. C’è la fatica dello studio e dell’uni. Però mi sto veramente divertendo.
Sto passando degli ottimi momenti con persone a cui tengo veramente moltissimo, sto conoscendo nuovi aspetti di altre e approfondendo amicizie.
Mi sento fortunato per aver avuto l’opportunità di fare certi incontri e sono contento di come sto affrontando ultimamente le situazioni: ci si butta e via. Se va bene va bene; al massimo ci lecca le ferite ma almeno non rimane il rimorso del non aver tentato.
E poi io adoro Milano. Mi piace, di notte. Mi piace guidare ed è una bellezza quando scopri che allontanandoti dalla solita strada scopri quartieri meravigliosi.
Quando all’improvviso ti trovi davanti ad Altra Sede o ti sbuca un Pirellone illuminato. E poi via, nel traffico della notte, passando per strade deserte e strade piene di vita.
E comunque, cara, ancora auguri, che senza di te questa bella serata non ci sarebbe stata.
Una giornata intensa che si è conclusa con un’ottima serata.
Prima l’invito di Stefigno per fare un salto in Ambito 5 per partecipare ad un evento organizzato con Activision per la presentazione del nuovo (e devo dire interessantissimo) gioco basato sui Transformers. E quindi chiacchere, cibo a scrocco, informazioni e video in anteprima (gne gne gne :P) e poi un po’ di discussione. Bello e interessante.
Poi la camminata per corso Vercelli fino ad arrivare al vecchio ufficio e all’Akkademia. Cena lì. E poi a San Vittore per raggiungere un ex e carissimo collega che non vedevo da un sacco.
E le parole, le news, le chiacchere e il tempo è volato.
Una bella, stupenda serata. Che si è conclusa trovando sulla scrivania, una volta tornato a casa, un pacco dalla Condé Nast.