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Attese in Piazza Affari

Il bello delle autorizzazioni.

Chiesto al Comune: si tutto ok, va bene, venite sabato mattina a prendere il documento!

Avvisata la società  che gestisce la borsa: si, ok, tutto bene.

Arriviamo in piazza Affari: bandiere, polizia, carabinieri.

Si erano dimenticati che c’era un importante conferenza sulle regioni, con personalità  di spicco.

Ovvero… È dalle 9 di questa mattina che attendiamo di poter girare. E speriamo che prima o poi tolgano quelle bandiere e quegli striscioni.

Inutile dire che i caribinieri/poliziotti ci hanno fermato n^2 volte per chiederci permessi e autorizzazioni e cosa facciamo e perché.

E pure quelli della security del palazzo della Borsa. Ma perché, per come, ma quindi suonate e fate baccano?

Il bello delle autorizzazioni.

Già , complimenti.

Le gelatine, la cantina, il televisore e il fumo

Giornata mediamente pesante.

Dopo la mezza delusione degli incomprensibili voti del laboratorio, ci voleva un pomeriggio per staccare.

Un pomeriggio passato rinchiuso in una cantina a litigare con luci e le gelatine mancanti, le ombre, gli specchi, gli spazi angusti, le linguette da farfallare e le inquadrature, le troppe sigarette fumanti e un televisore non sintonizzato.

Già .

Videoclip making.

Io sto solo dando una mano. Oggi, documentando il backstage, domani come comparsa, prossimamente forse come aiuto montaggio/effetti speciali.

Eppure la cosa mi piace, mi attira.

Non tanto il girare, quanto tutto quello che ci ruota attorno.

E poi le risate, l’intesa, il bello di sentirsi parte di un progetto, il montare e lo smontare, la volontà  e la stanchezza.

E domani si ripete. Un po’ più in grande, visto che il set diventerà  piazza Affari, Milano.

Sperando che il signor tempo sia clemente e riempia di nebbia il centro.

Sarebbe perfetto.

Dalla molecola all’elefante

Ieri sera.

Volevamo andare al Nottigham Forest, bar “molecolare” milanese.

Ma noi quattro (io, Byb, Rosa & Tino from Bubus) siamo stati rimbalzati.

Sgrunt.

Dicevano che il locale era pieno. E forse era pure vero, visto tutta le gente che aspettava fuori.

Così, non sapendo dov’altro andare, siamo finiti al (solito?) Lelefant.

Tra le fauci di un cameriere che si continuava a dimenticare di noi e una colonna sonora fatta da Britney, Madonna e ancora Britney e Madonna. Che poi, voglio dire, svegliarsi un po’ e aggiungere anche la GaGa alla playlist, no?

Comunque, locale praticamente deserto, rispetto agli standard. Ma fortunatamente i cocktail rimangono buoni e con un alto tasso alcolico.

E non solo al locale, ma anche passeggiando per le vie di Porta Venezia e poi in macchina, riaccompagnado gli stranieri al loro dimora temporanea, abbiamo parlato, parlato e parlato.

E la serata è passata veloce, anche troppo.

Oggi, ieri. Un 10.11.09 qualsiasi.

Oggi, che poi è già  ieri.

Nottata sveglio a far tavole.

Ore di attesa per una prima revisione assolutamente demoralizzante.

Altre ore e ore e ore e ore (fino alle 20.00) di attesa per una seconda revisione. Più utile, meno demoralizzante ma ugualmente portatrice di altro lavoro.

Un bidello che mi si avvicina e mi apostrofa con un “ma è lei il professore?”.

Un consorte che arriva in Bovisa Beach giusto quando stavo uscendo dall’edificio giallo e via di corsa verso un aperitivo, arrivando ovviamente in ritardo.

Aperitivo passato decisamente troppo in fretta. Discorsi iniziati, persi, incrociati, mai finiti. Con due personcine che più le vedo, più le apprezzo, più sento che mi ci sto affezionando, pure. E una terza è sulla buona strada.

Poi il ritorno. Il disco di Adele, di sottofondo, scoperta grazie allo Stef tempo fa. Conciliante. Per il sonno. E di fatti…

E poi l’arrivo a casa.

Pigiama, online per scrivere queste insulse quattro righe.

E poi il calduccio delle coperte, prolungabile a lungo: domani, in uni, si va solo al pomeriggio.

#à§@*_°§#@¥¡Ë†

Basta.

Va bene tutto, le belle parole, i bei discorsi.

Ma dopo neanche una settimana, è (già ) tutto a donnine.

I problemi sono sempre quelli.

Sembravano in via di risoluzione.

E invece son sempre lì.

Ma non avete neanche il coraggio di parlarne. È molto più semplice insinuare, lanciare frecciatine, trattarmi come un cretino.

Proprio ora che l’ancora di salvezza, il mal che vada prendo e me ne vado, non c’è più.

Bene, bravi, bis.

Shopping mancato

È che sei in uni, stai lavorando allegramente in gruppo, apri la mail e ti trovi l’invito alla vendita online Bikkembergs su BuyVIP.

Apri il link e vedi tutti i modelli White Label, quelli belli, della serie classica, in tutti i colori al 50% o più di sconto.

E ti viene voglia di prendere e comprare l’ennesimo paio di scarpe. Però questo ce l’ho, questo pure, anche questo e quest’altro. E finiresti a prendere un doppione, ma in una combinazione di colori leggermente diversa. E poi, cavolo solo 75€ (più 10€ di spese di spedizione e un mese di attesa) al posto di 170€ in negozio, per delle scarpe che alla fine sono ancora lì belle, integre e comode.

Però boh, alla fine ho lasciato perdere.

E so che me ne pentirò.

Tipo tra un paio di mesi, quando mi accorgerò che necessito nuove scarpe e andrò in via Manzoni a comprarmi l’ennesimo paio di Bikkembergs a 170€, con sacchetto nero incluso.